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Le liberalizzazioni della Guidi. Norme “shock” per le farmacie. E farmaci di fascia C con ricetta in libera vendita

Ci sono due ipotesi allo studio. La prima prevede la possibilità per la Parafarmacie di vendere anche i farmaci di fascia C con ricetta, sia quelli branded che gli equivalenti. Nella seconda si prevede invece la liberalizzazione dei soli equivalenti appartenenti a questa categoria.

Liberalizzazioni. Ecco le “lenzuolate” di Guidi. Norme “shock” per le farmacie. Se ne potranno aprire altre 20 mila. E farmaci di fascia C con ricetta in libera vendita

06 febbraio 2015 – il Farmacista on line.it

Ma non solo. Si accelera la rimborsabilità a carico del Ssn per i “nuovi” farmaci equivalenti. Sarà più facile aprire strutture e servizi sanitari privati non convenzionati. Ogni due anni verifica accreditamenti per eventuali nuovi ingressi del privato. Si abbassa la soglia della differenza di prezzo per la rinegoziazione dei contratti di fornitura di beni e servizi. E per le farmacie salta anche il limite delle 4 licenze per le società di farmacisti.

06 FEB – Il 20 febbraio il Cdm dovrebbe esaminare le proposte del ministro per lo Sviluppo economico. Il provvedimento è ancora sotto “limatura” ma i punti nodali sono stati già messi nero su bianco. Nel testo che abbiamo potuto consultare (con data 26 gennaio 2015) sono moltissimi i settori toccati. Dalle assicurazioni alla telefonia. Dai libri alla stampa quotidiana e periodica. Dalle poste all’energia. Dai Carburanti ai trasporti pubblici locali e ai rifiuti. E poi aeroporti e porti, servizi bancari, avvocati, notai ma anche parrucchieri e fornai. Insomma è più facile dire cosa “non c’è” che elencare tutte le categorie toccate dal provvedimento sul quale c’è da aspettarsi una ridda di polemiche. E non solo fuori dal Palazzo.

Per la sanità la mano di Federica Guidi va giù pesante sulle farmacie. E a meno di un dietro front, anche per la netta opposizione di Lorenzin che ha fatto già sapere che sulle liberalizzazioni sanitarie deve essere lei a dire l’ultima parola, lo scenario che si prospetta fa sembrare poca cosa le famose “lenzuolate” di Bersani.

Ma vediamo nel dettaglio le proposte allo studio. Per la sanità oltre alle farmacie, figurano nuove norme per l’accesso dei privati all’esercizio di attività sanitarie non convenzionate con il Ssn, si abbassa la soglia di differenza di prezzo per la rinegoziazione degli acquisti di beni e servizi. E poi nuove norme sull’accreditamento, con una stretta sulle verifiche che diventano biennali per garantire una maggiore rotazione degli accessi all’accreditamento. E ancora, accelerazione del rimborso Ssn per i nuovi farmaci generici e più trasparenza sulle attività e la qualità dei servizi sanitari regionali.

Sanità privata (non convenzionata con il Ssn): l’obiettivo è d’incrementare la libertà di accesso per le attività sanitarie non convenzionate con il Ssn. Le ipotesi contenute nella bozza sono due. La prima prevede per la realizzazione di strutture sanitarie private, l’abolizione della verifica di compatibilità che il Comune deve acquisire dalla Regione. In alternativa, la seconda ipotesi sul tavolo prevede che sia il Comune a rilasciare autorizzazioni e concessioni escludendo verifiche sui fabbisogni di servizi sanitari.

Prezzi di riferimento per i beni e servizi. Viene abbassata al 5% (oggi è il 20%) la soglia oltre la quale la differenza di prezzo per un bene sanitario rispetto a quelli di riferimento (compresi dispositivi medici e farmaci ospedalieri) può giustificare la rinegoziazione dei contratti di acquisto da parte delle Asl e in caso di mancato accordo la recessione dallo stesso.

