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Articolo fake del 2019 spacciato come nuovo: “Le case farmaceutiche pagano i medici”

Google notizie” riporta un articolo di un portale dal nome raffaelepalermonews. Il titolo è “Milioni di euro a 32000 medici dalle case farmaceutiche. La denuncia del Codacons”, sottotitolo “Le principali 10 case farmaceutiche operanti in Italia hanno versato nelle tasche di 3044 medici di Roma 59.188.850 euro attraverso finanziamenti e sussidi di vario tipo”.

L’articolo non riporta la data di pubblicazione ma, pubblicandolo oggi e ieri su Facebook, fa intendere che è nuovo. Niente di più falso! È una nota copiata del Codacons del 18 marzo 2019 dal titolo “Scandalo sanità: milioni ai medici romani dalle case farmaceutiche. Denuncia”.

L’argomento l’avevamo dibattuto con diversi articoli, ci basti citare: “Codacons. La diffamazione sui presunti finanziamenti delle aziende farmaceutiche ai medici continua” in cui si trovano anche i link che rimandano a ciò che avevamo pubblicato.

In quello che veniva riportato nel 2019 con toni scandalistici invocando un’ordalìa non c’era niente di illegale, tutto infatti è finito nel nulla. Come dovrebbe essere noto, le aziende farmaceutiche pubblicano ogni anno, a disposizione di tutti, alla luce del sole, i contributi che versano a medici e società scientifiche e istituti di ricerca.

Nel merito scrivevamo che “Possiamo fare le seguenti considerazioni: gli operatori sanitari sono indispensabili alle aziende farmaceutica perché possono fornire le conoscenze scientifiche alla ricerca farmacologica, nel contempo le aziende farmaceutiche diventano indispensabili ai medici ai quali possono fornire risorse, che lo Stato non dà, per le loro ricerche e formazione medica. Che tutto questo avvenga nella massima trasparenza per evitare operazioni scorrette è positivo. Poi dipende sempre dai controlli, che sono quelli che sono, ma che dovrebbero essere molto attenti e severi affinché non venga nascosta attività illecita. È eticamente e politicamente corretto tutto questo? Ognuno può dare la sua risposta in base alla propria coscienza.

Ovviamente stiamo parlando di ricerca e formazione, l’informazione scientifica viene dopo e si avvale dei dati della ricerca e dei lavori clinici, verificati e validati da AIFA, da trasmettere agli operatori sanitari. E qui Codacons potrebbe occuparsi delle illecite interferenze del marketing in questo settore”.

Filippo Anelli (Pres. Fnomceo) allora dichiarò: «La trasparenza non può ritorcersi contro chi l’adotta, siamo proprio noi medici a volerla e l’abbiamo codificata con l’industria. Ma il fatto che un medico sia pagato dall’industria non può trasformarsi in una presunzione di rapporto illecito».

Venendo all’articolo in questione, spacciandolo come attuale, diventa una fake news. Se questo Raffaele Palermo (sempre che sia reale) è in buona fede e sceglie di aprire un canale Telegram, Facebook e un blog dove si sostiene di fare informazione libera sarebbe il caso perlomeno che verificasse le notizie che decide di condividere. E invece Raffaele parla alle pance dei suoi follower (per fortuna pochi) senza aver fatto la benché minima verifica e senza spiegare che la notizia ha diversi anni, e che in ogni caso non è affatto come la raccontò il Codacons. Purtroppo viviamo in un mondo in cui i fatti non importano più a nessuno, basta che una notizia sia “credibile” perché frotte di soggetti ci si buttino sopra a pesce. E il settore farmaceutico è un bel bocconcino da dare in pasto ai suoi lettori. È deprimente!

Se invece è in malafede è un fatto grave. La libertà di pensiero e parola è sacra, però ha dei limiti in alcune e specifiche circostanze. Una di queste ultime è senz’altro la pubblicazione delle cosiddette fake news, ossia la pubblicazione di notizie false o esagerate, con foto e titoli sensazionalistici per attirare “clic” sulle proprie pagine o blog e – sempre più spesso – guadagnare in base al numero delle visualizzazioni. Un’attività che con l’avvento dei social network ha avuto una crescita esponenziale, soprattutto quando può poggiare su eventi catastrofici, scandali o situazioni di crisi.  le fake news possono costituire illeciti penali. La prima ipotesi che viene in mente è il delitto di diffamazione, ossia la lesione dell’altrui reputazione, che – se diffusa sul web – determinerà l’integrazione della forma aggravata prevista dall’art. 595, comma 3, c.p., poiché l’offesa online è veicolata con un mezzo di pubblicità tale da giustificare la pena della reclusione da sei mesi a tre anni o la multa.

La pandemia da Covid-19 che ha colpito il mondo nell’ultimo anno ha aperto la strada ad una ondata di notizie false che hanno creato non pochi problemi sia alle persone già spaventate e stanche delle restrizioni, sia a chi si è trovato a dover gestire la crisi a livello politico, sociale e sanitario. L’avvio delle procedure di vaccinazione, poi, non ha fatto altro che aggravare il fenomeno della disinformazione con la diffusione di innumerevoli fake news e teorie del complotto sull’efficacia dei vaccini o sulla loro composizione.

L’articolo riportato dal fantomatico Raffaele Palermo si inserisce in questo contesto.

 

 

 

Redazione Fedaisf

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