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Farmaci ben tracciati, Italia rinvia al 2020 addio alle fustelle adesive

L‘Italia ha tempo fino al 2020 per sostituire le attuali etichette adesive sui farmaci con targhe stampate sugli astucci da leggere con dispositivo ottico: anche se la ricetta elettronica avanza, il modello nostrano è una garanzia contro le contraffazioni e l’Europa ci consente di tenerlo più a lungo. Lo ha spiegato Vito De Filippo (nella foto) sottosegretario alla Salute a Cosimo Latronico parlamentare di Forza Italia che in un’interrogazione ricordava come il sistema di etichette adesive italiano sia atteso oltre che dalla dematerializzazione delle ricette dalla direttiva europea 62 del 2011.

«Il nuovo modello europeo – sottolinea Latronico a Farmacista33 – prevede una codifica stampata sull’astuccio del farmaco, la cui adozione farebbe risparmiare il 50% circa (costerebbe circa 11 euro ogni 1000 confezioni ndr) sui costi attuali e darebbe maggiori garanzie di evitare traffici illegali l’introduzione nel mercato italiano di partite di farmaci non tracciate». Peraltro, come ricorda il Ministero della Salute nel suo sito in merito al Progetto gli attuali bollini adesivi presenti in tutti i medicinali venduti hanno fatto egregiamente il loro lavoro. I loro dati, registrati in uscita dall’azienda, poi dal grossista, poi dal distributore fino al farmacista in fase di dispensazione, consentono alla Banca Dati del Ministero di sapere “in qualsiasi momento dove si trova una scatola di pillole o un flacone di sciroppo, in ospedale, farmacia o, addirittura, a casa di un paziente”. Questo meccanismo però non funziona sulla ricetta de materializzata, che pure entro il 2016 sarà diffusa in tutte le regioni italiane e già lo è in Trentino, Val d’Aosta, Veneto, Sicilia e Basilicata.

Ma come si fa oggi ad apporre il bollino se la ricetta non c’è più? «A seconda delle regioni, o lo si attacca al promemoria stampato dal medico di famiglia e rilasciato al paziente, o come avviene a Trento dove non si usa il promemoria, si consegnano all’Asl le targhette classificate in registri a parte che l’Asl scansiona e tiene in memoria per poi incrociare con i dati delle prescrizioni online», spiega Giovanni Petrosillo presidente Federfarma Bergamo e segretario nazionale Federfarma. Nel 2014 un decreto ministeriale ha fatto un primo passo verso l’informatizzazione dell’etichetta introducendo il codice Datamatrix da stampare sulla confezione, leggibile con dispositivo ottico. «L’etichetta in codice Datamatrix – ricorda Petrosillo – può contenere più informazioni dei bollini cartacei: questi ultimi il codice Aic della specialità e il progressivo della confezione, nei 140 caratteri del Datamatrix si dovrebbero leggere anche lotto e la data di scadenza.

C’è una tabella di marcia per adottare nelle farmacie i lettori ma siamo agli inizi e i produttori per ora inseriscono gli stessi dati dei bollini». In attesa, l’Unione Europea ha concesso all’Italia una proroga per i bollini della Zecca: sei anni a partire dal recepimento della direttiva avvenuto nel 2014. «L’Europa sta pensando per ora di tracciare solo i farmaci a rischio contraffazione: non solo i salvavita ma anche i più cari e i più venduti sul web. Perché si abbia lo stesso grado di sicurezza del sistema a bollini cartacei – riflette Petrosillo – occorrerà approntare una repository dove affluiscano non solo i dati dei medicinali di fascia A ma anche almeno dei prodotti di maggior utilizzo in fascia C. Solo quando avremo un contenitore in grado di accogliere potenzialmente tutti o quasi tutti gli attuali bollini sarà possibile il salto di qualità alla targhetta “dematerializzata”.

Mauro Miserendino – Sabato, 23 Maggio 2015 – Doctor33

Redazione Fedaisf

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