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Analisi partigiana (intesa come resistenza) di un recente rinnovo contrattuale

Riceviamo e pubblichiamo


RINNOVO CCNL CHIMICI LUGLIO 2018

PARTE ECONOMICA

Volo in planata sulla parte economica del rinnovo che pur avendo valore venale non è sostanziale quanto si vorrebbe far credere. La si esalta nel tentativo di enfatizzare le conquiste mettendola in primo piano sotto gliocchi dei Lavoratori volendo celare le vere mancanze che di seguito
elencherò. Se è vero che il denaro ha la sua importanza è pur vero che “non di solo pane vive l’uomo” ed è altrettanto certo che per il capitale dare al Lavoratore un aumento mensile di questa misura equivale alla restituzione di un’infinitesima parte di tutto quello che nel corso degli
anni gli hanno sottratto riassorbendo tutte le conquiste sindacali, nonsolo economiche, degli anni‘70/80, costringendo i nostri figli alla
precarizzazione perenne e quando sono  fortunati a rimanere generazione 800,00€; vantiamo ancora dei crediti!

Ormai fa parte della Storia l’incontro del 1979 tra Guido Carli allora Presidente di Confindustria e Pierre Carniti (lo ha raccontato Carniti in un’intervista al CdS nel 2008, 30 anni dopo l’incontro. ndr) in cui il Presidente senza fare discorsi complicati mostrò al Sindacalista un foglietto in cui su un’asse c’erano gli anni e sull’altra le quote di reddito e disse: “vede, il problema è che la quota di reddito destinata al lavoro è aumentata di 7 punti , mentre è scesa quella che va ai profitti. Bisogna trasferire 5 punti da una parte all’altra”.

Da metà degli anni 90 al 2008 , la quota destinata ai salari è scesa di oltre 10 punti grazie agli accordi del ‘92/‘93 che produssero la
concertazione, tanto cara alle nostre segreterie generali autoreferenziali e lontane dai problemi dei Lavoratori. Un poco di sana conflittualità
riporterebbe buon senso alla parte sociale che rappresenta il capitale.

Sembra che il problema vada ricondotto alla nostra scarsa produttività che non consente ai nostri tenaci Segretari Generali di Categoria di chiedere adeguati livelli salariali.

Dai dati OCSE scopriamo che nel 2017,in Italia, gli stipendi sono diminuiti mediamente del -0,9% mentre la produttività è aumentata del +0,4%, in Germania i salari sono cresciuti dello 0,6% e la produttività dello 0,7%, in Francia salari e produttività sono cresciuti dello 0,6% (gli ultimi due sono esempi di concertazione virtuosa). Se guardiamo al periodo 2010/2017 scopriamo che in Italia i salari sono diminuiti in termini realiattestandosi a – 4,3%, in Germania sono cresciuti del +8,5% e in Francia del +3,9%. La verità imbarazzante, non colta dai nostri attenti Segretari Generali di Categoria, sulla nostra pseudo scarsa produttività ce l’ha offerta, ingenuamente, Scaccabarozzi dichiarando che la farmaceutica italiana è diventata la prima in Europa per fatturato e produttività, proprio mentre i nostri solerti Segretari Generali di Categoria cercavano affannosamente di firmare il contratto contenente ulteriori sollecitazioni all’aumento della produttività .

RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO

le ultime rilevazioni sulle ore lavorate nei paesi dell’area OCSE (2016) sono chiare, in Italia si lavora mediamente di più che in Francia, Germania, Svezia e Regno Unito.

Keynes prevedeva che nel 2030 la ricchezza delle Nazioni sarebbe quadruplicata e di conseguenza avremmo lavorato appena 15 ore settimanali.
In realtà abbiamo più che quintuplicato quella ricchezza, la tecnologia ha fatto enormi passi in avanti ma nonostante ciò chi lavora lo fa per più
ore, lavora male, è pagato poco e tantissimi non lavorano e chi lavora deve affrontare problemi psichiatrici quali ansia da competizione, stress
da iper-reperibilita, insoddisfazione perenne, depressione.

In un Paese in cui gli anziani sono costretti a lavorare fin quasi alla soglia dei 70 anni e i 35enni sono a casa disoccupati, la riduzione dell’orario di lavoro rappresenta un interesse della Collettività ma ci si ostina a riconoscere il primato dell’impresa sui diritti e libertà dei Lavoratori, fino ad arrivare al paradosso di questo rinnovo (pag 29 art.60 punto 4) dove si fa cenno alla riduzione dell’orario di lavoro rimandandolo alla contrattazione di secondo livello e per giunta esortando i Lavoratori a comprarsela, questa riduzione. Ovvero il Lavoratore dovrebbe attingere dal montante del suo premio di partecipazione, per chi lo ha, restituendone parte al datore di lavoro per comprarsi il suo tempo.
Oltre che un paradosso è uno schiaffo che la parte datoriale da al Lavoratore attraverso la mano delle nostre ossequiose segreterie generali
di categoria.

