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Umbria. Informatori Scientifici del Farmaco hanno diritto al Vaccino Covid?

Per tutti gli ISF che sfortunatamente risiedono in regioni che non li considerano, nel caso in cui fossero in buona salute, senza patologie pregresse, dovranno continuare a vivere giornate al cardiopalma ancora per un bel po’ di tempo prima di vaccinarsi

Che poi diciamocelo: le falle nel piano vaccinale non finiscono mai di stupirci

spoletonline – 8 marzo2021

Loro sono i più odiati da tutti quelli che si recano dal medico di base, di corsa, per avere risposte possibilmente celeri circa un malessere più o meno importante. L’esigenza di fretta viene ridotta a mera utopia il più delle volte dall’incontro con qualche avventore che ha scambiato il medico per “la scusa” per fare due chiacchiere oppure da loro: gli Informatori Scientifici del Farmaco. Li riconosci subito: ben vestiti, valigetta e per quanto siano forti le tue motivazioni loro entreranno nella stanza del medico ogni tot pazienti e se il successivo sei tu aspetti.

Lasciando stare tutte le cattiverie che almeno una volta nella vita abbiamo pensato sugli Informatori che ci passavano avanti dobbiamo inquadrare questa categoria professionale tra quelle che oggi rischiano di più. Passano di studio medico in studio medico, hanno continuato ad incontrare i medici ben prima che questi venissero vaccinati e nonostante la pandemia perché quello è il loro lavoro. Informano i dottori che poi somministrano ai loro pazienti i farmaci che li aiutano a guarire dalle loro patologie.

Ricordiamo che oltre ai medici sono stati già vaccinati assistenti, segretarie, personale paramedico o parasanitario degli studi medici o delle rsa. Quindi come li possiamo inquadrare gli Informatori in questo momento rispetto alla campagna vaccinale? Operatori nel settore sanitario, medico e paramedico? O semplici lavoratori equiparabili, che so, ad un impiegato che vive la sua giornata lavorativa dietro una scrivania non aperta al pubblico? Oppure ad un fattorino che consegna porta a porta? Secondo alcune Regioni, pur non essendo inseriti tra gli operatori del settore sanitario, sono stati messi in fascia 1 cioè tra quella quota di categorie cosiddette “fragili” che riceveranno la dose di vaccino appena terminata la campagna degli Over80. In altre Regioni sta iniziando la somministrazione già ora.

Eh si perché un informatore scientifico frequenta i luoghi più pericolosi in questo momento, quei luoghi dove i protocolli sono severi ma dove sarà molto più semplice incontrare un positivo. E senza nulla togliere alla cassiera dal supermercato che altrettanto rischia in prima persona tutti giorni ormai da un anno, pare evidente che ci siano dei buchi importanti nei criteri con cui vengono determinati gli ordini di priorità nella somministrazione del vaccino anti Covid. Ma sul tema vaccini le carenze sono e sono state già molte fino ad ora.

Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Veneto, Puglia e Sicilia hanno dato priorità a questa categoria.
La nostra Umbria?  Non pervenuta. Almeno non con certezza. Siamo in quel forse.. probabilmente.. si.. poi ti dico.. che per altro è un po’ quello che accompagna tutti noi che aspettiamo fiduciosi, ma non troppo, di sapere quando sarà il nostro momento.

Presentato un emendamento dalle senatrici Castellone e Pirro per inserire la categoria in fascia 1 di vaccinazione. Lo stesso emendamento è stato ritirato e sostituito con un altro emendamento che aggiungeva anche gli specialisti di prodotto e dispositivi. Il 3 marzo è stato ritirato anche questo secondo emendamento.
Quindi beati gli informatori delle Regioni che li vaccineranno sicuramente. Per tutti gli altri, nel caso in cui fossero in buona salute, senza patologie pregresse, dovranno continuare a vivere giornate al cardiopalma ancora per un bel po’ di tempo.. stando alla situazione vaccinale momentanea.. un altro annetto se non di più.

Terranno loro compagnia non poche categorie “necessarie” per la società, categorie che non possono fermarsi, con o senza lockdown (e le cassiere del supermercato rappresentano perfettamente la categoria) e di questo continuiamo a dispiacerci, continuiamo a parlarne, continuiamo a promettere, continuiamo ad accusare questo e quelle ma loro, almeno ad oggi, continueranno a non vaccinarsi.


N.d.R.: ringraziamo l’estensore di questo articolo perché dimostra di conoscere il problema ed evidentemente si informa e ci legge. Per amore di precisione nell’articolo vengono citate le regioni in cui si vaccinano gli ISF: Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Veneto, Puglia e Sicilia. A queste dobbiamo aggiungere Lombardia, Sardegna. Rimangono in sospeso Umbria e Molise i cui Consigli Regionali hanno approvato mozioni che inseriscono gli ISF nella fase 1 di vaccinazione, ma le relative giunte non hanno ancora formalizzato il provvedimento operativo e la Regione Marche che sta vaccinando gli ISF considerandoli categoria a rischio, ma senza nominarli.

Infine le Senatrici Castellone e Pirro ci hanno comunicato che hanno ritirato il loro emendamento per trasformarlo in un Ordine del Giorno


Commento del lettore Antonio su Spoleto on line

Ringrazio doverosamente l’autore dell’articolo per avere, in poche righe, esposto le problematiche di una professione troppo spesso incompresa. L’ attività degli Informatori scientifici viene stabilita per legge dal momento in cui nasce il SSN (L.833/78), sino ad arrivare alla 219/06 che ne delinea con precisione il suo profilo. Complessivamente sono circa 18 le leggi che regolamentano questa professione. Sono professionisti laureati in materie scientifiche, Farmacia, Biologia, Medicina, Veterinaria ecc… Non ci si deve stupire se il cittadino non conosce alcune specifiche leggi, ma ci si stupisce quando a non conoscerle sono gli amministratori pubblici, spesso invitati al confronto. Ci sono le Linee Guida stabilite dalla Conferenza delle Regioni, ci sono le numerose delibere di Giunta sulla regolamentazione dell’Informazione Scientifica del farmaco, gli stessi DPCM dove si specifica che l’attività di questi professionisti si svolge negli stessi luoghi di lavoro degli operatori sanitari (strutture sanitarie, ospedali, poliambulatori, consultori, ambulatori pubblici e privati), insomma gli Informatori scientifici esistono e sono una categoria a rischio. Perché allora non riconoscerli? Si parla di falle nel piano vaccinale, il mio pensiero è che si è perso troppo tempo per trovare la soluzione ideale per un piano efficiente. A parte la priorità di vaccinazione per gli operatori sanitari, sociosanitari e i soggetti maggiormente a rischio a causa di comorbidità, avrebbero dovuto vaccinare immediatamente i giovani (i più riottosi al rispetto delle regole), in questo modo si sarebbero tenute aperte le scuole in totale sicurezza, contemporaneamente tutto il mondo del lavoro, evitando di bloccare l’economia e mettere a rischio l’occupazione. Sono certo che in questo modo si sarebbe impedita la diffusione dei contagi e soprattutto, molti over 80 non avrebbero contratto l’infezione virale anche perché non vanno in giro a bighellonare e se si infettano è solo perché vengono contagiati da chi li va a visitare o vive nello stesso nucleo familiare. Penso siano stati commessi diversi errori.

 

Redazione Fedaisf

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