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NOMOS. La Giornata Parlamentare del 23 dicembre 2020

La Giornata Parlamentare del 23 dicembre 2020

Sul Recovery Conte fa retromarcia e Renzi annuncia la tregua

All’inizio della prossima settimana arriveranno sul tavolo del premier Giuseppe Conte le osservazioni dei partiti della maggioranza e un Cdm prima della fine dell’anno dovrebbe dare il via libera politico al piano sul Recovery plan, poi si andrà a fondo sui criteri di spesa. La tregua è stata siglata ieri nell’incontro che il presidente del Consiglio ha avuto con la delegazione di Iv capitanata dal Ministro Teresa Bellanova. “La task force non c’è più”, ha tagliato corto la responsabile dell’Agricoltura, insistendo sulla necessità che si apra una nuova fase nella quale la strategia dei bonus sia sostituita dama una discussione seria sulle politiche attive. È vero che l’organismo in un primo momento ipotizzato che prevedeva la triangolazione palazzo Chigi-Mef-Mise verrà rivisto, ma una struttura, come ha spiegato Vincenzo Amendola, ci sarà; di monitoraggio o cos’altro si vedrà, ma “la governance è nelle linee guida della Commissione Ue”, ricorda il ministro degli Affari Ue. Se ci saranno o meno i sei manager a capo della missione è tutto ancora da chiarire: “Sarà materia del dialogo”, rilevano dal Governo, nessuna retromarcia.

Il clima è comunque migliorato ma le fibrillazioni non mancano. E non sono mancati momenti di aspro confronto anche al vertice di ieri, quando per esempio, viene riferito, il premier Giuseppe Conte ha negato che la cabina di regia fosse inserita in un emendamento alla legge di bilancio. In ogni caso Matteo Renzi si dice soddisfatto con i suoi, perché finalmente, a suo dire, si parla di merito, di un piano d’investimenti, di un piano sulla sanità (Iv insiste sul Mes), di infrastrutture. Insomma l’ex presidente del Consiglio non arretra, continuerà a pressare il premier affinché risponda alle questioni poste nell’ultimo incontro a palazzo Chigi. Il convincimento in ogni caso è che Conte abbia fatto un passo indietro sulla task force e soprattutto abbia coinvolto maggiormente tutta la maggioranza. “Presenteremo anche noi un documento ma saremo rapidi”, ha poi sottolineato la delegazione di Leu ricevuta subito dopo a palazzo Chigi: “Il Recovery è l’occasione per rendere più stabile il lavoro”, ha rimarcato il presidente dei deputati Federico Fornaro mentre la capogruppo al Senato, Loredana De Petris, ha chiesto “un riequilibrio delle risorse” sulla sanità.

Ora si aprirà proprio il confronto sulle risorse: i Ministri chiederanno al titolare di via XX settembre di essere accontentati, il rischio è un assalto alla diligenza ma lo spostamento degli incontri tecnici al Mef è un segnale che sarà il ministro Roberto Gualtieri a tenere i conti. “Ci sono 52 progetti e saranno razionalizzati e resi coerenti”, ha aggiunto Amendola, auspicando che il piano sul Recovery possa essere consegnato a Bruxelles per metà febbraio. Per Italia viva, in realtà, la partita è ancora agli inizi e se per il Pd, come ha spiegato il ministro Francesco Boccia “chi parla di crisi durante questa pandemia non sta bene”, è altrettanto evidente che la verifica non è terminata. Sotto traccia il tema del rimpasto non è scomparso dall’agenda: la prospettiva di un governo più politico resta, anche se più di un Ministro teme che un ricambio dell’esecutivo possa portare ad un corto circuito. “Un conto è dare ad Iv un sottosegretario al Mef o al Mise, un altro è inserire altri vice premier o un sottosegretario con delega ai servizi”, osservano alcuni big della maggioranza. Insomma prima di toccare qualcosa il premier ci penserà due volte, ora la priorità è il Recovery.

Prodi invita Conte a fare presto sul Recovery e allontana la crisi di governo

“Un suggerimento al premier Giuseppe Conte? Fare presto. Il tempo delle mediazioni si sta esaurendo” e a Matteo Renzi “adagio nelle discese e attento alle curve”: così in un’intervista al Corriere della Sera l’ex premier Romano Prodi. Per il professore il recovery “è ancora una grande opportunità. Siamo in tempo” ma “non vedo ancora idee chiare su come saranno spesi”. No alla gestione da parte di una struttura parallela: “La responsabilità politica sia del premier e dei Ministri. Il coordinamento delle decisioni deve fare capo al Cipe, rafforzato, anche inserendo consulenti esterni. Vanno utilizzate le strutture statali, buone o cattive che siano”. Non decidere sul Mes è stato un “errore comprensibile, dati i rapporti di forza. Il Mes ci aiuta. Rifiutarlo è uno sbaglio, che nasce dall’ideologia dei Cinque Stelle. Politicamente il populismo è in crisi ma nel pensiero del Paese ce n’è ancora tanto. Abbiamo commesso errori ma non siamo gli animali peggiori del gregge europeo. Vedo un dibattito fuori dalle righe che nutre il populismo”.

