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Manovra, le Regioni non ci stanno e chiedono modifiche a riordino tetti

Risultati immagini per commissione salute delle regioniSe ancora c’era qualche dubbio, ieri è stato fugato: il riordino dei tetti sulla spesa farmaceutica abbozzato dalla Manovra per il 2017 rappresenta – in quindici anni di 405/2001 – il primo vero tentativo da parte di un governo centrale di arginare la distribuzione diretta. Tant’è vero che ieri la Commissione salute delle Regioni (ossia il gruppo di lavoro costituito dagli assessori alla Salute dei governi regionali) ha presentato alla Camera un pacchetto di emendamenti diretti a scardinare il sistema di governance messo in piedi dalla Legge di Bilancio. Proposte di modifica che, in tema di tetti, possono essere riassunti in due punti: primo, la distribuzione diretta non si limita; secondo, il budget della spesa farmaceutica ospedaliera va incrementato a scapito di quello della spesa convenzionata.

Leggere, per credere, la relazione sulla Manovra che gli assessori regionali alla Salute hanno presentato ieri a Montecitorio e che Sanità24 ha riportato integralmente in serata: «è probabile» scrive la Commissione salute, che il tetto sulla convenzionata al 7,96% risulti nel 2017 «superiore alla spesa reale», anche perché l’incremento del Fondo sanitario a 113,5 miliardi di euro «comporterà un rifinanziamento della farmaceutica di circa 300 milioni di euro» rispetto al 2016. A detta degli esperti, l’avanzo potrebbe invogliare le Regioni a spostare un po’ di farmaci dalla diretta alla convenzionata, ma agli assessori alla Salute l’ipotesi pare proprio non piacere: «I nuovi farmaci» si legge nel documento «hanno i requisiti per essere classificati come A-Pht e le Regioni sono portate a preferire la diretta-dpc rispetto alla convenzionata».

Come fare allora con la spesa per diretta e ospedaliera, che la Manovra mette in un unico calderone e che a fine 2017 sfonderanno il tetto del 6,89% con certezza quasi assoluta? Semplice, dice la Commissione salute: innanzitutto il Governo deve abbassare il tetto sulla convenzionata di quasi un punto, dal 7,96 al 7%; in questo modo, si può incrementare della stessa misura il tetto cumulato dell’ospedaliera più diretta, che così lievita dal 6,89 al 7,85%. Poi, continuano gli assessori, andranno riscritte le regole relative al payback: in caso di sfondamento del tetto, niente più ripiano “fifty-fifty” tra Regioni e industria, come accade oggi; meglio invece che ai produttori venga imputato il 75% dello sfondamento, con il resto a carico dei governi regionali.

Insoddisfacenti, infine, anche le disposizioni dettate dalla Manovra in materia di acquisti centralizzati: va respinta la norma che impedisce di mettere in gara tra loro «principi attivi differenti anche se aventi le stesse indicazioni terapeutiche», perché toglie alle Regioni lo strumento delle gare in equivalenza terapeutica, da cui gli assessori stimano di ricavare «economie valutabili, su base annua, nell’ordine di 500-1.000 milioni di euro». Pollice verso anche sulla norma che, in materia di gare sui biosimilari, impone la stipula di accordi quadro con tutti gli operatori titolari di medicinali a base del medesimo principio attivo». Rinunciare alla leva della concorrenzialità, è la conclusione delle Regioni, costringerebbe a rinunciare a «economie non inferiori al 25-35 %, per un risparmio non inferiore a 400 milioni di euro».

(AS – 10/11/2016 – Federfarma)

Redazione Fedaisf

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