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Sanità gratis per mezza Italia.

I cittadini-Asl che non pagano il ticket per visite specialistiche e analisi sono 23 milioni, questo 40% di italiani consuma almeno il 75% della spesa sanitaria pubblica. Per l’accaparramento dei farmaci gli esenti sono circa 34 milioni, cioè il 60% degli assistiti. Lo rivela un giornale che i “conti li sa fare”: sotto Il Sole in 24 ORE.
Il ticket pro capite più basso si paga in Campania: 4,97 euro rispetto ad una media nazionale di 17,26 euro e al massimo di 31 a Bolzano e Valle d’Aosta. E’ evidente che siamo sulla “quantità” e non sulla “qualità” dell’assistenza. Strada sbagliata.
Lo spreco nelle regioni del Sud, sul podio prima la Campania, non è questione di piccola o media o grande povertà, che pure ha importanza sociale, ma di fallimentare organizzazione sanitaria. Ecco una prova significativa e che racchiude tutto il malessere della situazione: paziente scivola dalla barella, plof sul pavimento, sala operatoria, rianimazione, decesso.
E’ vero che nel Meridione l’apparato sanitario è sotto tiro, in Calabria sono stati scoperti giorni fa 400mila assistiti fantasmi. Ed ha ragione chi afferma “che al Sud il rischio-valanga da esenti è tutt’altro che un’ipotesi”.
Ma il reale problema non è scoprire un pozzo delle meraviglie una volta ogni paio di anni ma esercitare il continuo controllo. In certe regioni i controlli si fanno, ma non basta perché spesso occorre controllare i controllori, a qualsiasi gruppo politico appartengano.
Anche l’apparato medico ha importanza, i “camici bianchi” non dovrebbero farsi veicolare dalla cattiva politica. A Napoli si è avuto un esempio clamoroso, l’ormai famoso onorevole che “componeva” piante organiche sul filo del telefono inveendo e minacciando, a nome del suo partito, un dirigente d’azienda che non voleva cambiare un primario che – avendo tutti i titoli di legge – era già stato nominato.
Per un diverso, necessario e tanto auspicato ruolo del medico va registrata la “buona intenzione” del ministro della Salute in risposta ad una lettera, firmata da professionisti della medicina. Lettera formulata sull’onda del “caso Tognetti”, l’oncologo del Regina Elena, riconfermato nella carica di direttore scientifico due giorni prima dell’arrivo di Livia Turco al Ministero della Salute e per questa mancata sensibilità allontanato e poi fatto rientrare all’Istituto romano.
A pace fatta, il ministro afferma: “Io voglio separare la politica dalla gestione sanitaria, per questo ho proposto il nuovo criterio che prevede un bando, cioè una commissione presieduta da personalità scientifiche e poi sarà il ministro che sceglierà entro una rosa di tre nomi”.
Non è la panacea ma è una partenza verso il rispetto per una categoria professionale che spesso si lascia trascinare dai cosiddetti “amministrativi della sanità” nominati dai politicanti da strapazzo.
Il medico deve “fare il medico” non il manager del suo reparto o del suo dipartimento.
di Mario Caruso
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