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Il peso di Ebola sul morbillo e non solo

Il calo delle vaccinazioni e l’epidemia di morbillo negli USA.Un’epidemia di morbillo potrebbe causare centinaia di migliaia di casi e migliaia di morti 

LIl peso di Ebola sul morbillo e non solo‘epidemia di Ebola in Africa occidentale ha causato il collasso delle strutture sanitarie, lasciando sempre più bambini senza coperture vaccinali. Un’epidemia di morbillo, per esempio, potrebbe causare centinaia di migliaia di casi e migliaia di morti, come mostra una simulazione, che mette in guardia anche dai possibili effetti della mancanza di vaccinazioni contro polio, tubercolosi, tetano e difterite.

Il virus Ebola ha colpito duramente le popolazioni dell’Africa occidentale: sono 14.200 i casi confermati in Guinea, Liberia e Sierra Leone, e più di 9500 i morti. Ma c’è un effetto secondario di questa epidemia che può avere un impatto altrettanto devastante: il collasso di numerose strutture sanitarie, che ha lasciato una parte della popolazione infantile senza copertura vaccinale per diverse malattie. L’allarme è stato lanciato sulla rivista “Science” da ricercatori della Johns Hopkins University guidati da Justin Lessler, che hanno effettuato una simulazione sui possibili effetti sanitari di un’epidemia di morbillo, basandosi sui dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e dei Demographic and Health Surveys, programmi mirati a ottenere dati accurati su demografia e stato di salute, delle tre nazioni africane.

Le vaccinazioni hanno ottenuto molti importanti successi negli ultimi decenni. Grazie all’Expanded Programme on Immunization (EPI) dell’OMS e a campagne periodiche supplementari, la mortalità infantile annua nel mondo si è ridotta da 900.000 decessi nel 2000 a 400.000 nel 2010. Il morbillo è un caso emblematico di questo successo: i morti sono passati dai 499.000 del 2000 a 102.000 degli ultimi anni. In particolare, in Nuova Guinea, Sierra Leone e Liberia si sono registrati circa 94.000 casi di morbillo nel decennio 1994-2003 e meno di 7000 tra il 2004 e il 2013.

Nei primi mesi del 2014, cioè prima che iniziasse l’epidemia di Ebola, complessivamente nelle tre nazioni considerate rimanevano esclusi dalla vaccinazione per il morbillo circa 778.000 bambini di eta compresa tra nove mesi e cinque anni, circa il quattro per cento della popolazione. Lessler e colleghi hanno usato un sofisticato modello di previsione dei tassi di contagio, considerando una diminuzione del numero di vaccinazioni del 75 per cento, una stima realistica, secondo i dati dei Demographic and Health Surveys disponibili, anche se non esistono dati affidabili sul numero attuale di vaccinazioni. Sono stati poi stimati gli effetti sanitari di una possibile epidemia di morbillo dopo 6, 12, e 18 mesi di permanenza di questo livello di vaccinazioni drammaticamente basso.

Secondo le proiezioni, dopo 18 mesi i bambini non vaccinati salirebbero a 1.129.000, con un incremento del 45 per cento. Per ogni ulteriore mese d’interruzione, si avrebbero 20.000 bambini in più esposti al contagio. Lo scoppio di un’epidemia di morbillo a livello regionale avrebbe causato circa 127.000 casi prima di Ebola; dopo 18 mesi di riduzione del 75 per cento delle vaccinazioni i casi sarebbero 227.000. Queste cifre sono rese ancora più drammatiche dal fatto che la maggior parte degli infettati sarebbero bambini molto piccoli, a maggior rischio di complicazioni: ciò si tradurrebbe in un aumento di decessi compreso tra 2000 e 16.000, un numero confrontabile con i decessi per Ebola registrati finora.

“Gli effetti secondari di Ebola potrebbero essere devastanti in termini di numero di contagiati e di morti conseguenti”, ha spiegato Lessler. “Le misure per evitare il peggio in caso di un’epidemia di morbilllo sono relativamente economiche e facili da mettere in campo, perché basate sulla ripresa delle campagne di vaccinazione.”

La simulazione di Lessler e colleghi riguardava il morbillo, ma lo stesso tipo di proiezioni si potrebbe fare anche per altre malattie altrettanto pericolose. L’epidemia di Ebola ha infatti rallentato anche la somministrazione del vaccino contro la polio, di quello contro la tubercolosi e di quello pentavalente, che protegge contro il batterio Haemophilus influenzae di tipo b (che causa, meningite, polmonite e otite), la pertosse, il tetano, l’epatite B e la difterite. Anche le cure di pazienti affetti da malaria, HIV e tubercolosi sono state fortemente limitate dall’epidemia di Ebola, con un enorme impatto sulla salute pubblica. “Questi effetti rischiano di erodere i significativi progressi degli ultimi decenni nel controllo di queste malattie”, ha concluso Lessler. “Potrebbe passare molto tempo prima che si riescano a ristabilire sistemi sanitari efficienti in queste regioni”.

