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ABRUZZO, TERREMOTO SANITA’: IN CELLA OTTAVIANO DEL TURCO

 

Decapitato ieri all’alba il vertice della giunta ragionale. La Procura: prove schiaccianti. Gravissime le accuse contestate: dalla corruzione alla concussione dal falso alla truffa al riciclaggio.

DA PESCARA GIULIO ISOLA Il Presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, in carcere a Sulmona. L’assessore alle attività produttive, Antonio Boschetti, in quello di Lanciano e Bernardo Mazzocca, titolare della delega alla sanità, ai domiciliari a Pescara. Sono eccellenti gli arresti che, ieri all’alba, hanno decapitato il vertice della giunta regionale. Gravissime le accuse, non uguali per tutti, dalla corruzione alla concussione, dal falso alla truffa, dall’associazione a delinquere al riciclaggio. Mazzette, insomma, un giro vertiginoso di denaro dell’ammontare complessivo di 14 milioni di euro, 12,8 dei quali, sempre secondo l’accusa, già intascati o promessi ai protagonisti della bufera giudiziaria. Oltre al presidente e ai due assessori altri sette sono stati colpiti da ordine di custodia cautelare, in carcere e ai domiciliari: i consiglieri regionali Camillo Cesarone, capogruppo del Pd e Vito Domenici, del Pdl, ex assessore alla Sanità, già di Forza Italia, il segretario generale della Presidenza della Regione, Lamberto Quarta, l’ex manager della Asl di Chieti, Luigi Conga, il segretario particolare di Mazzocca, Angelo Bucciarelli, Gianluca Zelli, titolare a Pescara della società Humangest e l’ex presidente della Fi.ra, la finanziaria regionale abruzzese, Giancarlo Masciarelli. Per Francesco Di Stanislao, direttore generale dell’azienda sanitaria regionale, indagato dallo scorso 30 aprile, il Gip ha disposto il solo divieto di dimora a Pescara. A imprimere l’improvvisa accelerazione all’inchiesta della magistratura pescarese sarebbe stata la collaborazione fornita agli inquirenti da Vincenzo Angelini, uno dei re della sanità privata regionale, amministratore della casa di cura "Villa Pini d’Abruzzo" e titolare della clinica "Sanatrix" all’Aquila. Sarebbe stato lui, indagato nella clamorosa inchiesta, a guidare i magistrati sulla strada delle presunte tangenti. Un concusso danneggiato, insomma, per la procura, ilmanager della sanità privata. Avrebbe scucito lui o promesso, quei 14 milioni di euro, forse anche più, in cambio del pagamento dei rimborsi della sanità privata. La svolta sarebbe avvenuta dopo l’interrogatorio di Angelini dell’aprile scorso, quando 1 imprenditore avrebbe vuotato il sacco, spiegando ai magistrati come sarebbe stato concepito il disegno criminoso. Ieri pomeriggio, al Palazzo di Giustizia a Pescara affollato di cronisti, è stato lo stesso procuratore Trifuoggi, che all’inchiesta lavora da due anni con i sostituti Bellelli e Di Florio, a incontrare la stampa. «Altro che teorema, qui non c’è alcun teorema. Qui ci sono fatti dolorosissimi, prove del pagamento di una marea di soldi, una barca di soldi, trenta miliardi di vecchie lire». È questo l’affondo più duro di Nicola Trifuoggi, procuratore capo di Pescara, che per più di due ore, affiancato dai sostituti Bellelli e Di Florio, ha tenuto ieri pomeriggio una conferenza stampa. Chiaro il riferimento alle parole pronunciate dal premier Berlusconi da Parigi dopo aver appreso degli arresti in Abruzzo. «Gli indagati – ha detto il magistrato – sono schiacciati da una valanga di prove e abbiamo messo assieme riscontri documentali, testimoniali, intercettazioni e pure ricevute di prelevamenti bancari e ticket dei telepass autostradali. Ma anche riscontri di tipo logico. Ci siamo accorti nel tempo che vi erano troppe illegittimità – ha continuato – perché si potesse parlare solodi disinvoltura amministrativa. È sorto così il sospetto che qualcuno ci lucrasse sopra. Il meccanismo? Si prometteva all’imprenditor

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