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Essere istruiti non vuol dire sempre saper fare: Università sotto accusa

Duri botta e risposta tra aziende e mondo accademico: alla fine della nona edizione dello Stresa Forum Pharma, le università vengono accusate di non insegnare il lavoro pratico agli studenti, seppur preparatissimi sotto l’aspetto nozionistico.

UNIVERSITÀ / 30 MAGGIO 2016 / FacceCaso

L’idea comune è che l’università sia il trampolino di lancio verso un lavoro. Nella maggior parte dei casi è obiettivamente così ma la questione cambia sostanzialmente se non si è mai riscontrato con mano quello che veramente dovrà essere un mestiere. Non a caso sono molti gli studenti che affiancano un lavoro ai libri, vuoi per mantenersi o vuoi perché vogliono iniziare a entrare da subito nel mondo lavorativo per fasi trovare preparati un domani.

Questo discorso vale anche per gli studenti che hanno intrapreso percorsi medici, ma per loro trovare il tempo per lavorare è davvero un’impresa. È sicuramente vero il fatto che ogni facoltà ha la sua difficoltà e niente è semplice ma le energie, il tempo e la pazienza che richiede lo studio della medicina (come anche tutti i suoi rami) è qualcosa di estremamente faticoso seppur molto affascinante. È per questo che prima di tutto il voler diventare medico o quel che sia è una vocazione.

L’accusa       Alla Stresa Forum Pharma, alcuni personaggi del mondo aziendale hanno accusato gravemente le università di preparare in maniera molto professionale gli studenti, ma solamente sul piano nozionistico. Insomma, sanno di che si tratta ma non sanno come attuarlo. E questo è un qualcosa di estremamente grave, ma soprattutto estremamente avvilente per chi, dopo aver studiano per almeno un decennio, si sente dire: “Non sei competente”. Il messaggio lanciato da Marco Scatigna, Direttore scientifico di Sanofi Italia e Presidente della Fondazione Sanofi Aventis, è incontrovertibile: “il laureato non sopravvive all’azienda ed è costretto a cercare un lavoro nel mondo accademico, dove non è per niente semplice entrare. Tutto questo è negativo oltre che per le aziende anche per il neolaureato che deve rinunciare ad essere parte integrante del mondo del benessere del Paese”. Sulla stessa lunghezza d’onda è il Vice Presidente Human Resources Astra Zeneca SPA, Patrizia Fabricatore, che sostiene come ha sempre di più la sensazione di vedere ragazzi molto preparati ma che non riescono a mettere in pratica le loro conoscenze. “Le università”,continua “dovrebbero fornire degli strumenti utili agli studenti per far propri dei concetti quali solving, flessibilità e adattabilità.” Pierluigi Navarra, farmacologo all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha invece voluto far ricadere l’attenzione sull’importanza che hanno i Master, i veri luoghi dove formare uno studente secondo lui. Dottorati e scuole specialistiche, infatti, sono troppo lunghe e immettono il laureato nel mondo del lavoro troppo tardi.

La risposta      Ovviamente la controparte non si è fatta attendere e tutti hanno lo stesso giudizio nei confronti di chi accusa il mondo accademico come unico responsabile. Il Presidente del Sif Cantelli Forti ha tenuto a specificare che senza delle lezione volte ad informare lo studente sulle varie possibilità di scelta lavorativa una volta uscito dall’università è difficile realizzar quel che dicono. Gli atenei, sostiene ancora, sono lieti di collaborare qualora dovessero essere presentate delle iniziate con questo scopo. Il Presidente si scaglia anche contro gli stage ed i dottorati perchè “troppo brevi e non costituiscono continuità didattica utili per acquisire ed affinare le competenze manageriali”.

La discussione è più che mai aperta: si può dire che si finisce col dare ragione ad entrambe le parti. Magari venirsi incontro sarebbe più proficuo, per loro e per gli studenti.

Di Lorenzo Santucci

Redazione Fedaisf

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