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Farmaceutica e responsabilità etica e civile

Il diritto alla salute è determinato dal dio mercato: i medicinali vitali hanno costi insostenibili

Le imprese farmaceutiche sono il riflesso di un contratto sociale soggiacente ed è appunto la società, con il suo governo, che dovrebbe definire i termini di quel contratto, che non può essere solo di profitto economico

Svizzera Ticino7 La Regione – 5 febbraio 2020

Un medicinale per un trattamento anticancro può tirartene fuori. O non toglierti il diritto di continuare a sperare. Ha un costo incredibile: supera i trecentomila franchi. Se sei straricco e possidente, puoi farcela. Se sei semplice salariato, pensionato, non possidente, deciderà per te il dio mercato. Un caso estremo, si dirà. Cambieranno i parametri, ma la costante rimane: medicinali vitali dai costi insostenibili. Giustificati con le elevate spese per la ricerca. Dimenticando però sempre che gli alti e spesso stratosferici profitti raggiunti dalle case farmaceutiche e i corposi dividendi aggiunti a dirigenti e famiglie e distribuiti agli azionisti sono già il risultato di un computo di costi e di una cifra d’affari che tengono conto delle spese nella ricerca.

Il bollettino delle industrie di settore con due felici condizioni essenziali

L’ultimo bollettino dell’associazione delle industrie farmaceutiche, Interpharma, ammette due felici condizioni essenziali.

La prima: stabilità politica e certezza giuridica sono i due grandi punti forti della piazza economica svizzera. Gli investimenti nella ricerca e sviluppo richiedono un alto livello di sicurezza sia in materia di pianificazione sia in stabilità giuridica. La Svizzera (tutti noi) li offre, dando un quadro ideale. La seconda: la Svizzera si è data un ‘contesto fiscale attrattivo’, che le permette di affermarsi nel mondo.

Gli ultimi dati sulle esportazioni del settore lo confermano. Forse è bene ricordare che con l’ultima riforma fiscale ‘l’utile netto da brevetti e diritti analoghi è considerato nel rapporto tra spese di ricerca e sviluppo ammesse e le spese di ricerca e sviluppo complessivo per ogni brevetto o diritto analogo… con una riduzione del 90 per cento nel calcolo dell’utile netto imponibile’ (art. 24b).

Gli interrogativi da porsi

I Cantoni possono ponderare maggiormente le relative spese: ‘È ammessa una deduzione massima di una volta e mezza l’importo delle spese’. Una generosità quasi incommensurabile. Poniamoci due interrogativi:

1) La particolare situazione favorevole creata dalla Svizzera alle industrie farmaceutiche non implicherebbe, già di per sé, una loro maggiore responsabilità etica e civile (non diciamo riconoscenza) nei confronti della comunità in cui operano, considerato oltretutto che è una responsabilità che investe un bene comune come la salute dei cittadini? Preoccupandosi più del costo delle medicine, della loro sostenibilità medica, etica e umana, e molto meno dei profitti realizzabili con i brevetti o dei dividendi da distribuire a dirigenti, famiglie proprietarie, azionisti?

2) Se per l’industria farmaceutica, indubbiamente importante per l’economia del Paese, si creano politicamente e fiscalmente condizioni ideali e ponti d’oro per mantenerne la ‘vitalità’, non sarebbe almeno altrettanto importante pretendere da loro, umanamente, eticamente e non solo economicamente, conti più trasparenti e meno subdoli, rinunce più mirate ai brevetti, deduzioni di profitti e dividendi, quelli sì insostenibili, dando priorità agli umani-cittadini e non a finanzieri?

I privilegi concessi – questo dovrebbe saperlo chi ci governa, ma cincischia – implicano una contropartita nei confronti del benessere della società. Soprattutto le imprese farmaceutiche sono il riflesso di un contratto sociale soggiacente ed è appunto la società, con il suo governo, che dovrebbe definire i termini di quel contratto, che non può essere solo di profitto economico.

Redazione Fedaisf

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