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TAGLI AI PREZZI DEI FARMACI (GENERICI). CHIESTO UN TAVOLO DI LAVORO

Il taglio dei prezzi dei farmaci generici, ipotesi già vagliata a livello tecnico dal ministro del Welfare e dell’Agenzia del farmaco e ora al vaglio del tavolo sulla farmaceutica e le prospettive di riduzioni agli organici delle aziende farmaceutiche, preoccupano il settore. Farmindustria e i sindacati FilcemCgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil hanno chiesto in una lettera al Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, l’istituzione di un tavolo congiunto di confronto permanente. Un tavolo nel quale, sostengono in una nota congiunta, «si possa esaminare la fase di trasformazione profonda che vive l’industria farmaceutica a livello internazionale con processi di riduzione dei costi e una reingegnerizzazione complessa, dettata dagli investimenti sempre più elevati per lo sviluppo di un farmaco, dalla specializzazione nella ricerca e produzione e dalla scadenza di molti brevetti». È uno scenario che a parere di aziende e sindacati, «si avverte anche in Italia e che va affrontato con senso di responsabilità dalle imprese e dalle Parti sociali per individuare soluzioni che portino alla formazione e riqualificazione del personale interessato, soprattutto nell’area dell’informazione scientifica, nella tradizione delle buone relazioni industriali del comparto chimico-farmaceutico». I farmacisti, da parte loro, respingono l’ipotesi di taglio dei prezzi dei generici: la definiscono «ingessata» e contraria alla flessibilità chiesta al settore. Per Annarosa Racca, Presidente di Federfarma una parte del pacchetto di misure per tagliare ulteriormente la spesa farmaceutica, «peraltro in calo del 6,8% nel 2007 e in forte calo anche quest’anno, disincentiverebbe il farmacista a proporre l’equivalente, lasciandogli solo l’onere di informare, e fissare condizioni di acquisto rigide vuol dire impedire alla farmacia di avere un magazzino ben fornito». Tutto ciò in contrasto con l’azione del Consiglio dei Ministri che, poche settimane fa, ha rinviato alla Corte Costituzionale una legge della Regione Puglia che imponeva condizioni di acquisto fisse a industria, grossista e farmacia, sostenendo che tale norma «incide sull’autonomia contrattuale delle parti nella determinazione di accordi sulla distribuzione di farmaci». «Personalmente – si legge nella risposta del sen. Marino – ritengo che questo ddl faccia compiere al Paese un passo indietro rispetto alle liberalizzazioni che lo scorso governo aveva avviato con l’operato in particolare del ministro Pier Luigi Bersani». Marino non condivide, inoltre, la decisione, contenuta nel ddl di stilare un elenco di medicinali che per caratteristiche e dosaggio possono essere venduti in esercizi dove non sia presente un farmacista. 

Eco di Bergamo del 21/09/2008   p. 36

af

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