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Grosseto, il grido di dolore delle farmacie assediate dall’Asl

Meno 15% sui farmaci di fascia A solo a ottobre. Per capire quale sia l’emergenza che grava sulle farmacie toscane basta questo dato. O basta andare a Grosseto. Da maggio (il mese dell’infausta delibera con cui l’assessorato alla Sanità ordinava di incrementare di almeno il 15% i consumi di generici acquistati centralmente dalle Estav, gli enti amministrativi di area vasta) l’Asl ha portato a quattro i punti di distribuzione sul territorio. Dai quali dispensa non specialità del Pht o del primo ciclo, ma medicinali di fascia A, quelli che nel resto d’Italia le farmacie comprano dal grossista e vendono su ricetta rossa. «Ogni Asl ha messo in piedi il suo sistema» spiega il presidente di Federfarma Grosseto, Goffredo Bartolozzi Bernardini «da noi fanno così, a Prato e Pistoia il recapito domiciliare. E le farmacie avvizziscono: meno 15% a ottobre, con punte del 18%». In realtà la Regione non vorrebbe tagliare fuori i presidi: come recitava la Finanziaria toscana per il 2011, il progetto sarebbe quello di affidare ai titolari la dispensazione dei farmaci acquistati dalle Estav in cambio di un compenso stile dpc, un tot a pezzo, da fissare attraverso un accordo concertato. Sarebbe la riforma della remunerazione (in Toscana) senza la riforma della remunerazione (concertata a livello nazionale nell’ambito della Convenzione). Di qui il no di Federfarma Toscana (sulla scorta delle decisioni prese dall’assemblea dei titolari di domenica scorsa, vedi Farmacista33 di martedì) con il sostegno dei vertici nazionali del sindacato. Ma è un no che non potrà durare a lungo: «Resisteremo per un po’» dice Bartolozzi «ma a meno 30% si chiude. Ho farmacie urbane e rurali che già oggi fanno fatica a tirare avanti, devo pensare a loro». Il che significa: se non si apre in fretta il rinnovo della Convenzione nazionale o la riforma della remunerazione, le farmacie dovranno cedere. Diventa allora evidente che in Toscana si decidono le sorti della Convenzione, perché quello che fa la Regione il giorno dopo lo ripetono Emilia, Umbria e Marche. Si concludesse un’intesa come quella che vuole l’assessorato, non ci sarebbe più governo regionale disposto a discutere di convenzioni nazionali.

21 novembre 2011 – Farmacista33

 

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