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Botox, filler e dimagranti: l’inchiesta di Report sulla chirurgia estetica

Lo sa – domanda Vignoli – che molto spesso gli informatori farmaceutici vengono da noi e invece di fornirci della letteratura scientifica ci forniscono la fotocopia di una rivista dove c’è scritto che la tale attrice o il tale attore usa questo prodotto e dicono: vedi, lo usa il tale attore e quindi è un prodotto buono?

Giulia Vola

Botox, filler e dimagranti. Gli italiani che non si piacciono allo specchio sono tanti. Quelli che si ritrovano a fare i conti con gli effetti collaterali, purtroppo, anche. Ogni anno sono più di 1milione gli interventi estetici: 35mila ai seni, 31mila agli occhi, 25mila ai nasi. Il resto sono ritocchi. L’85% dei pazienti sonodonne, soprattutto tra i 35 e i 50 anni, ma sono in aumento le giovani e gli uomini. Il problema, ha raccontato Report nella puntata di domenica 1 novembre dal titolo Belli da Paura, “è che la medicina estetica è terra libera: ci sono più controlli e regolamenti per la toilette di una pizzeria che non per aprire un ambulatorio per ritocchi umani. Ti puoi fidare solo del medico – ha riassunto Milena Gabanelli -: se è responsabile utilizza prodotti collaudati, se è più audace sperimenta direttamente sul paziente, utilizzando le novità delle case farmaceutiche. Se poi utilizza materiali che sono vietati e ti devasta, vai a dimostrare chi è stato, perché non è che girano sempre le fatture o le cartelle cliniche”.

 

A raccontare l’altra faccia della chirurgia estetica sono stati medici competenti, altri improvvisati e pazienti devastati, tra cui Alba Parietti e Marina Ripa di Meana. Alla base del problema, denunciano i diretti interessati, c’è il fatto che né chirurgia né medicina estetica sono specializzazioni universitarie, come invece lo sono per esempio dermatologia e chirurgia plastica, quelle che più si avvicinano al campo dell’estetica. Esistono scuole e master di specializzazione ma non sono obbligatori se si esercita nel privato e dal momento che il Servizio Sanitario non copre gli interventi estetici il rischio di ritrovarsi nella terra di nessuno non è così remoto. “Manca il regolamento perché non esiste una definizione di medico estetico e chirurgo estetico, – cerca di fare chiarezza il dottor Vignoli -, manca un regolamento perché non esiste la definizione per legge di dove devono essere eseguiti gli atti medici”.

Filler: scarsi controlli

Il fatto è che su questi prodotti ci sono pochissimi controlli perché sono classificati come presidi medici, cioè come una siringa o un termometro, e anche la sperimentazione si fa quasi sempre direttamente sul paziente. “Purtroppo la medicina estetica è una tragica somma di medicina e commercio – spiega Maurizio Vignoli, chirurgo estetico – e le due cose insieme spesso possono andare d’accordo e diventano deontologia, spesso non vanno d’accordo. Può esserci un’ottima medicina, ma un pessimo commerciante”.

Negli Stati Uniti, patria dei trattamenti estetici, l’Fda ha autorizzato 24 filler; in Italia, il Ministero della Salute, 123. “Lo sa – domanda Vignoli – che molto spesso gli informatori farmaceutici vengono da noi e invece di fornirci della letteratura scientifica ci forniscono la fotocopia di una rivista dove c’è scritto che la tale attrice o il tale attore usa questo prodotto e dicono: vedi, lo usa il tale attore e quindi è un prodotto buono?”.Emanuele Bartoletti, direttore della Scuola Internazionale di Medicina Estetica prova a fare chiarezza: “Per ottenere l’approvazione Fda bisogna fare una sperimentazione su un largo numero di pazienti, il che vuol dire investire una quantità importante di denaro da parte delle aziende. Io credo che ad oggi, quello che viene richiesto dal Ministero non sia sufficiente per dimostrare pienamente questa sicurezza. Ne sono la prova, purtroppo, alcuni filler che negli ultimi anni sono stati messi in commercio e che dopo sei mesi sono stati rapidamente ritirati dal commercio perché hanno dato dei problemi”.

Pazienti o cavie della chirurgia estetica?

Nel frattempo però, le pazienti si sono trasformate prima in cavie, poi in vittime. Perché allettate dalla prospettiva di farsi iniettare l’ultimo ritrovato, magari permanente, sorvolano sul fatto che sia più pericoloso. D’altra parte il medico tace e loro si fidano: “Qualsiasi filler può dare una complicanza – spiega Emanuele Bartoletti -. Anche il semplice acido ialuronico può dare un nodulino, può dare un granuloma, può dare un’infezione. Ma tutte queste normalmente queste complicanze durano il tempo che il filler permane. Quando il filler si riassorbe la complicanza se ne va”. Se è permanente anche il danno lo diventa.

