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Medical devices. The Price Observatory of the Ministry of Health is born. But the knots remain

Il nodo che rimane irrisolto è ovviamente quello del payback sui dispositivi medici.

Una contesa che mette una contro l’altra tante giuste ragioni: la sopravvivenza di piccole e medie imprese, 120.000 posti di lavoro, il rischio che gli ospedali restino senza siringhe, bisturi o pacemaker, i  bilanci in rosso di Regioni che ormai contano su queste entrate e in definitiva la salute dei cittadini.

Il governo con il Milleproroghe ha congelato questo scenario fino al 30 aprile, rinviando di quattro mesi i pagamenti che le imprese sono chiamate a coprire. Il payback prevede che le aziende vadano a rimborsare il 50% del superamento del tetto di spesa per dispositivi delle Regioni, 2,2 miliardi per gli anni 2015-2018, che sommati ai circa 1,8 miliardi per gli anni 2019-22 fanno circa 4 miliardi. Tetti di spesa che nascono dalla reale esigenza di contenere i costi, ma il meccanismo ribalta sul produttore tutti gli eventuali errori di programmazione sugli acquisti di Enti e Regioni. Senza considerare che i contratti di acquisto degli ospedali pubblici per i dispositivi vengono stipulati esclusivamente all’esito di gare che hanno esattamente lo scopo di contenere i costi.

Per le aziende questo provvedimento non risulta assolutamente sostenibile e ne chiedono la totale cancellazione. Tengono duro rispetto alle offerte di mediazione e restano in attesa degli esiti degli oltre 1.000 ricorsi presentati al TAR con varie motivazioni. Confindustria Medical Devices sostiene che in Italia non c’è un problema di spesa in dispositivi medici fuori controllo, ma di sottofinanziamento del SSN e auspica si metta fine a questo balletto di norme, decreti attuativi, proroghe e ricorsi che alimentano incertezza e frenano sviluppo e ricerca.

Lo strumento del payback è nato nel 2011 ma ha preso forma  con l’art. 9-ter del decreto legge 78/2015 il quale al comma 9 prescrive che “ciascuna azienda fornitrice concorre alle predette quote di ripiano in misura pari all’incidenza percentuale del proprio fatturato sul totale della spesa per l’acquisto dei dispositivi medici del Servizio sanitario regionale”. E’ rimasto nei cassetti per otto anni ed è arrivato in attuazione solo quando le Regioni hanno sentito la necessità di ripianare gli aumenti della spesa sanitaria legati alla gestione della pandemia. Quindi per le aziende non si tratta di restituire parte del proprio guadagno bensì parte del debito della Regione.

Non insiste su tutte le Regioni allo stesso modo: si va dai livelli più elevati (vedi tabella) di Toscana, Puglia, Veneto ed Emilia-Romagna  a quelli più contenuti di Campania, Calabria, Lazio e Lombardia (la più vicina al tetto previsto). Quote che sono evidentemente legate alla quota di prestazioni sanitarie pubbliche rispetto a quelle private (che vengono rimborsate a DRG).

The Prof. Mauro Scatizzi, Presidente dell’Associazione Italiana dei Chirurghi Ospedalieri (ACOI) in un recente dibattito sul tema mette in guardia dalle forti disparità regionali “sia sotto il profilo del finanziamento globale che dell’erogazione delle prestazioni”. In Toscana si eroga praticamente tutto, intorno al 95%, attraverso il sistema sanitario pubblico  ma la Lombardia o il Lazio che hanno soltanto il 50% di erogazioni come sanità pubblica ovviamente di payback hanno iscritto a bilancio quasi niente. E conclude “se il servizio andasse in crisi, non andrà in crisi allo stesso modo in tutte le regioni e nemmeno all’interno della Regione”.

E veniamo finalmente alla notizia: che arriva con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della istituzione di un Osservatorio prezzi sui dispositivi medici che opererà presso la Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della Salute e sarà supportato nel suo compito dalla cabina di regia per l’Health Technology Assessment (HTA) e potrà avvalersi del supporto delle Direzioni Generali del Ministero della Salute, dell’AGENAS e di altri esperti operanti nelle strutture del SSN e della Università e Ricerca. THE DECREE

Il sistema informativo a supporto dell’Osservatorio sara’ assicurato dalla Direzione generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica del Ministero della salute.
L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) curerà l’istruttoria dell’attività finalizzata a consentire all’Osservatorio la verifica della coerenza dei prezzi a base d’asta rispetto ai prezzi di riferimento definiti dall’autorita’ nazionale anticorruzione o ai prezzi unitari disponibili nel flusso consumi del Nuovo sistema informativo sanitario (NSIS).

Ai componenti dell’Osservatorio e alle persone eventualmente invitate a partecipare alle riunioni non spetterà alcun compenso, gettone di presenza o altro emolumento comunque denominato. Le attivita’ previste dal decreto saranno realizzate con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a
legislazione vigente.

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N.d.R. Siamo insomma alla fase istruttoria della intricata questione. Una parola risolutiva del Governo pare quindi improbabile e l’unica soluzione possibile sembra una nuova proroga per prendere tempo….

THE DECREE

ANTICORRUZIONE (ANAC)

ABOUTPHARMA – Il payback dei dispositivi medici è una bomba pronta a esplodere – 6 feb 2023

TREND SANITA’ – PPHC – 14 marzo 2023 – Perchè il payback mette tutti in allarme 

FEDAIISF – 2 settembre 2022 – Un payback di poco meno di 2,1 mld

FEDAIISF – 3 dicembre 2022 – Payback dispositivi. Le imprese sarde non ci stanno

 

 

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