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Gli effetti collaterali della politica farmaceutica

Come si è avuto modo di constatare, le politiche di favore verso ad esempio i farmaci generici rischiano in molti casi di deresponsabilizzare gli operatori sanitari, con rischi legati alla sicurezza delle terapie e alla salute dei cittadini. A repentaglio l’autonomia dei medici e la libertà dei pazienti nel tentativo di limitare la spesa farmaceutica.

Istituto Bruno Leoni

I recenti tentativi di bilanciare tutela della salute e spesa farmaceutica mettono nuovamente in luce la crescente insostenibilità del SSN

La proposta della Conferenza delle regioni di introdurre una forma di responsabilità patrimoniale per i medici del Servizio Sanitario Nazionale che prescrivano cure ritenute non necessarie – o comunque “inappropriate” – da parte delle regioni stesse e delle ASL è solo l’ultimo esempio di un pericoloso trend che, da diversi anni, mette a repentaglio l’autonomia dei medici e la libertà dei pazienti nel tentativo di limitare la spesa farmaceutica.

Nel paper “Farmaci e spesa regionale: il conto della salute” (PDF), Giacomo Lev Mannheimer, Fellow dell’Istituto Bruno Leoni, si chiede appunto “se le recenti politiche farmaceutiche nazionali e regionali con cui comprensibilmente si cerca di limitare i costi della sanità pubblica non rischino di compromettere l’adeguata attuazione del principio universalistico del diritto alle cure” oppure siano in realtà funzionali a determinare esclusivamente una riduzione della spesa farmaceutica.

“Indubbiamente – prosegue l’autore – il bilanciamento tra i suddetti interessi non è di facile realizzazione. Bisogna tenere in considerazione, in questo senso, che maggiori risorse risparmiate dalle regioni sul costo sanitario non corrispondono necessariamente a maggiori risorse in capo ai cittadini, ma rischiano invece di concretarsi in somme di denaro pubblico riutilizzato dalle regioni per scopi la cui opportunità andrebbe perlomeno valutata previamente, in un’ottica di costi-benefici, rispetto alla spesa farmaceutica.

In linea generale, però, l’orientamento che il legislatore (nazionale e regionale) dovrebbe adottare nei confronti della politica farmaceutica dovrebbe essere il più possibile distaccato rispetto alle scelte di merito dei cittadini. A parità di costo per le casse pubbliche, l’utilizzo di farmaci branded o generici, così come la scelta di medici del SSN o convenzionati, dovrebbe pertanto corrispondere alle diverse e specifiche casistiche e sensibilità dei singoli pazienti. E ciò a maggior ragione in quanto, come si è avuto modo di constatare, le politiche di favore verso ad esempio i farmaci generici rischiano in molti casi di deresponsabilizzare gli operatori sanitari, con rischi legati alla

sicurezza delle terapie e alla salute dei cittadini.”

 

Il paper “Farmaci e spesa regionale: il conto della salute”, di Giacomo Lev Mannheimer, è liberamente disponibile qui (PDF).

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Redazione Fedaisf

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