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Assunzione farmaci, metodi per ingerirli correttamente

La difficoltà a mandare giù compresse e capsule causa in 1 paziente su 3 vomito, conati e senso di soffocamento, ed è spesso il motivo per cui il paziente modifica la forma della pastiglia (58,8%) e non aderenza alla terapia (9,4%).

Giovedì, 20 Novembre 2014 – Farmacista33

Figure 1Un team di farmacologi tedeschi ha verificato che per i pazienti con difficoltà a deglutire compresse e capsule, l’applicazione di metodi specifici per eseguire l’operazione la rende più facile con potenziali miglioramenti dell’aderenza alla terapia e riduzione di sprechi. I ricercatori segnalano che la difficoltà a mandare giù compresse e capsule causa in 1 paziente su 3 vomito, conati e senso di soffocamento, ed è spesso il motivo per cui il paziente modifica la forma della pastiglia (58,8%) e non aderenza alla terapia (9,4%).

Hanno quindi valutato i miglioramenti che si potevano ottenere con due tecniche da usare rispettivamente con compresse o con capsule. La prima consiste nel posizionare la compressa sulla lingua e bere acqua da una bottiglia di plastica (Pet) abbastanza flessibile da potersi deformare, assicurando che la bocca del paziente chiuda del tutto l’apertura. In questo modo la deglutizione del farmaco è assicurata dalla spinta della suzione dell’acqua dalla bottiglia.

Il secondo metodo è stato usato per le capsule: il paziente sta in posizione eretta, appoggia la capsula sulla lingua, beve un sorso di acqua dal bicchiere senza mandare giù, reclina leggermente in avanti la testa portando il mento verso il petto e poi deglutisce. Il test è stato condotto su circa 150 pazienti, usando un placebo in pillole di diverse forme e dimensioni.

Nella maggior parte dei pazienti i due metodi hanno facilitato l’assunzione di dosaggi di grandi dimensioni, indipendentemente dalla difficoltà che presentavano. In particolare, il primo metodo dava miglioramenti considerati rilevanti dall’88,5% dei partecipanti che ne avevano tratto giovamento. Il secondo metodo dava risultati anche migliori: il 96,9% considerava il miglioramento rilevante.

«Si tratta del primo studio nel suo genere» scrivono gli autori nelle conclusioni del lavoro pubblicato sulla rivista Annals of Family Medicine, «che porta a questi risultati scientificamente validati. Va segnalato che il secondo metodo può comportare dei rischi in pazienti con disfagia per i quali va fatta una valutazione con il medico curante.

Simona Zazzetta

Redazione Fedaisf

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