CONFLITTO TRA LEGGE E CCNL, OSTINATAMENTE IGNORATO DALLE SEGRETERIE GENERALI E SFACCIATAMENTE RIPROPOSTO IN QUESTO RINNOVO CON L’UNICO PUDORE DI COPRIRLO CON UNA FOGLIA DI FICO. L’OSSERVATORIO FARMACEUTICO, SEPPELLITO NELLO SCORSO RINNOVO E RIESUMATO PER L’OCCASIONE FESTOSA DI UMILIARE LA LEGGE.

La sconfitta riguarda una parte dei Lavoratori, gli ISF. Non faccio distinzione tra Lavoratori e domani, come oggi è toccato a noi, può toccare ad altri. La Storia del ‘900 è piena di esempi che i nostri smemorati segretari generali di categoria non colgono perché proiettati nel futuro prossimo (giugno 2022) non affondando radici nel passato.

Prendo spunto da un’indagine dell’OCSE che misura la qualità del lavoro.

L’OCSE ha elaborato un’analisi per misurare, con indicatori oggettivi, la qualità del lavoro secondo tre dimensioni.

– la qualità della remunerazione, misura quanto questa contribuisca al benessere dei Lavoratori.

– la protezione nel mercato del lavoro. Misura la probabilità di perdere il posto di lavoro.

– la qualità dell’ambiente di lavoro. Misura gli aspetti non economici, natura e contenuto del lavoro, orari e relazioni lavorative.

Tralascio le conclusioni dell’OCSE riguardo all’Italia ( non sono certo  esaltanti siamo sempre in corsa per gli ultimi posti. La colpa è del Capitale che lucra ma la responsabilità è dei nostri affannati Segretari Generali di Categoria perennemente alla rincorsa di una firma sul
contratto).

Ne azzardo alcune riguardo gli ISF.

QUALITÀ DELLA REMUNERAZIONE

Trattata nel primo capitolo ma aggiungo che nonostante le variabili anche molto incisive determinate dal premio di vendita, è abbastanza vicina ai parametri contrattuali. È proprio il premio vendita che, rappresentando la prima contraddizione alla Legge che regolamenta l’informazione scientifica, determina dei comportamenti che a volte spingono ad abbandonare lo strumento naturale dell’ISF a favore di sistemi più remunerativi che leciti, questo, a meno di essere delinquenti incalliti, produce vantaggio economico e malessere psichico. Il premio vendita è la contraddizione più evidente del ruolo dell’ISF e onestamente bisogna trovare il coraggio di cancellarlo. Prima di chiedere ad altri la
riconciliazione tra Legge e contratto è necessario fare piazza pulita de inostri conflitti d’interesse e come afferma un mio caro amico, anch’egli
vittima delle epurazioni farmaceutiche, per evitare il bastone bisogna avere il coraggio di rinunciare alla carota.

I salari restano comunque sempre lontani dagli altri Paesi europei nostri pari, la produttività cresce.

PROTEZIONE NEL MERCATO DEL LAVORO

L’indagine OCSE colloca l’Italia al terzultimo posto appena prima di Grecia e Spagna, segno evidente che in questo Paese c’è scarsa tutela del posto di lavoro e questo a chi può essere imputato se non ai nostri, illuminati e inseguitori di contratti da firmare, Segretari Generali di Categoria?

La scarsa protezione del posto di lavoro è ben rappresentata dalla storia involutiva degli ISF dal 2007 ad oggi.

Ci sono date che rappresentano dei cardini nella nostra storia, le ricordobrevemente:

