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Parma. La conferenza stampa del Procuratore: “Ricatti per sponsorizzare farmaci e concorsi truccati”. I fatti

Scandalo Sanità: arrestato l’ematologo parmigiano Franco Aversa

Il Procuratore d’Avino: “Ricatti per sponsorizzazione di farmaci e concorsi truccati. Come Tangentopoli”

Parma Report – 3 ottobre 2018

Durante la conferenza stampa di stamattina il Procuratore d’Avino, insieme al Colonnello Altavilla e al Maggiore Di Sario, ha fatto più chiarezza in merito allo scandalo generato dall’indagine ‘Conquibus’, che vede coinvolti 36 fra medici, docenti universitari di medicina e ditte farmaceutiche.

L’indagine ‘Conquibus’ è nata da una denuncia sporta da un medico dell’Ospedale nel 2016, in merito alla spinta tendenziosa di alcuni farmaci ad opera di altri colleghi. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno portato alla luce un’attività criminosa che parte dal 2015, e che ha finora portato all’arresto dell’ematologo Franco Aversa. Il Procuratore ha poi riferito che gli altri reati consistono in: 3 casi di indebita induzione, un caso di tentata indebita induzione e 5 casi di corruzione.

Le attività criminose emerse verterebbero principalmente su due fronti: da un lato un sistema di corruzione volto alla sponsorizzazione di determinati farmaci durante fiere e congressi medici, dall’altro una rete di concorsi truccati o addirittura inesistenti.

“Se non ci pagate avrete conseguenze negative…”“Non mi importa la qualità del farmaco, mi interessa solo il Conquibus, cioè che mi paghiate” “Il successo di un farmaco lo decido io, posso farlo passare da zero a mille” sono solo alcune delle frasi emerse nel corso delle intercettazioni fra un medico ed un’azienda provider di farmaci.

Un vero e proprio caso di concussione; infatti alle aziende che si fossero rifiutate di pagare sarebbe stata negata la possibilità di inserire il proprio medicinale all’interno dell’apposito prontuario. Tra i farmaci in questione spiccano quelli oncologici che, essendo molto costosi, avevano maggiormente bisogno di essere inseriti nel prontuario regionale per facilitarne la circolazione. Le aziende coinvolte nella truffa, ha spiegato il Procuratore, avrebbero sede all’estero, aggiungendo anche che una simile sistema rete criminale gli ricordava lo scandalo di Tangentopoli.

Per quanto riguarda il sistema dei concorsi truccati, è stata evidenziata l’esistenza di iter fatti ad-hoc per favorire certi candidati, verbali fasulli e addirittura la nomina pilotata dei membri della commissione giudicatrice.

D’Aversa ha poi tenuto a sottolineare che fortunatamente lo scandalo in questione non ha avuto ripercussioni sulla salute pubblica, e che in nessun modo l’Ateneo di Parma sarebbe responsabile: le colpe sono tutte a carico delle singole persone imputate.

«In relazione alla “Operazione Conquibus”, sono profondamente colpito e attonito per quanto messo in luce, pur nella consapevolezza che i fatti dovranno essere accertati nelle sedi competenti. Desidero ribadire profonda fiducia negli inquirenti e assicurare la piena disponibilità mia e dell’Ateneo a collaborare con la Magistratura per l’accertamento dei fatti. Resto comunque fiducioso nella professionalità e integrità di tutti coloro che operano nella Comunità universitaria di Parma, e ribadisco il fortissimo impegno dell’Ateneo verso la cultura della legalità e il rispetto dell’integrità. Questo episodio non fa che aumentare la nostra attenzione verso questi principi, per noi imprescindibili»- queste le parole del Rettore dell’Università di Parma Paolo Andrei in un comunicato stampa.

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I numeri dell’inchiesta
Franco Aversa era attualmente direttore della Struttura complessa di ematologia dell’ospedale di Parma, professore dell’Università e, come detto prima, luminare delle staminali. Insieme a lui è finita in manette anche un’imprenditrice di Perugia, Paola Gagliardini (titolare di CSC, Centro Servizi Congressuali), suo collegamento con le case farmaceutiche. Complessivamente, nell’operazione ribattezzata “Conquibus” e condotta dai Nas di Parma, sono stata emesse 11 misure cautelari a carico di dirigenti medici, universitari e rappresentanti del settore farmaceutico; 36 sono gli indagati, mentre 7 sono le aziende coinvolte nelle attività illecite. Il Gip ha predisposto anche il sequestro di 335 mila euro, una cifra che corrisponde all’ammontare delle somme per le sponsorizzazioni dei farmaci. Le regioni interessate dall’operazione sono Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Lazio. Le aziende e le altre persone coinvolte non sono ancora stati resi noti. Dalla stampa locale sembra che a finire nei guai ci sia anche un rappresentante farmaceutico di Carpi (estratto da Ciociaria Oggi del 4 ottobre 2018)


