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Big Pharma, le aziende del boom? Licenziano. Tanto paga lo Stato.

  È l’unico settore che fa utili nonostante la crisi. Grazie anche all’influenza A, dai vaccini al Tamiflu. Eppure, con un gioco di scaricabarile, queste imprese dal 2008 si sono liberate di 12 mila dipendenti, finiti in cassa integrazione. A spese di noi tutti.

Roma. L’email del 5 novembre scorso, è firmato dal numero uno di Roche Italia Maurizio de Cicco. Il manager ringrazia i dipendenti e accenna ai risultati del 2009, «superiori alle aspettative». Quindi, annuncia che la divisione italiana della multinazionale svizzera ha riaffermato la propria leadership in ospedale – «in particolare in oncologia» – e registrato «una performance superiore a quella dell’intero mercato». Tanto da aver meritato «la visita del Board of Directors del gruppo, la prima in oltre cento anni di storia». Peccato, però, che nello stesso mese l’azienda si sia appellata a una fantomatica crisi per respingere la richiesta dei sindacati di base di revocare la mobilità per una sessantina di addetti a Segrate.

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