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Farmaci: produttori Ue, con Grexit fornitura medicinali a rischio

Roma, 30 giu. (AdnKronos Salute) – L’accaparramento di medicinali segnalato in questi giorni dalle farmacie elleniche potrebbe rivelarsi utile. In caso di ‘Grexit’, “lo scenario peggiore”, anche la fornitura di farmaci alla Grecia potrebbe essere in pericolo “e questo creerebbe un rischio per la salute pubblica”. A testimoniarlo è una preoccupata missiva scritta dal direttore generale dell’Efpia (associazione che riunisce i produttori di farmaci europei), Richard Bergstrom, al commissario europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis. L’associazione non nasconde le proprie “preoccupazioni” su ciò che potrebbe accadere al settore farmaceutico ellenico nell’eventualità che la Grecia non raggiunga un accordo con i creditori.

“Nello scenario peggiore di Grexit – si legge – crediamo che l’integrità della catena di fornitura dei farmaci possa essere in pericolo, cosa che creerebbe un rischio per la salute pubblica. Crediamo dunque che sia prudente e responsabile assicurare un dialogo tra la Commissione e le industrie farmaceutiche su piani concreti di emergenza”. Ci sono due categorie di insidie che potrebbero compromettere la fornitura di medicinali, sempre in caso di Grexit. Le prime sono legate al collasso tecnico delle infrastrutture di supporto alle transazioni, all’incertezza sulla validità dei contratti e dunque ai dubbi sulle possibilità di pagamento, legati anche al fatto che la catena delle forniture dei medicinali ellenica è “molto più frammentata che in altri Paesi Ue”.

Ma gli industriali del farmaco puntano anche il dito contro un possibile aumento dell’export parallelo, “che potrebbe causare carenze” di medicinali. Un fenomeno normale, quello delle esportazioni parallele, che potrebbe però con l’uscita dall’euro moltiplicarsi e compromettere la disponibilità di medicine nel Paese. Le aziende sottolineano la necessità di dialogo, di piani mirati e concordati per gestire al meglio a situazione.

“Oltre alla necessità imperativa di assicurare l’accesso ai farmaci ai pazienti n Grecia, è importante che le conseguenze economiche sui legittimi interessi commerciali delle compagnie farmaceutiche siano ridotte al minimo”. In ballo anche la questione del futuro prezzo dei farmaci in una Grecia fuori dall’euro e l’adattamento alla nuova moneta. Insomma, per l’Efpia i problemi sul tavolo sono molti, e occorre un incontro per trovare soluzioni.

Code in farmacia, razionamenti. Grecia, prove di un’economia di guerra

Ad Atene i residenti, per la prima volta da decenni, si sono rituffati nell’accaparramento

di Federico Fubini, nostro inviato ad Atene – 30 giugno 2015 – CORRIERE DELLA SERA

Dall’esterno della farmacia arrivano urla e odore di costolette di maiale alla griglia. Sono le otto di sera e Piazza Syntagma si sta riempiendo metro dopo metro della prima manifestazione di questa campagna referendaria, quella organizzata dal fronte del «no». Tra ventiquattro ore toccherà al «sì». Ma stasera i cartelli su centinaia di spalle chiedono lo «stop al memorandum vecchio e nuovo», e i dimostranti sono ovunque, sempre più fitti sul selciato di Syntagma.
Dentro la porta della farmacia Venice, una specialista di estetica con il botox, scivola via con un sacchetto in mano. È appena uscita dal lavoro e si è fermata a comprare una scatola in più di un medicinale contro la pressione alta, per sua madre. Non serviva, riconosce la 49enne Venice (che chiede di omettere il cognome), ma ha deciso che avrebbe comprato delle riserve di farmaci non appena ha sentito che ci sarebbe stato il referendum.

Non è la sola, ad Atene. Papharm, il più grande grossista privato di medicine nella capitale greca, ha registrato un incremento della domanda di forniture dalle farmacie fino al 50%. A quel punto l’azienda si è comportata un po’ come la Banca di Grecia, quando due giorni fa ha raccomandato la chiusura delle banche e i controlli sui capitali: anche Papharm ha imposto limiti alla distribuzione di medicine agli esercizi al dettaglio, per non trovarsi con i magazzini vuoti. I suoi fattorini hanno fatto tre o quattro ore di straordinario portando in centinaia di farmacie sacchi pieni di scatole di medicinali importati dalla Germania, dalla Svizzera o dalla Francia. Solo per il latte in polvere da neonati, Papharm ieri ha registrato il raddoppio delle richieste e ha distribuito 1.500 confezioni in più.

