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Mmg, crisi in Germania. Scotti (Fimmg): da noi 50% a rischio ricambio

In alcune aree della Germania i medici di famiglia sono in costante diminuzione. Secondo quanto riportato nei giorni scorsi da Italia Oggi, l’età media è di 52 anni e non si trovano successori, anche perché la riforma sanitaria ha fatto diminuire i guadagni e sono aumentate le spese per lo studio. Un analogo trend, con diradamento progressivo dei generalisti sul territorio, sta avvenendo anche in Italia, seppure per ragioni diverse. «Il contratto nazionale prevede, come rapporto ottimale, 1 medico ogni 1.000 assistiti. La media è di 1 su 1.050, ma al Nord si hanno valori elevati, con il picco in Lombardia di 1 medico ogni 1.300» afferma Silvestro Scotti, vice segretario nazionale Fimmg. «C’è dunque un problema di programmazione e controllo dinamico della formazione dei nuovi medici di famiglia sulla base delle esigenze territoriali. Basti pensare che, da quando sono stati istituiti gli specifici corsi nel 1994, le borse di studio disponibili erano 830 e tali sono rimaste fino a quest’anno, quando ne sono state aggiunte 150, evidentemente non considerando in tutto il periodo le mutate dinamiche demografiche». Quanto ai guadagni, Scotti fa notare che un medico di famiglia in Germania ha introiti superiori del 30-40% rispetto all’Italia. «A dimostrazione di ciò sta il fatto che in Trentino-Alto Adige è iniziata una politica basata sul raddoppio della borsa di studio per i corsisti, con l’impegno però di rimanere a operare sul territorio per un certo numero di anni, pena restituzione della borsa stessa». Un evidente incentivo contro l’esodo oltreconfine con migliori garanzie di guadagno. Un problema che si ripresenta in tutte le aree di frontiera, e non solo, in un ambito di libero mercato. «D’altra parte le proiezioni Enpam parlano chiaro» riprende Scotti. «Nel giro di pochi anni il 50% dei medici di famiglia attivi non avrà un ricambio. È fondamentale creare nuovi modelli organizzativi per resistere all’impatto demografico che si verificherà e occorrerà inserire le nuove leve già durante i 3 anni di corso». Senza cioè aspettare – per iniziare la professione – il termine di lezioni prevalentemente teoriche o sotto tutoraggio e le successive trafile burocratiche.

19 febbraio 2013 – DoctorNews33

 

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