Farmaci equivalenti. Viene abrogata la norma del decreto Balduzzi che prevede che in sede di revisione e aggiornamento del Prontuario farmaceutico nazionale, “i medicinali equivalenti, ai sensi di legge, ai medicinali di cui è in scadenza il brevetto o il certificato di protezione complementare non possono essere classificati come farmaci a carico del Servizio sanitario nazionale con decorrenza anteriore alla data di scadenza del brevetto o del certificato di protezione complementare, pubblicata dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi delle vigenti disposizioni di legge”. In sostanza si accelera la rimborsabilità a carico del Ssn dei farmaci equivalenti.

Revisione accreditamenti. Ogni Regione dovrà, ogni due anni, verificare, in base agli obiettivi di Piano sanitario regionale, il numero e la dislocazione delle strutture accreditate. In caso di mancato o parziale raggiungimento dei livelli essenziali e uniformi di assistenza e al fine di razionalizzare la rete delle strutture accreditate, ogni Regione dovrà indire, almeno ogni due anni, una selezione per l’accreditamento istituzionale di operatori privati operanti da almeno due anni. In sostanza sembra si voglia “sbloccare” o comunque favorire maggiormente nuovi ingressi di privati sulla base di verifiche più puntuali e più vicine nel tempo del bacino di accreditati “storici”.

Farmacie. Due le ipotesi sul tappeto: una suggerita dall’Antitrust che indica la possibilità di intervenire sulla legge n. 475/1968 trasformando il numero massimo in numero minimo e dunque inserendo dopo le parole “una farmacia”, la seguente “almeno”. In sostanza sarà il Comune a decidere quante farmacie si possono aprire sul suo territorio, senza alcun limite massimo rispetto alla popolazione, fermo restando l’obbligo della presenza di una farmacia ogni 3.300 abitanti. L’altra opzione prevede invece l’abbassamento ulteriore della soglia di popolazione richiesta per l’apertura delle farmacie, passando dagli attuali 3.300 abitanti per farmacia a 1.500 abitanti. In sostanza, con questi nuovi standard si potrebbero aprire più del doppio delle farmacie oggi esistenti. Inoltre, in tutte i due i casi il ddl prevede l’eliminazione del limite di quattro licenze per le società di farmacisti inserito da Bersani con le sue “lenzuolate”, aprendo così la strada alle grandi catene di farmacie gestite dalle società.

Farmaci di fascia C (con ricetta). Anche in questo caso, ci sono due ipotesi allo studio. La prima prevede la possibilità per la Parafarmacie di vendere anche i farmaci di fascia C con ricetta, sia quelli branded che gli equivalenti. Nella seconda si prevede invece la liberalizzazione dei soli equivalenti appartenenti a questa categoria.

Open data. Le Regioni dovranno pubblicare sul proprio sito internet dei rapporti periodici che illustrino le attività mediche svolte e il livelli di qualità del servizio erogato, con particolare riferimento ai volumi di attività clinica, ai tempi di attesa per l’erogazione delle prestazioni, nonché alle competenze del personale medico, garantendo ai cittadini la massima fruizione dei relativi risultati informativi.

06 febbraio 2015

Gizzi (Assofarm): “Liberalizzare non è riformare, così si accelera la deriva commerciale della farmacia”

Messina (FederAnziani): “No a fascia C fuori dalle farmacie, un pericolo per gli anziani”

Calabrò (Ncd- Ap): “A rischio salute cittadini e spesa farmaceutica”

Pace (Fofi): “Ulteriori liberalizzazioni farebbero venir meno il ‘servizio civile’ delle farmacie”

Liberalizzazioni. Lorenzin: “No alla Fascia C fuori dalle farmacie”

Gullotta (Parafarmacie): “Lorenzin difende la casta. Motivazioni strumentali”

Liberalizzazioni farmacie. No della Lorenzin. Si della Guidi

Consumatori: favorevoli a liberalizzazione farmaci fascia C

Redazione Fedaisf

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