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Spesa 2009, il generico arranca e il cittadino paga

Il 2009? Un anno da dimenticare, almeno per i generici. Così dicono i dati sulla spesa farmaceutica pubblica elaborati recentemente da Assogenerici, l’associazione delle industrie produttrici di equivalenti. Dati che a prima vista indurrebbero all’ottimismo: degli 11 miliardi di euro spesi nell’ultimo anno dal Ssn per l’assistenza farmaceutica, quasi tre sono serviti all’acquisto di medicinali off patent (ossia non coperti da brevetto), una cifra dell’1,8% superiore a quella registrata nel 2008; ancora più brillante la performance dei generici puri (gli equivalenti con il nome della molecola sulla confezione), che nel 2009 si sono assicurati 781 milioni di spesa Ssn con una crescita del 10,8% sull’anno precedente. Come s’è detto però i dati offrono una lettura ingannevole: se gli equivalenti nel loro complesso e i generici in particolare hanno fatto segnare una crescita con il segno più, è soltanto grazie alle scadenze brevettuali che nel corso del 2008 e del 2009 hanno ispessito i ranghi delle molecole genericabili e, di conseguenza, il numero di confezioni dispensate. A valori, invece, è tutta un’altra musica: in termini di prezzi di realizzo industria, nel 2009 il mercato dei generici è calato del 5,6%.
Per Assogenerici, la ragione dell’arretramento risiede principalmente nel decreto 39/2009, più noto come "decreto Abruzzo", che a giugno aveva impartito una sforbiciata ai prezzi dei generici puri. Ma a incrociare i dati degli industriali con quelli di Federfarma (il sindacato dei titolari di farmacia), spunta anche un’altra colpa a carico del decreto: dalle rilevazioni dei farmacisti, infatti, emerge che nelle Regioni dove non è in vigore alcun ticket il contributo alla spesa farmaceutica pubblica versato dai cittadini è aumentato rispetto al 2008 dell’1-1,3%. Poiché in tali Regioni non c’è il ticket, la deduzione di Federfarma è che questa percentuale vada addebitata al decreto e alle conseguenti resistenze che nel secondo semestre hanno pesato sulla sostituzione in farmacia, con il risultato di costringere i pazienti a orientarsi sul farmaco più caro pagando di tasca propria la differenza di prezzo.

DoctorNews – 13 aprile 2010 – Anno 8, Numero 64

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