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Lo stato di salute dell’industria del farmaco in Italia

12 – 04 – 2013  Elisa Maiucci  f formiche

L’industria farmaceutica è leader in Italia per investimenti in ricerca e sviluppo, e svetta come 1° settore hi-tech per export e presenza industriale. Il calo dei consumi, però, mette a rischio l’occupazione farmaceutica nel Paese, con conseguenze ancora più serie per gli addetti R&S e gli studi clinici. Ma anche per la salute dei cittadini, perché più del 90% della ricerca farmaceutica in Italia è sostenuta dalle imprese del farmaco.

A sottolineare l’importanza del settore e i problemi che deve affrontare tra crisi, burocrazia e provvedimenti governativi, è un’analisi di Farmindustria sull’accesso ai nuovi farmaci in Italia.

La spesa farmaceutica nazionale

In Italia la popolazione è più anziana che nell’Ue ma la spesa farmaceutica resta più bassa. In percentuale sul Pil e in procapite la spesa sanitaria in Italia è più bassa di circa il 20% rispetto agli altri grandi Paesi Ue (e del 26% considerando la farmaceutica). Nei prossimi anni poi la spesa pubblica continuerà a ridursi, anche per effetto di ulteriori manovre di spending review, dopo quelle decise dal governo Monti. Il settore ha poi i prezzi più bassi degli altri Paesi e ha un difficile accesso all’innovazione. I ritardi nell’accesso? In totale, oltre 2 anni di tempo. “Un anno è necessario per l’approvazione dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), un altro per quella a livello regionale. Infine, per avere un uso consolidato in ospedale, i mesi richiesti sono almeno altri due”, ha spiegato in una conversazione con Formiche.net il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi.

Per i nuovi farmaci vendite di oltre il 30% più basse

I dati parlano chiaro: le vendite realizzate nel 2012 da nuovi farmaci (prodotti la

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