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Farmaci, Balduzzi: «Sulle nuove ricette non accetteremo boicottaggi»

ROMA – L’hanno chiamata la «rivoluzione rosa di Ferragosto». L’inusuale decisione di cambiare nel pieno delle ferie le regole per le prescrizione dei farmaci sulla ricetta rosa ha suscitato le proteste deimedici e la sorpresa di molti pazienti. Già perché dall’altro ieri è entrata in vigore la norma del decreto sulla revisione della spesa pubblica (la cosiddetta spending review) che obbliga i medici a scrivere sulla ricetta il principio attivo del farmaco. Il medico però può scrivere anche il nome commerciale che diventa obbligatorio per il farmacista solo se il dottore ne dà una specifica motivazione scritta nella ricetta.
L’obiettivo dell’operazione è chiaro: incentivare il consumo di farmaci «non firmati», noti come equivalenti o generici, per i quali l’Italia occupa uno degli ultimi posti nel mondo. E per questa via ridurre la spesa farmaceutica a carico dello Stato. Ma i pazienti? Accetteranno questa svolta così improvvisa? Gli anziani rinunceranno alla compressa cui sono abituati magari da anni per un’altra dal nome sconosciuto? Il Messaggero lo ha chiesto al ministro della Sanità, Renato Balduzzi.

Ministro, ma era proprio necessario avviare un’operazione così delicata nel cuore dell’estate?
«Questo intervento è stato inserito in un decreto più ampio riguardante la spesa pubblica. La norma è scattata a Ferragosto assieme all’entrata in vigore di tutti gli altri articoli. Quindi comprendo qualche lamentela ma devo dire che dall’approvazione del decreto in Senato è passato circa un mese. La norma era già chiara e nel frattempo ogni eventuale dubbio è stato eliminato da una circolare del ministero»

Però le polemiche non mancano. I medici ad esempio lamentano di non aver avuto il tempo di aggiornare i loro computer e dunque di essere costretti a tornare alla scrittura a mano delle ricette…
«Qualsiasi cambiamento finisce per creare disagio. E capisco l’effetto psicologico che può determinarsi in alcune fasce di pazienti. Però non esagererei. Di fronte a qualche difficoltà, nel nome dell’alleanza fra medico e paziente è essenziale puntare ad un approccio persuasivo per la risoluzione dei problemi. E’ importante che la nuova norma venga applicata con saggezza ed equilibrio. Ma quello che deve essere chiaro fin da subito è che non voglio neanche pensare lontanamente a forme di boicottaggio di questa operazione. Il governo è deciso ad agire con determinazione».

Che vuol dire?
«Beh, ripeto che la norma è chiara. Dunque è consentito al medico obbligare il farmacista a consegnare un farmaco commerciale solo di fronte ad un problema di salute specifico. Ancora: non è permesso scrivere sulla ricetta un farmaco specifico dicendo che lo chiede il paziente. Reazioni del genere non avrebbero senso».

Ma che cosa ci guadagnano le famiglie italiane dalla rivoluzione delle ricette?
«Secondo le nostre stime, acquistando farmaci dal brevetto scaduto invece che quelli equivalenti le famiglie italiane spendono circa 800 milioni in più ogni anno. Ricordo che già ora il sistema sanitario nazionale rimborsa a chi acquista un farmaco con il brevetto scaduto solo il costo di quello equivalente».

E allora qual è il vantaggio per lo Stato?
«Nel medio periodo la d

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