Vedi il silicone liquido, vietato da 20 anni, ma usato ancora da alcuni medici: “questo è silicone – fa vedere alle telecamere Mirella Seratini, una paziente rovinata e ora in causa -, quello che mi è stato tolto dalla bocca nel 2013, messo in formalina perché volevo vedere quello che avevo dentro. Sembrano dei serpenti, è una schifosissima gomma e io nel corpo ho tutte queste cose che circolano. Ce l’ho nelle gambe, l’ho in un seno, in un’ascella, l’ho in un occhio. E questa situazione è molto grave perché finché si formano granulomi esterni possono essere antiestetici o creare altri problemi, ma se si formano granulomi interni, vicino agli organi primari come il cuore, il fegato e il cervello, visto che questo olio di silicone, che si saputo è olio di silicone, è in circolo nel sistema linfatico, muori”. Una delle vittime più celebri, per fortuna senza complicazioni mediche ma solo estetiche, è Alba Parietti: “il mio sogno era avere la bocca carnosa – racconta -. Ho incontrato sulla mia strada una delinquente vera, e questa signora a un certo punto mi convinse a farmi la bocca dicendo che era collagene, invece siccome il collagene costava molto di più…” le iniettò l’inamovibile silicone.

Le cure dimagranti

L‘altro tasto dolente battuto da Report è quello delle cure dimagranti: troppi medici prescrivono anoressizzanti per togliere velocemente chili a pazienti non obesi, spesso senza sottoporli a esami preventivi. Queste sostanze possono esporre i pazienti, ignari, a rischi cardiocircolatori. Al punto che le procure indagano anche su casi di decessi. Uno di questi è Luigi Marzulli, 39 anni, ufficiale della Guardia di Finanza, che nel 2008 – quando è già vietato da dieci anni – inizia a prendere fendimetrazina, prescritta da un endocrinologo in preparazione galenica: dopo 9 mesi di trattamento, Luigi, che era convinto di fare una cura dimagrante naturale, muore per arresto cardiocircolatorio. La sentenza di primo grado assolve il medico dall’accusa di omicidio colposo ma precisa che i dosaggi erano oltre la norma. L’appello è in corso. Mentre la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di 5 dirigenti del Ministero della Salute, un capitano dei Nas e 4 farmacisti. Indagini aperte anche sulla fenilproponolamina, prescritta alla signora Karageorgiou, colpita da collasso cardiocircolatorio. Aveva 45 anni e da 5 anni era in cura da Antonio Favella, l’endocrinologo dei Vip, famoso per le cure dimagranti, oggi sotto inchiesta per questo e altri casi. In entrambe i casi, inoltre, si sarebbe barato sull’altezza per classificare come obeso, chi obeso non è.

Insomma, lungi dal voler demonizzare i trattamenti estetici e le cure dimagranti,Report ha raccontato la (pericolosa) nebulosa che sta a monte: “La confusione non la stiamo facendo noi – precisa a fine puntata la Gabanelli -. Per dire: nel 2008, quando è stata prescritta la fendimetrazina in preparazione galenica, era vietato? Bene, il direttore generale del Ministero della Salute, Marcella Marletta, ad agosto del 2011 scrive: ‘Sì, è vietato’. Bene, qualche giorno fa lo stesso Ministero, che con noi preferisce non rispondere, ci scrive: ‘No, non era vietato’. Allora mettetevi d’accordo”. Perché le pazienti rimangano tali e non si trasformino in cavie che devono fare i conti con il danno e la beffa. Quando va bene, s’intende.

N.d.R.: informiamo il Dr. Vignoli che i rappresentanti di filler o altro materiale d’uso nella chirurgia estetica non sono informatori scientifici del farmaco o, come dice lui, informatori farmaceutici, ma venditori di dispositivi (D.Lgs. 46/97). Questi venditori non sono soggetti alle disposizioni del D.Lgs. 219/06 che regolamenta l’attività degli Informatori Scientifici del Farmaco. Sarebbe un po’ come confondere i chirurghi estetici con le estetiste, con tutto il rispetto per quest’ultime (e per i venditori di dispositivi).

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Fonte: Audizione Corte dei Conti su Legge di Stabilità 2016

Redazione Fedaisf

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