  • -Aprile 2006, recepimento della direttiva UE e licenziamento del d.lgs 219/06
  • -Settembre 2006 in risposta alla 219/06 e alle costituende Regolamentazioni Regionali per l’informazione scientifica, Farmindustria organizza a Milano il Congresso “Dove va l’informazione scientifica” che ridisegnerà tutto il comparto e nello stesso periodo Dompè (allora presidente di
    Farmindustria) minaccia ai Sindacati il licenziamento di 10.000 ISF promettendo in cambio assunzioni in R&S. La prima si è avverata superando le aspettative, la seconda?….ancora siamo in attesa.
  • -Rinnovo CCNL chimici 2007. Pressati da Farmindustria i nostri coraggiosi Segretari Generali di Categoria accettano convinti (?) di tutelare posti di lavoro, credendo alle sirene Farmindustriali e in deroga alla Legge, il passaggio dell’ISF nell’area commerciale/ marketing, sostanzialmente alla dipendenza della direzione vendite.
  • -Rinnovo CCNL chimici 2012, all’Assemblea dei delegati alla contrattazione i nostri bravi Segretari Generali di Categoria furono costretti, dalla
    protesta dei delegati, ad inserire nella piattaforma contrattuale l’emendamento che richiedeva il passaggio dell’ISF nell’area R&S alle dipendenze della Direzione Scientifica.
  • -Settembre 2012 ,nella sede di Confindustria all’EUR, poco prima di firmare il rinnovo, Gigli tirò fuori l’emendamento degli ISF e affermando la necessità di bere il calice amaro per un bene superiore, anche in difesa dei posti di lavoro degli ISF, lo stralciò dalla piattaforma, in un’ora
    firmarono il contratto che conteneva ulteriori peggioramenti commerciali per la figura dell’ISF.
  • Nel frattempo a difesa degli ISF, i nostri materni Segretari Generali di Categoria lo sapevano e ci lucreranno attraverso lo strumento della
    mediazione, si erano approntate quelle aziende sepolcro che porteranno all’estinzione 15.000 colleghi, con buona pace dell’art. 18 dello Statuto
    dei Lavoratori ( allora ancora in vigore).
  • – luglio 2018,salto il precedente rinnovo che citerò in seguito, l’attuale rinnovo era foriero di grandi mutamenti e grandi speranze per gli ISF
    cavalcate senza malizia, con coraggio e con gran buona volontà dai quadri intermedi del Sindacato. Ahimè, la loro onestà e passione è servita a poco contro la pretesa di sostenere, da parte dei legalisti Segretari generalidi categoria, che “la legge, che è stata scritta da una manina
    interessata (non immagino quale possa essere), per l’ISF equivarrebbe ad una tomba e cavalcarla equivarrebbe a coprirla con una pietra”, di conseguenza, ciò che se ne deduce è ancora una volta la promessa della difesa dei posti di lavoro attraverso la commercializzazione del ruolo
    dell’ISF. Quando parlano così, i nostri smemorati Segretari Generali di Categoria, mi fanno tornare in mente i sudari con i quali, attraverso la loro complicità, avvolsero i 15.000 colleghi prima di abbatterli.

L’Ossevatorio Farmaceutico a cui celebrarono, in pompa magna, il funerale nel rinnovo contrattuale del 2015 definendolo uno strumento obsoleto ed inutile, è stato riportato in vita per l’occasione ma non per dare un contentino ai Lavoratori, più probabilmente è stato fatto per lenire lo sconforto e la delusione dei quadri intermedi del Sindacato che hanno lavorato con passione affinché agli ISF fosse resa giustizia.

L’Oservatorio Farmaceutico ha sempre rappresentato il Limbo del Contratto dove venivano rinchiusi tutti quegli istituti contrattuali che non si
volevano o non si potevano discutere e non so neanche se abbia mai preso vita.

Auguro in bocca al lupo ai volenterosi quadri intermedi del Sindacato che nutrono speranze in questo strumento. Non credo all’efficacia
dell’Osservatorio ma spero di essere smentito.

QUALITÀ DELL’AMBIENTE DI LAVORO

Anche riguardo a questo parametro l’Italia è al terzultimo posto seguita da Spagna e Grecia.

Per quanto riguarda gli ISF cosa si può dire di buono sulla qualità dell’ambiente di lavoro se sono, grazie ai nostri tutelanti e legalisti Segretari generali di categoria, permanentemente in conflitto tra Legge e ruolo imposto dalle Aziende? Se vengono valutati in base ai dati vendita?
Se sono pressati e cazziati dai loro capo area e dai direttori vendita, seun mese la loro performance cala? Se sono continuamente esortati alla vendita attraverso ogni mezzo? La frase classica che più frequentemente ci tocca ascoltare è: “l’importante è che porti i risultati, come li raggiungi non lo voglio sapere ma se non vuoi rotture di coglioni provvedi a portare i risultati che l’Azienda attende da te, in ogni caso però, a scanso di equivoci, devi rispettare media visite, copertura e frequenza”.

Se, secondo quanto affermato dai nostri legalisti Segretari generali di categoria, la Legge è la tomba dell’ISF io mi sento di affermare che l’area in cui, loro, ci hanno destinato dal 2007 rappresenta, ancor peggio della perdita del posto di lavoro, una certezza di qualità della vita lavorativa pessima e una condanna altrettanto certa all’ospedalizzazione psichiatrica dell’ISF.

Non illudiamoci che i rinnovi contrattuali siano frutto di dibattiti democratici, sono decisi da tre persone non elette ma cooptate non si sa
per quale recondito merito, che sanno di confrontarsi con una controparte oggi più forte di un tempo, chissà perché? che hanno tutto l’interesse a perpetuare la loro reggenza.

Auspico che l’OCSE avvii uno studio sul comportamento dei Sindacati Europei e se avverrà sono certo che il risultato porterà l’OCSE a consigliare ai nostri Segretari Generali di Categoria un periodo di formazione presso i Sindacati degli altri Paesi Europei più virtuosi.

Antonio Giammei

Delegato UILTEC RSU Angelini

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