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Piemonte. Dose unica del farmaco: utilità supposta

Pubblicato Venerdì 09 Maggio 2014  

Per alcuni è la chiave per contenere la spesa farmaceutica, ma sui reali risparmi non tutti sono d’accordo. Dopo la fase pilota è partita la corsa tra le aziende sanitarie anche perché il piatto dei bandi è piuttosto succulento. A chi fa gola? Perché tanta fretta?

Perché tanta fretta? Mentre in piazza Castello il noto epilogo della legislatura ha limitato ogni attività alla sfera dell’indifferibile e urgente, c’è un settore della Sanità che continua a correre. Sono le procedure legate alla sperimentazione della cosiddetta dose unica del farmaco: il prodotto viene acquistato, spacchettato, inserito in contenitori monodose e somministrato. Il progetto prevede, inoltre, l’adozione di un sistema informatizzato per la prescrizione e somministrazione dei fermaci, mentre il confezionamento avviene in uno stabilimento che, nel caso dell’Asl di Alessandria, la prima a procedere con la sperimentazione, non è di proprietà. A chiedere lumi sull’intenzione di adottare questo specifico procedimento anche di altre Asl e Aso piemontesi è Eleonora Artesio, capogruppo della Federazione della Sinistra in Regione Piemonte, ma soprattutto assessore alla Sanità nella Giunta di Mercedes Bresso, quando al crepuscolo del suo mandato (era il 2009) decise di bocciare quella proposta già pervenuta sulla sua scrivania. Il motivo? «Il progetto della Asl di Alessandria era stato oggetto di uno studio di fattibilità commissionato all’Aress e realizzato nell’Asl di Asti con la collaborazione del Politecnico di Torino» ricostruisce l’Artesio. Ma i risultati dello studio non fugarono tutti i dubbi sull’effettiva convenienza dell’operazione, anzi la relazione concludeva così: «Sulla base

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