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L’industria farmaceutica italiana è pronta per il 4.0? Solo la metà. N.d.R.

L’industria farmaceutica italiana è pronta per il 4.0? La risposta è quasi

Presentati i risultati di una survey che ha coinvolto una cinquantina di aziende farmaceutiche: solo la metà è pronta al 4.0

Wired – 9 maggio 2018 – di Riccardo Saporiti

È il più importante comparto farmaceutico a livello europeo, secondo solo alla Germania, con un export che supera il 70% della produzione totale. Ma il comparto farmaceutico italiano è pronto al passaggio verso l’industria 4.0? La risposta è che c’è ancora molto lavoro da fare. Questo, almeno, quanto emerso da una survey condotta nel 2017 da Associazione farmaceutici industria (Afi).

I risultati della quale sono stati resi noti questa mattina a Milano nell’ambito della presentazione della sesta edizione di Pharmintech, fiera del life science in programma a Bologna dal 10 al 12 aprile 2019. Il risultato è che solo una percentuale di industrie compresa tra il 50 ed il 60% è pronta per il salto verso la digitalizzazione. Lo si comprende guardando, ad esempio, a questi numeri:

L’elemento più interessante è legato al Mes, ovvero al sistema di gestione della produzione. “Si tratta di quell’infrastruttura che permetterà l’integrazione tra tutte le macchine.

E siamo fermi al 50%, ha sottolineato Alberto Bartolini, coordinatore dell’Area supply chain di Afi.

Ora, occorre specificare che delle 200 aziende cui è stata sottoposta la survey, solo una cinquantina hanno risposto. Quindi a non avere un sistema informatico di gestione della produzione sono, con sicurezza, solo il 12,5% delle aziende farmaceutiche italiane. A meno che la proporzione non sia rispettata anche tra quelle che non hanno risposto alle domande di Afi.

Bisogna anche tenere in considerazione il fatto che la richiesta era che a rispondere fossero i responsabili It. Ma solo nel 5% dei casi questo è avvenuto. Resta il fatto che, ha spiegato Bartolini, “in un’ottica 4.0 tutti questi indicatori devono raggiungere il 100%. Sia tra coloro che hanno risposto che tra quelle aziende che non hanno ritenuto di farlo. Ma non è tutto.

Solo il 56% delle realtà che hanno fornito una risposta ha dichiarato che i propri sistemi sono convalidabili. Ovvero hanno le caratteristiche necessarie per essere utilizzabili a norma di legge. “Questo significa che oggi la convalidazione arriva con supporti e procedure cartacee. E che in prospettiva sarà necessario investire per sostituire questi sistemi”. Ancora, solo il 58% esegue un processo di verifica dell’integrità dei dati. C’è quindi un problema di sicurezza nelle aziende farmaceutiche? “No, perché chi non svolge questi processi digitalmente lo fa con procedure cartacee”, ha sottolineato Giorgio Bruno, ad di Recipharm e vicepresidente Afi.

Il problema, in altre parole, è la digitalizzazione. Ed è tanto più grave quanto più si considera che “nel settore farmaceutico la scelta del 4.0 non esiste: è un obbligo”, ha sottolineato il presidente di Pharmintech Sergio Dompé. In definitiva, ha concluso Bartolini, “c’è molto spazio per un miglioramento. Che però deve essere avviato in tempi brevissimi, perché i nuovi processi stanno arrivando”.

Notizie correlate: Scaccabarozzi: siamo già industria 4.0. “Abbiamo 15mila nuovi farmaci in via di sviluppo e 7mila in fase di sperimentazione clinica”.

Dompé, investire sul 4.0 è un obbligo per il settore farmaceutico


N.d.R.: Il Dr. Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria, intervenendo al Festival della scienza medica di Bologna, ha affermato “Siamo già industria 4.0” e ha aggiunto: “Abbiamo 15mila nuovi farmaci in via di sviluppo e 7mila in fase di sperimentazione clinica”.

Ora, da quanto emerso da una survey condotta nel 2017 da Associazione farmaceutici industria (Afi) risulta che solo una percentuale di industrie compresa tra il 50 ed il 60% è pronta per il salto verso la digitalizzazione. 

Nel contempo l’EMA, l’Agenzia Europea per i Medicinali, nel suo report, certifica che nel 2017 ha approvato, per l’unione europea (28 Paesi) 92 farmaci, di cui.solo sette sono nuove sostanze attive.

Ci sembra di cogliere alcune incongruenze, il dato AFI smentisce le affermazioni del Dr. Scaccabarozzi come pure il dato EMA che parla di sette nuove sostanze attive in tutta Europa. Possibile che nessuno dei settemila farmaci in fase di sperimentazione clinica sia già arrivato all’EMA? 

Redazione Fedaisf

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