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BIG PHARMA IN CERCA DI BLOCKBUSTER

Per sostituire i propri prodotti di punta, i cui brevetti scadranno a breve, le grandi case farmaceutiche fanno shopping tra le piccole biotech. Tra le più attive la britannica Glaxo. Alle sue spalle i gruppi Merck e Johnson&Johnson

Ammonta a oltre 40 miliardi di dollari la cifra messa sul piatto dalle grandi case farmaceutiche negli ultimi 12 mesi per aggiudicarsi i diritti di vendita di farmaci sviluppati da altre aziende. Si tratta di un fenomeno sempre più comune, legato alla necessità delle big pharma di far fronte alla scadenza, già avvenuta o imminente, dei brevetti sui farmaci più venduti. Il ricorso a prodotti sviluppati fuori dai propri laboratori è dovuto anche ai recenti numerosi fallimenti registrati nelle pipeline delle big pharma, che hanno archiviato diversi ritardi e qualche abbandono di studi su prodotti dimostratisi inadatti. Tra i nomi delle aziende internazionali che hanno fatto maggiormente ricorso all’acquisto di prodotti di terzi ci sono nomi di primo piano del panorama farmaceutico mondiale, a partire dalla maggiore società inglese, GlaxoSmithKline. La casa farmaceutica made in Uk si posiziona in testa alla classifica per numero di deal, con 26 licenze acquistate per un costo complessivo di oltre 11 miliardi di dollari. L’operazione più importante a livello globale è stata conclusa proprio dalla società britannica, che lo scorso 14 luglio ha concluso con Actelion un accordo sulla licenza del farmaco contro l’insonnia Almorexant, che si trova nell’ultima fase di sperimentazione e per la quale Glaxo potrebbe sborsare oltre 3 miliardi di dollari. Di questi però solo una piccola parte sono stati corrisposti in anticipo, circa 130 milioni di dollari. Si tratta di una prassi comune in questo tipo di deal, nei quali a causa dei timori relativi al possibile fallimento nelle ultime fasi antecedenti la commercializzazione dei farmaci, il valore della percentuale di diritti saldati anticipatamente risulta ancora molto basso, in media 43 milioni, su un valore medio dei deal di 295 milioni. Inoltre, su 417 acquisti di licenze registrate negli ultimi 12 mesi, solo 112 collaborazioni prevedono un pagamento anticipato. D’altronde, i fallimenti, anche nelle fasi più avanzate di sviluppo clinico, sono sempre dietro l’angolo, come dimostra l’ultima disavventura ai danni proprio di Glaxo, che ha visto l’abbandono dei test su un analgesico in fase II di sviluppo, a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi di efficacia fissati. In quel caso, sebbene il valore stimato del deal fosse di quasi 1,5 miliardi, Glaxo ha limitato la perdita ai 20 milioni pagati come anticipo. L’azienda britannica non è comunque la sola a puntare molto sullo shopping oltre che sul R&D interno. Al secondo posto in classifica si posiziona un’altra europea, Merck, con 8 prodotti per un costo complessivo di 2,2 miliardi, e al terzo posto si trova la prima americana della lista, Johnson&Johnson, con 9 deal per 2,1 miliardi. Da segnalare anche la presenza di ben tre aziende giapponesi nella top ten delle società più attive: Takeda, Eisai e Otsuka. Una nuova conferma della volontà delle big pharma nipponiche di competere sempre più aggressivamente nel panorama globale, come ha dimostrato anche l’acquisto annunciato in luglio della seconda azienda farmaceutica indiana, Ranbaxy, da parte del colosso Daiichii Sankyo per 4,6 miliardi di dollari. (riproduzione riservata) LA CLASSIFICA DELLE LICENZE FARMACEUTICHE 2008 GlaxoSK Merck & Co. Johnson&Johnson Eli Lilly Sanofi-Aventis Pfizer Takeda Novartis Eisai 
MF del 21/08/2008 , articolo di Luisa Leone   p. 13

af

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