E Mario Draghi? “Spesso gli italiani attendono un salvatore per poi crocifiggerlo. E poi, non mi consta che sia stato consultato”. Per Prodi, l’Italia è “un Paese in decadenza. La forza dell’Italia nelle istituzioni internazionali, nel Mediterraneo, nella politica estera è diminuita. Vendiamo sempre più le nostre imprese agli stranieri. O si recupera visione etica e politica, o si continua ad andare giù”. Se cade il Governo si vota? “Trovare un’alternativa sarebbe complicato. Dipende dal Quirinale, ma è facile scivolare verso le elezioni. Credo però che solo un incidente possa fare cadere questo Governo. Sono comunque convinto che né Iv, né gli scontenti del Pd vogliano arrivare al voto. Vedo solo una somma di interessi e malesseri personali”. Rispetto alla partita per il Quirinale nel 2022 “le previsioni sono impossibili. Hanno sempre prevalso fattori dell’ultim’ora”.

Il centrodestra punta al voto in Calabria il 10 febbraio. Critiche le opposizioni

Tornare a parlare di elezioni regionali in Calabria ha già si sollevato le prime polemiche. A dividere, fin dalle prime battute è la scelta della data che il governatore facente funzioni Nino Spirlì ha individuato nel 14 febbraio. Solo il centrodestra in seno al Consiglio regionale calabrese ha fatto quadrato difendendo la decisione presa e ribadendo che “i cittadini calabresi, anche in ragione del periodo particolarmente delicato che stiamo vivendo, hanno il diritto di scegliere da chi essere governati, e di farlo al più presto. La prematura e tragica scomparsa di Jole Santelli ha lasciato la Calabria senza una guida, occorre un passaggio nelle urne per dare alla Regione una guida politica forte e legittimata dal popolo sovrano”. Ma in Calabria non c’è unità di vedute sulla questione: infatti, da sinistra Leu e Articolo Uno hanno approntato una mozione per chiedere allo stesso Spirlì di confrontarsi con il Comitato Tecnico Scientifico per un’ulteriore valutazione sul da farsi; posizioni nette sono state prese da Pd e M5S che hanno bocciato la decisione di votare a febbraio poiché non terrebbe in considerazione l’attuale emergenza sanitaria che vede la Calabria tutt’altro che fuori pericolo.

“Votare il 14 febbraio è atto irresponsabile che metterebbe a rischio la salute delle persone”. Con queste motivazioni Calabria Civica, Verdi, Sinistra italiana, 6000Sardine, Calabria Aperta, Movimento Cinque Stelle, Partito Socialista Italiano, Articolo 1, Centro Democratico hanno deciso di scrivere direttamente al presidente della Giunta regionale (e per conoscenza al premier Giuseppe Conte e ai Ministri Francesco Boccia, Luciana Lamorgese, Giuseppe Provenzano e Roberto Speranza) per chiedere il rinvio delle elezioni regionali. Intanto, però, il Consiglio torna riunirsi il 29 dicembre e sul tema delle prossime elezioni il suo presidente Giovanni Arruzzolo ha ribadito che “Rispetto alla richiesta avanzata perché il presidente Spirlì interpelli il Comitato tecnico scientifico per sapere se sussistono le condizioni di sicurezza sanitaria per il prossimo 14 febbraio, ho suggerito che tale richiesta venga direttamente formalizzata dai consiglieri di minoranza”.

Al Senato

Nell’Arco di questa settimana, l’Assemblea del Senato non si riunirà. L’Aula di palazzo Madama riprenderà i propri lavori il lunedì 28 dicembre con le comunicazioni della Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati sulla discussione della legge di bilancio.

Alla Camera

L’Aula della Camera tornerà a riunirsi alle 11.00 per la discussione, in prima lettura, del Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e del bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023, la cosiddetta manovra economica. Secondo quanto è stato deciso all’inizio della seduta il Governo porrà la questione di fiducia e grazie alla deroga sulle 24 ore le dichiarazioni di voto sulla fiducia avranno luogo a partire dalle 13.00 mentre la chiama per appello nominale avverrà dalle 14:30. A seguire saranno votati gli emendamenti alla seconda parte seconda Legge di Bilancio (21 voti) con chiusura dei lavori entro le 18.00. La votazione finale è infine prevista per domenica 27 sera intorno alle 20.30.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Bilancio concluderà i lavori sulla legge di bilancio così da adeguare il testo ai rilievi della Ragioneria di Stato. La Trasporti esaminerà lo schema di contratto di programma tra MIT, Ferrovie dello Stato Italiane e Tunnel Euralpin Lyon-Turin (TELT), per il finanziamento, la progettazione e la realizzazione della sezione transfrontaliera della parte comune della nuova linea ferroviaria. Si confronterà poi sulle proposte di nomina del dottor Daniele Rossi a presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale, su quella del dottor Mario Sommariva a presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Ligure orientale e su quella del professor Sergio Prete a presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio. Infine esaminerà le pdl sulla disciplina del volo da diporto. La Attività produttive, assieme alla Affari Sociali, esaminerà il decreto sulle disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19, il cosiddetto decreto Natale.

Redazione Fedaisf

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