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Visite fiscali: per le imprese sono inutili, per i medici “risparmiose” ed essenziali per collettività

In tre imprese italiane su quattro si tende a non usare le visite fiscali: non scoprirebbero i lavoratori assenteisti. Lo dice un’indagine del Gidp, network di 4300 direttori del personale, sul privato. Sembrerebbe un’ulteriore tegola sulla situazione dei 1250 medici fiscali, i cui controlli d’ufficio sulla malattia dei lavoratori sono stati subordinati a esigenze di risparmio e ridotti del 90% dall’Inps, da maggio 2013.

Ma per Claudio Palombi presidente del sindacato Anmefi di categoria il dato va visto in positivo. «In un contesto dove difficilmente è confutabile la certificazione del medico di famiglia, di norma veritiera, un 25% di imprese valuta importanti i nostri controlli, capisce che facciamo recuperare soldi alla collettività: non solo quando non troviamo in casa chi finge di essere malato, ma anche quando non troviamo il lavoratore che, pur malato, si è assentato un attimo. Ricordo che per legge prima di uscire negli orari di controllo si devono avvertire Inps di zona e datore di lavoro, se non lo si fa scatta la sanzione, 10 giorni di malattia non pagati. Le sole sanzioni verso i lavoratori non reperiti nel 2012 all’Inps hanno fatto recuperare 17 milioni di euro, cifra quasi pari ai 18 milioni che in questo 2015 costeremo noi medici fiscali. In termini di riduzione delle prognosi, poi, i nostri controlli nel 2012 hanno fatto risparmiare altri 10 milioni».

Se ci si mettono gli infortuni e le malattie professionali rilevate dai medici fiscali a domicilio – da girare alla competenza Inail – e la preziosa opera nel verificare quando l’assistenza al lavoratore a seguito di un incidente stradale va esercitata non da Inps ma dall’assicurazione del responsabile del sinistro (azioni di surroga, altri 43 milioni recuperati nel 2012) i medici Inps valgono per la collettività più dei 70 milioni che l’ente spendeva a regime per attivarli. «Abbiamo anche un ruolo chiave a tutela del lavoratore, e in questi mesi, a titolo personale, rilevo un incremento mai visto di patologie trascurate, polmoniti a seguito di infezioni respiratorie non curate ed altro, prima rare: l’impressione è che i lavoratori siano costretti a recarsi al lavoro anche da malati e poi peggiorino – dice Palombi- sullo sfondo di una situazione in cui licenziare è più facile

Altro dato inedito dell’indagine Gidp: le assenze di pochi giorni non sarebbero così diffuse. Il 30% dei direttori personale dichiara che l’assenza media in azienda va da 4 a 5 giorni, scende a 3 giorni per il 25% e a 2 per il 22. L’autocertificazione richiesta dai sindacati Fimmg e Snami non serve? «I colleghi medici di famiglia hanno dati, capacità e numeri per certificare ma gli assistiti di fronte a un diniego possono cambiare curante. Così si sostiene che uno o due giorni di malattia non giustifichino l’intervento del curante. Il Polo unico delle visite fiscali con contratti orari la strada cui stiamo lavorando – conclude Palombi – ma lascia un po’ perplessi che per realizzare i controlli sia sul privato sia sul pubblico l’Inps chieda soli 35 milioni».

Mauro Miserendino – Giovedì, 15 Gennaio 2015 – Doctor33

Redazione Fedaisf

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