13 marzo 2015 – Le Scienze Ed. Italiana di Scientific America

Il calo delle vaccinazioni e l’epidemia di morbillo negli USA

I dati epidemiologici confermano la responsabilità del calo delle vaccinazioni nella recrudescenza delle infezioni di morbillo negli Stati Uniti, dove il virus era praticamente debellato dal 2000 grazie alla diffusione del siero trivalente. In California, Arizona e Illinois, il tasso di vaccinazioni è tra il 50 e l’86 per cento, quindi ben al di sotto del 96-99 per cento necessario per proteggere l’intera comunità.

Il calo delle vaccinazioni e l'epidemia di morbillo negli USALa copertura vaccinale inadeguata è stata un fattore determinante della recente epidemia di morbillo che ha colpito gli Stati Uniti, e in particolare California, Arizona e Illinois, a partire da dicembre dello scorso anno. È questa la conclusione di un’analisi dei dati epidemiologici pubblicata sulla rivista “JAMA Pediatrics” da un gruppo di ricercatori del Boston Children’s Hospital.

Negli Stati Uniti, il morbillo era stato praticamente debellato fin dall’anno 2000, grazie alla diffusione del siero trivalente contro morbillo, orecchioni e rosolia: negli ultimi 15 anni i casi registrati sono stati solo un centinaio. Nel solo 2014 invece i contagi sono stati ben 644.

L’ultima epidemia,iniziata poco prima dello scorso Natale e protrattasi nei primi mesi del 2015, ha avuto come epicentro Disneyland. Il parco di divertimenti californiano è uno dei siti turistici più frequentati al mondo e quindi è un luogo ideale perché il tasso di contagi raggiunga i massimi livelli. Il virus, secondo quanto è stato possibile ricostruire, è arrivato con un turista tra il 17 e il 20 dicembre, e subito è riuscito a contagiare cinque lavoratori del parco e vari visitatori, al punto da costringere le autorità a impedire l’accesso alle persone non coperte dal vaccino.

Alcuni esperti avevano già ipotizzato che la recrudescenza del morbillo fosse dovuta al calo nel tasso di vaccinazione dei bambini americani. Anche negli Stati Uniti, come in altre parti del mondo, si è diffuso un clima di diffidenza nei confronti dei vaccini a causa delle voci – categoricamente smentite – secondo cui potrebbero causare malattie gravi e invalidanti, come alcune forme di autismo.

I ricercatori del Boston Hospital hanno ora analizzato i dati epidemiologici disponibili, dimostrando per la prima volta in modo rigoroso che la ridotta copertura vaccinale nella popolazione ha avuto un effetto direttamente rilevabile nella diffusione del morbillo.

Il morbillo è una malattia altamente contagiosa: si calcola che un individuo infetto, in una popolazione pienamente esposta al rischio di contagio, cioè non vaccinata, trasmetta il virus a 11-18 altre persone. Dallo studio è emerso che il tasso di copertura vaccinale nei tre stati considerati, California, Arizona e Illinois, è compreso tra il 50 e l’86 per cento, quindi ben al di sotto del 96-99 per cento necessario per avere un effetto protettivo sull’intera comunità.
“I dati che abbiamo raccolto ci dicono una cosa molto semplice: il modo per fermare le future epidemie di morbillo è la vaccinazione”, ha sottolineato John Brownstein, autore senior dell’articolo. “La ragione fondamentale per cui vediamo questo numero elevato di casi è che non esisteva una copertura adeguata nella popolazione esposta”.
Utilizzando la stessa base di dati, il gruppo ha anche sviluppato un modello interattivo che illustra come i diversi tassi di copertura vaccinale influenzano la diffusione del morbillo. Il modello prevede, per esempio, che in una popolazione totalmente protetta dal contagio, si registrerebbero solo due casi di morbillo ogni 70 giorni, mentre se fosse vaccinato solo il 60 per cento della popolazione i casi sarebbero 2800.
“Speriamo che questi dati incoraggino le famiglie a collaborare perché la vaccinazione dei bambini ritorni ai massimi livelli, contribuendo a contenere l’epidemia”, ha concluso Brownstein.

17 marzo 2015 – LE SCIENZE

 

Redazione Fedaisf

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