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Proroga blocco licenziamenti: il dietrofront del Governo. Sì all’esonero addizionale

Salta la proroga blocco licenziamenti fino al 28 agosto, ma è conservato lo sconto Cig ordinaria. Le ragioni dello stop.

Lavoro e diritti – 25 maggio 2021 di Claudio Garau

La notizia sul dietrofront del Governo sulla proroga del blocco dei licenziamenti (di cui avevamo parlato qui) dell’ultima ora non appare così inaspettata. Infatti, è ben nota la questione di cui il Governo ha dovuto occuparsi in queste settimane che hanno preceduto il varo del dl Sostegni bis. Molteplici le richieste e le istanze di sindacati, lavoratori e imprese. Ora, il Premier Mario Draghi – che sullo spinoso tema ha dovuto anche confrontarsi con le formazioni politiche nella squadra dell’Esecutivo – per il pressing esercitato da Confindustria, avrebbe deciso di fare marcia indietro.

Pertanto, a seguito dell’approfondimento tecnico nel Governo, per quanto attiene alla norma sui licenziamenti di cui al dl Sostegni bis, l’ex banchiere centrale ha deciso di confermare la scadenza del blocco licenziamenti in data 30 giugno. In buona sostanza, niente ulteriore proroga blocco licenziamenti, a differenza di quanto emerso fino a ieri. Vediamo dunque qualche dettaglio in più su questa novità delle ultime ore.

Proroga blocco licenziamenti: non passa la linea Orlando

Come appena accennato, ecco lo stop alla proroga blocco licenziamenti fino al 28 agosto; per quanto riguarda le aziende che avessero domandato la Cig Covid dal giorno di entrata in vigore del dl Sostegni bis.

La norma sulla proroga blocco licenziamenti era stata voluta dal ministro del Lavoro Orlando, ed era stata inclusa all’ultimo momento nel decreto Sostegni bis. Tramite essa, vi sarebbero stati ulteriori 60 giorni di blocco per le industrie che usufruiscono della cassa Covid.

Vero è che, a seguito del dietrofront, i sindacati nelle ultime ore si sono già mossi, protestando proprio contro Confindustria: “Posizione inaccettabile e pericolosa degli industriali” hanno dichiarato. Il PD ha cercato invece di ‘salvare’ il Ministro Orlando e il suo operato, asserendo che nel secondo maxi decreto economico del Governo Draghi, sarebbe comunque confermata l’impostazione generale.

Ma di fatto, ciò che appare incontrovertibile è che alla fine è passata una versione “soft” che impedisce la piena attuazione della linea Orlando circa la proroga blocco licenziamenti. Infatti, l’esponente del PD ora nella squadra di Governo aveva proposto una sorta di  “tappa intermedia” al 28 agosto nell’ambito della graduale eliminazione dello stop. In estrema sintesi, per le grandi imprese che avessero sfruttato la Cig Covid durante il mese di giugno, la rimozione del blocco sarebbe stata rinviata dal primo luglio alla fine di agosto. In altre parole, questi ulteriori 60 giorni sarebbero comunque stati ‘coperti’ dall’estensione per altri 2 mesi della cassa integrazione Covid.

Il dietrofront è legato alle pressioni di Confindustria e a opposte visioni all’interno del Governo

A ben vedere, lo stop della proroga blocco licenziamenti non sorprende eccessivamente. Infatti, la decisione dell’Esecutivo Draghi è  frutto – come sopra accennato – delle decisive pressioni di Confindustria contro la possibilità dell’ulteriore proroga. L’associazione degli imprenditori avrebbe preso di mira proprio il ministro del Lavoro Orlando, accusato di avere in qualche modo “agito nell’ombra”; per introdurre la norma sulla proroga blocco licenziamenti, ad insaputa degli altri componenti dell’Esecutivo.

Ma il dietrofront è conseguenza altresì di una spaccatura all’interno del Governo, proprio su questo tema. Da una parte, abbiamo infatti Lega e Forza Italia che hanno preferito condividere la linea di Confindustria; dall’altra il M5S il quale aveva tentato di ottenere una proroga blocco licenziamenti fino a dicembre. Ciò, secondo il Movimento, al fine di mettere in sicurezza lavoratori e imprese e traghettare il Paese verso il rilancio socio-economico nel corso del 2022. Il PD ha agito in qualche modo in veste di ‘mediatore’ ed anzi, per salvare quanto realizzato da Orlando, alle fonti di informazione ha fatto sapere che “Il pacchetto lavoro approvato nel decreto Sostegni bis conferma l’impostazione data dal ministro con una serie di opzioni a disposizione delle aziende, alternative ai licenziamenti”.

Qual è la situazione ora in tema di licenziamenti?

Cerchiamo adesso di fare il punto circa la delicata questione dello sblocco dei licenziamenti, alla luce del dietrofront delle ultime ore.

Attualmente, il blocco licenziamenti vale fino al 30 giugno; invece dovrebbe slittare, tranne ulteriori smentite, al 31 ottobre soltanto per le imprese che sfruttano il FIS (Fondo integrazione salariale) o la cassa in deroga (CIGD).

In base a quanto emerso dal Ministero del Lavoro, oltre alla cassa Covid, per chi domanda la cassa integrazione ordinaria non sarebbe comunque da pagare il contributo addizionale  – corrispondente al 9, 12 e 15%, in base alla durata della cassa –  impegnandosi tuttavia a non licenziare personale.

Per ricapitolare, è dunque eliminata la proroga al 28 agosto per le imprese che avessero domandato la cassa Covid dall’entrata in vigore del decreto entro fine giugno. Lo ribadiamo: ciò che invece permane è la possibilità per le aziende di servirsi del meccanismo della Cig ordinaria, dall’1 luglio, con il rilevante beneficio di non dover pagare le addizionali per tutto il 2021. Ma attenzione: lo sconto Cig vale soltanto a condizione che l’azienda non intenda diminuire il numero degli occupati.

Notizie correlate: Lavoro: Cgil, posizione Confindustria inaccettabile, governo proroghi blocco licenziamenti fino ad ottobre

Redazione Fedaisf

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