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Petizione Usa contro prezzi dei farmaci, obiettivo 1 mln firme

L’iniziativa dell’oncologo Hagop Kantarjian per migliorare accesso a cure. Pavia. Epatite C, super farmaco solo per 250

B.D.C. – 05 marzo ’15 – PharmaKronos

Risultati immagini per hagop kantarjianNegli ultimi due anni, Hagop Kantarjian ha portato avanti la sua battaglia sui prezzi dei farmaci oncologici. Come direttore del Dipartimento leucemia del M.D. Anderson Cancer Center di Houston, una delle principali strutture per la cura del cancro negli Stati Uniti, rimarca il fatto di vedere un crescente numero di pazienti in difficoltà nell’accesso ai trattamenti.

Oltreoceano è diventato un paladino di questa causa ma, non avendo ottenuto risultati, ha lanciato una nuova iniziativa: una petizione online che raggiunga 1 milione di iscritti, per convincere la Casa Bianca e il Congresso americano a intraprendere azioni contro i prezzi “irragionevoli, insostenibili e, secondo la mia opinione, immorali”, afferma il medico. Kantarjian ha raccontato di essersi reso conto del problema nel 2012, quando al M.D. Anderson “acquistammo tre farmaci anticancro.

Risultati immagini per medicareMa quando sapemmo il prezzo, fummo scioccati. Si trattava di oltre 300.000 dollari l’anno. Allora iniziai ad analizzare la questione, rilevando che i prezzi dei medicinali sono cresciuti di 5-10 volte fra il 2000 e il 2012. Solo i pazienti possono fare davvero qualcosa, far sentire le loro voci. Per questo c’è bisogno di una petizione che smuova la politica”.

Secondo l’oncologo, “occorrerebbe dare a Medicare la possibilità di negoziare i prezzi dei farmaci. Inoltre, servirebbe aprire alle importazioni dall’estero: in Canada i prezzi sono la metà di quelli americani. Infine, occorre impedire alle aziende farmaceutiche di stringere patti per proteggere il brevetto”. La petizione “partirà su tutti i social media. Penso che ci serviranno almeno 100.000 firme per attrarre attenzione, ma 1 milione di adesioni metterebbe sotto pressione le istituzioni

Pavia. Epatite C, super farmaco solo per 250

Destinato ai casi gravi, in provincia lo fornisce il S. Matteo. L’esperto: «Serve un registro nazionale come per i trapianti»

di Anna Ghezzi – 04 marzo 2015 – la Provincia pavese

Risultati immagini per epatite cPAVIA. I malati di epatite C, patologia mortale finora trattabile al prezzo di effetti collaterali insopportabili per la maggior parte dei pazienti, hanno una speranza concreta: un farmaco con pochissimi effetti collaterali e tassi di guarigione prodigiosi. Ma un costo che va dai 37mila ai 60mila euro per ciclo. E che quindi l’Agenzia italiana del farmaco ha riservato ai malati più gravi. Così il Sovaldi – il nome commerciale del Sofosbuvir – rischia di creare un discrepanza tra malati di serie A e di serie B, anche a seconda della residenza. Sì, perchè nonostante il fondo speciale di un miliardo di euro finanziato dalla legge di stabilità per il 2015-2016, sono le Regioni, alla fine, a dover rispettare gli equilibri di bilancio. E per questo oggi al Senato il Club epatologi ospedalieri (Cleo) presieduto dall’infettivologo pavese Giorgio Barbarini, responsabile dell’attività ambulatoriale di malattie infettive al San Matteo chiederà l’istituzione di un registro nazionale. Come per i trapianti: in modo che chi si trova nelle condizioni di poter accedere al farmaco, possa farlo alle stesse condizioni in tutta Italia. All’audizione al Senato ci sarà anche il farmacoeconomista di Tor Vergata Francesco Saverio Mennini e il senatore Vincenzo D’Anna. «La nuova terapia per l’epatite C è oggi fornita a macchia di leopardo», spiega Barbarini. Se la Lombardia già a dicembre ha infatti identificato i 24 centri che possono erogare il farmaco, tra cui il San Matteo di Pavia, e stanziato 100 milioni in attesa dei fondi statali, altre regioni ancora non si sono espresse. «L’enorme costo delle terapie – spiega Barbarini – porterà a selezionare i pazienti in relazione alla regione di appartenenza e non allo stadio di malattia. Alcune regioni, infatti, hanno già affermato di poter utilizzare i nuovi farmaci unicamente nello stadio IV e non, come previsto da Aisf/Aifa anche nello stadio III». Una speranza è che con il moltiplicarsi dei farmaci sul mercato calino i prezzi, e con lo stesso budget si possano curare più pazienti. «I 40-60mila euro attuali del costo di una terapia oggi potrebbero ridursi – spiega Barbarini – e così con gli stessi fondi curare più pazienti». A Pavia le prescrizioni sono iniziate da 20 giorni di giorni e sono arrivate le prime confezioni. «Per prescrivere questi farmaci innovativi – spiega Barbarini – occorre chiedere l’autorizzazione all’Aifa. Si trattano in prima battuta le patologie più severe e c’è un numero limitato di confezioni che si possono chiedere: per il primo anno in provincia dovrebbero poter essere trattati tra i 200 e i 250 pazienti sui circa 2000 in cura solo al policlinico, a cui si devono aggiungere quelli in carico alle altre strutture ospedaliere della provincia». Uno su 10. Un numero che riflette la stima Asl incrociando i dati dei farmaci usati nel 2012, ma che non tiene conto del sommerso o dei tanti che speravano nel farmaco per non arrivarci, allo stadio più grave.

Sotto l’egida dell’Ordine dei medici c’è stata una riunione tra il responsabile dell’ambulatorio malattie infettive e tropicali del San Matteo e gli ospedali sul territorio da Varzi a Vigevano, per capire insieme quali fossero i casi a cui somministrare la terapia: «Il farmaco lo può chiedere solo il San Matteo – spiega Barbarini – ma è giusto che i pazienti li trattiamo insieme». «Sui miei circa 500 assistiti a Stradella – spiega il responsabile dell’ambulatorio di epatologia dell’ospedale di Stradella Emmanouil Peros – avranno accesso alla terapia i 40 più gravi. Di tutte le età: perchè l’unico limite imposto è la gravità della patologia».

Redazione Fedaisf

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