In questo, Atene è cambiata in poche ore più che durante cinque anni di recessione. I residenti di una capitale europea piena di caffè, musei, metropolitane moderne e pulite, e di laureati, per la prima volta da decenni si sono rituffati nell’accaparramento. Riempirsi la casa di cibo, benzina o medicine era un’abitudine da tempo di guerra, che gli anziani ricordano di aver rispolverato durante il colpo di Stato dei colonnelli nel 1967. Era una memoria cancellata dalle teste dei più giovani ma ieri è riaffiorata di colpo, irrazionale e prepotente. «In molti hanno comprato il doppio o il triplo delle quantità abituali di cardiovascolari, antibiotici, antinfiammatori», nota Loukas Arnaoutakis, titolare di una farmacia in via Solone 92, non lontano da piazza Omonia. Durante la giornata la situazione è arrivata a un punto tale che l’Associazione ellenica delle aziende farmaceutiche ha dovuto emettere un comunicato: «Non si registrano carenze di farmaci».

Come in Italia si ascoltano le radio dedicate a ogni singola squadra di calcio, in questi giorni ad Atene chiunque nei taxi o nei bar segue le emittenti che parlano ossessivamente del referendum, di Syriza o del premier. Ieri gli ateniesi hanno sentito che Alexis Tsipras aveva scritto ai suoi colleghi europei per chiedere un’estensione del programma – respinta – e ciò non ha fatto che acuire il senso di incertezza. Non aiuta il fatto che la corsa ai medicinali presenti una complicazione in più: specie le farmacie più piccole si sono viste chiedere dai grossisti il saldo dei medicinali tre volte al giorno e solo in denaro liquido. Gli importatori di prodotti della tedesca Bayer o della svizzera Novartis non consegnano più dietro bonifico o pagamento elettronico. Il loro rifiuto non si deve ai vincoli bancari, ma alle loro stesse paure: da quando l’annuncio del referendum ha rimesso in dubbio il futuro della Grecia nell’euro, i grossisti di farmaci temono che i produttori esteri chiedano loro di saldare gli ordini solo in contante. Dunque a loro volta essi stessi esigono solo contante dalle farmacie minori, che a cascata spesso esigono solo contante dai clienti. Maria, un’esercente di 34 anni in Odos Benaki, su questo è diventata irremovibile. In un’economia dove ormai non si ritira più di 60 euro al giorno, tutto dipende dal denaro liquido. Il diaframma fra lo standard occidentale di normalità e una crisi umanitaria non era mai stato tanto sottile.

Questo non basta però a far decidere Venice, l’operatrice estetica corsa a rifornirsi nella farmacia di Piazza Syntagma. Con 1.200 euro al mese guadagna più di tanti altri, ammette. «Ma nel referendum non sono sicura di optare per il “sì”. Secondo me ci mentono tutti».

Aziende elleniche, per ora no problemi rifornimento

A fronte di un credito da 1,05 miliardi di euro dovuto alla spesa farmaceutica ospedaliera, e delle segnalazioni in questi giorni di un accaparramento di medicinali nelle farmacie, i produttori dell’Hellenic Association of Pharmaceutical Companies (Sfee) – la ‘Farmindustria’ greca – sottolineano che per adesso “non c’è nessun problema nella catena di approvvigionamento” dei farmaci nel Paese. “Il problema della salute dovrebbe essere lasciato fuori della febbre politica dei prossimi giorni”, dicono dalla Sfee a Pharmakronos, stigmatizzando “il cinismo di coloro che trovano opportunità di guadagnare dalla lunga agonia dei cittadini greci”. La Sfee, afferma chiaramente che “non sarà parte della logica di divisione”. I numeri citati dall’associazione in una nota ai primi di giugno mostrano come la Grecia abbia attualmente la più bassa spesa farmaceutica pubblica pro capite dell’Ue – 179 euro, contro una media europea di 320 euro – pari a 2 miliardi di euro negli ultimi due anni. Per la sostenibilità del sistema sanitario questa somma “dovrebbe salire a 2,2-2,3 mld di euro” l’anno.

M.L – 1 luglio 2015  – PharmaKronos

Redazione Fedaisf

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