La reazione di Venturi: “Pronti a sospendere i medici”

“Intanto deve essere chiara una cosa: massima fiducia nell’operato della magistratura e se i reati che vengono ipotizzati saranno confermati i responsabili dovranno essere chiamati a risponderne così come previsto dalla legge. Quello di Parma rischia infatti di essere un nuovo caso in cui medici hanno anteposto gli interessi privati, loro e delle aziende farmaceutiche, all’interesse pubblico, dei pazienti e del Servizio sanitario pubblico e regionale, il che sarebbe inaccettabile”. L’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Sergio Venturi, interviene in merito all’inchiesta della Procura di Parma che oggi ha portato i Nas del capoluogo ducale ad eseguire diverse misure cautelari nei confronti di medici universitari e rappresentanti del settore farmaceutico.

“Se verrà dimostrato che è stato percepito indirettamente denaro da rappresentanti di aziende farmaceutiche- prosegue- i sanitari in questione saranno sospesi immediatamente dalla convenzione con l’Università di Parma. E’ necessario intervenire in modo esemplare per prevenire e sanzionare i casi come questi, che, voglio essere altrettanto chiaro, devono finire. Basta. Per questo stiamo anche valutando- sottolinea l’assessore- la possibilità di vietare l’organizzazione di congressi da parte di professionisti della sanità pubblica che non siano sostenuti unicamente dalle stesse aziende pubbliche, evitando cioè che il sostegno venga da aziende private”.

“Lo scorso anno- prosegue l’assessore- la Regione è intervenuta con una legge che ha voluto rafforzare quanto previsto a livello nazionale, prevedendo il dovere per tutti coloro che lavorano nelle nostre strutture, universitari compresi, di dichiarare annualmente tutti i rapporti intercorsi, a qualsiasi titolo, con soggetti esterni dai quali possa derivare un conflitto di interessi anche potenziale- spiega Venturi-. Questa dichiarazione deve prevedere tutti gli eventuali emolumenti percepiti e i benefici goduti, sia direttamente che indirettamente. La violazione di questo dovere, in Emilia-Romagna configura una responsabilità disciplinare, oltre ad essere rilevante ai fini della responsabilità civile, amministrativa e contabile”.

Infine, l’assessore precisa come “la Regione, insieme all’azienda ospedaliera di Parma, si sia immediatamente attivata per garantire la continuità assistenziale dei pazienti ed evitare ripercussioni sulla qualità e la tempestività delle cure”.

La reazione di Campari e della Cavandoli: “Grazie ai Carabinieri”

“Ringraziamo e ci congratuliamo con il Comando dei Carabinieri e il Nucleo Tutela della Salute – N.A.S. di Parma per aver contribuito, insieme ai colleghi di altre 6 regioni, alla operazione Conquibus che ha portato alla luce un sistema di attività illecite in ambito sanitario”, lo dicono i parlamentari parmigiani della Lega Laura Cavandoli e Maurizio Campari.
“Da mesi Carabinieri e Forze dell’Ordine – proseguono gli esponenti del Carroccio – dimostrano ai cittadini che lo Stato è presente, conducendo operazioni, anche straordinarie, di controllo e presidio del territorio che hanno portato all’arresto di numerosi spacciatori e delinquenti che rendono invivibili i nostri quartieri. L’operazione di oggi dimostra ancora una volta che l’azione investigativa non si limita al controllo del territorio dalla piccola criminalità e che l’attenzione è alta in tutti i settori importanti per la vita dei cittadini”.
“L’attenzione e il presidio della legalità in ambito sanitario e di tutela della salute non deve mai abbassarsi.
Spiace però constatare che l’ospedale di Parma sia stato coinvolto dall’indagine come teatro di alcune attività illecite.
Ferma restando la presunzione d’innocenza nei confronti degli imputati, rinnoviamo la nostra fiducia nei medici, nella dirigenza e negli operatori sanitari che diligentemente svolgono con passione e dedizione il loro lavoro rendendo l’ospedale di Parma e l’Ateneo locale un’eccellenza a livello nazionale”.
“Ancora una volta – concludono i parlamentari leghisti – non vogliamo che chi lavora rettamente si senta scalfito dagli errori di altri”.

(estratto da Gazzetta di Parma del 2/10/2018)

Redazione Fedaisf

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