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Crisi, in Italia già in nove milioni non si curano più

Aumenta l’utilizzo di farmaci antidepressivi, peggiorano gli stili di vita, aumentano i suicidi. Sono questi, secondo il rapporto annuale stilato dall’Osservatorio nazionale sulla salute dell’Università Cattolica di Roma, gli effetti della crisi sulla salute in Italia. In più, sottolinea Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio, il nostro paese non ha messo in campo le iniziative possibili per limitare il problema. «Nel nostro paese ormai nove milioni di persone ha rinunciato a curare disturbi di piccola e media entità – spiega l’esperto commentando lo speciale della rivista Lancet sulla salute in Europa ai tempi della crisi – o per le liste d’attesa troppo lunghe, o perché non riesce a pagare le terapie. Un esempio lampante viene dalle cure dentali, con un aumento delle persone che perdono i denti e non li sostituiscono, anche perché l’odontoiatria in Italia è quasi esclusivamente privata». Il dato più eclatante, come nel resto d’Europa, è quello dei suicidi: se nel 2008 i casi erano 2.828, due anni più tardi sono saliti a 3.048. Agli effetti diretti sulle persone si aggiungono quelli dei tagli ai servizi sanitari: «Un esempio di questo si può vedere nelle statistiche sui tumori della mammella – sottolinea Ricciardi – al Sud c’e’ la metà dei casi ma lo stesso numero di morti. Questo perché mancano i servizi di screening, e quindi le diagnosi vengono fatte quando il cancro è in stadio avanzato». Molti altri paesi, spiega Ricciardi, sono riusciti a limitare i danni con alcuni provvedimenti: «Ci sono cinque o sei cose che si possono fare – afferma – dall’aumento della prevenzione, in cui l’Italia è ultima in Europa per spesa rispetto al Pil, alla modulazione delle prestazioni in base alle esigenze del territorio, all’integrazione tra i servizi sociali e quelli sanitari, per impedire che prestazioni sociali vengano erogate a costi più alti dal Ssn. Da noi ci si è limitati ai tagli».

29 marzo2013 – DoctorNews33

 

 

 

 

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