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Medici e pazienti sul web, indagine rivela l’impatto prima, durante e dopo la visita

Il cittadino si informa su sintomi (nel 65% dei casi), terapie (55%), effetti collaterali (50%), prezzi dei farmaci (47%), efficacia dei farmaci (44%), specialisti (40%), aziende farmaceutiche (23%).

Martedì, 16 Settembre 2014 – Doctor33

L’avvento di Internet ha profondamente modificato il rapporto esistente tra pazienti e medici, a volte comportando problemi, ma si tratta di una realtà che non deve essere rifiutata o accettata passivamente ma osservata e compresa. Così Giuseppe Venturelli, managing director di Doxapharma, ha riassunto il messaggio emerso da un workshop sul tema, svoltosi al Politecnico di Milano nell’ambito di “Tedmed Live 2014 Fightthestroke”. Durante l’incontro sono stati presentati i dati di un’indagine condotta congiuntamente da due “bracci” di Doxa, ovvero Doxapharma, centrata sul farmaco, e Duepuntozero, dedicata al web. «Occorre sottolineare che è circa la metà della popolazione italiana a essere connessa a Internet (circa 30 milioni di persone)» ha premesso Federico Capeci, research manager presso Duepuntozero «e che gli utilizzatori ultra50enni hanno superato i teenager (16% vs 14%)». «In questa moltitudine di internauti ci sono molti pazienti» riprende Venturelli «tanto che l’ambito di ricerche più importante su Google e altre fonti riguarda la salute: milioni di domande ogni giorno. Sul campione studiato, il 93% cerca informazioni su malattie e/o farmaci, solo per sé nel 24% dei casi, per altri nell’11%. Queste interrogazioni vengono fatte prima della visita (44%), subito dopo la visita (41%) e durante la terapia (30%)». Il cittadino si informa su sintomi (nel 65% dei casi), terapie (55%), effetti collaterali (50%), prezzi dei farmaci (47%), efficacia dei farmaci (44%), specialisti (40%), aziende farmaceutiche (23%). Quanto ai medici di medicina generale «mediamente passano sul web 11 ore alla settimana» continua Venturelli «e hanno una percezione della propria capacità di navigazione piuttosto positiva (tra il 92 e il 96%), considerando Internet essenziale per la professione (74%) mentre sono pochi quelli che affermano di avere cambiato il proprio comportamento prescrittivo (34%)». Quando un paziente che si è già informato su Internet si presenta dal medico, quest’ultimo vive però la nuova relazione in modo non sempre positivo: nel 42% si denota un prolungamento della durata della consultazione e nel 29% una richiesta di spiegazioni più approfondite durante la visita, mentre pochi riconoscono una maggiore compliance negli assistiti (18%) o l’attendibilità delle informazioni raccolte dai pazienti (11%).

Arturo Zenorini

Redazione Fedaisf

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