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Partita IVA forfettaria: è veramente conveniente?

Partita IVA forfettaria: è arrivata la stangata. I costi per aprire, mantenere e chiudere nel 2023

E’ arrivata la stangata sui forfettari e tanti chiudono perchè non conviene. Vediamo le cifre vere e cosa cambia.

ilovetreding – By Salvatore Dimaggio – 

La Partita IVA forfettaria  non è niente altro che un grande costo per avere introiti piuttosto bassi. Infatti all’atto pratico chi ha la partita IVA forfettaria ha un trattamento di favore dal governo ma nella sua situazione specifica non è altro che un lavoratore che deve sostenere tanti costi e tanta burocrazia a fronte di entrate di solito piuttosto modeste.

Nel 2023 per la partita IVA forfettaria non ci sono spese di apertura e chiusura ma ci sono le tasse, i contributi previdenziali e i costi del commercialista. La partita IVA con il regime forfettario anche nel 2023 è una delle possibilità più interessanti dal punto di vista fiscale ma i limiti non mancano. Per aderire al regime forfettario quest’anno le persone fisiche che esercitano un’attività d’impresa o un lavoro autonomo devono aver conseguito compensi o ricavi entro i 65.000 euro (n.d.r.: elevati a 85.000 )

Cosa c’è da sapere e cosa cambia

Attenzione però, perché la verifica del fatturato viene effettuata tenendo presente l’anno precedente a quello di riferimento. Quindi anno per anno bisogna andare a verificare che si sia rimasti sempre all’interno di questi 65 mila euro. Ma se i requisiti di accesso fanno riferimento all’anno precedente, i requisiti di esclusione fanno riguardano l’anno in corso. Questo è un concetto che spesso confonde tante persone.

I contribuenti che abbiano il regime forfettario devono versare i contributi a seconda del codice ATECO che viene loro attribuito (n.d.r.: per ISF 74.90.99). Sul reddito imponibile viene applicata un’imposta sostitutiva a quella sui redditi e poi ci sono anche le addizionali regionali e comunali e l’Irap al 15%. Un vantaggio è che le partite IVA con regime forfettario non sono assoggettate ritenuta d’acconto e sono esonerate dagli obblighi relativi all’IVA.

Per calcolare il reddito imponibile nel regime forfettario, si applica all’ammontare dei ricavi un coefficiente di redditività (78% per ISF), reperibile nell’allegato n. 2, alla legge di bilancio 2019 e che si diversifica a seconda del codice ATECO relativo all’attività esercitata. Successivamente si applica al reddito imponibile così calcolato l’aliquota del 15% o del  5% per i primi cinque anni di attività se il contribuente avvia una nuova impresa o professione. (n.d.r.)

Spese forti e spesso sconvenienti

Ma una spesa forte per chi ha la partita IVA in regime forfettario è quella del commercialista, con un costo che oscilla tra i seicento e i €1.000 all’anno. Si tratta di una sorta di tassa occulta che chi apre la partita IVA deve tenere bene in considerazione perché molto spesso gli introiti sono così modesti che a conti fatti il tutto risulta sconveniente.

È molto meglio mettersi d’accordo prima con il commercialista su come sarà applicata e come sarà computata la cifra da versargli e se si dovrà versare mensilmente o a fine anno. Ma la verità è che il popolo delle partite IVA protesta da tempo perché è costretto a vivere in un limbo. In tanti casi si tratta semplicemente di dipendenti costretti ad avere tutti gli adempimenti di un professionista e in tanti altri casi si tratta di lavoratori che in realtà guadagnano pochissimo.

Un limbo senza aiuti

Molti esperti sostengono che la partita IVA abbia concettualmente senso per quei veri professionisti che hanno introiti importanti. Ma al di sotto di una certa soglia di introito significa soltanto una giungla di adempimenti e di costi che vanno a pesare su un soggetto fragile che invece dovrebbe essere sostenuto tanto dal punto di vista economico che da quello burocratico.

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Guida al regime forfettario 2023

Aggiornamento Codici ATECO. Inserimento di una nuova nota di inclusione nel codice di sottocategoria ATECO 74.90.99 dedicato all’attività di informazione scientifica di prodotti farmaceutici

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A chi conviene il regime forfettario?

Fatturaelettronica – 8 marzo 2023 di Stefano Melli

Trovare una risposta chiara, semplice, non articolata, significa trovare una menzogna. Prima di inquadrare i profili a cui davvero conviene il regime forfettario, diamone una brevissima definizione.

Il regime forfettario prevede un’imposta sostitutiva, che alleggerisce i professionisti di tutte le imposte del regime ordinario, pari al 15% e comprende i contributi IRPEF, l’IRAP e altre sigle che non ci piacciono. A determinate condizioni questa imposta può scendere al 5% per i primi 5 anni e finché si resta in questo regime si è esenti dal versamento dell’IVA. Detto così, conviene a tutti, no?

Consideriamo altri fattori determinanti di questo regime:

  • Non è possibile dedurre dalle tasse dei costi legati al lavoro
  • Non è possibile dedurre dalle tasse dei costi legati alla persona (spese mediche, ristrutturazioni, mutuo…)
  • Non è possibile fatturare più di 85mila euro (Legge di Bilancio 2023)
  • Non è possibile avere spese legate a collaboratori maggiori di 20mila euro.

In sostanza, se è vero che il peso delle imposte è ridotto al minimo, è anche vero che i vincoli non mancano. Per definizione, infatti, il regime forfettario è dedicato alle piccole attività economiche e – per questo –  prevede semplificazioni a livello contabile e di IVA.

Per questo motivo anche l’ingresso in questo regime è sottoposto a vincoli.

Come rientrare nel regime forfettario

Per accedere a queste agevolazioni è necessario:

  1. non aver avuto un’altra partita IVA nei tre anni precedenti;
  2. la nuova attività non deve essere la prosecuzione di una precedente;
  3. non aver esercitato la stessa attività come dipendente o autonomo;
  4. non proseguire l’attività di un altro soggetto, che ha superato i 65.000 euro di ricavi durante l’anno precedente.

Questi limiti servono a rispettare la definizione data in precedenza relativamente alle piccole attività economiche.

Anche i costi di apertura della partita iva forfettaria sono ridotti al minimo, non si superano i 100 euro tranne in casi particolari dove è necessario registrarsi anche in camera di commercio… più il commercialista! Perché è vero che è possibile fare tutti gli step da sé, o appoggiandosi a servizi online, ma il nostro consiglio spassionato è quello di farsi accompagnare sempre da un professionista del settore, meglio se con esperienza.

Mai sentito il detto che per goderti una moto senza farti male devi averne paura? Ecco, è più o meno uguale quando si parla di Partita Iva: per godersela a pieno è sicuramente meglio delegare le questioni più tecniche a chi ha avuto un percorso formativo tale per cui sa navigare nel complesso fisco italiano.

Quindi, a chi conviene il regime forfettario?

Ok, abbiamo provato a girarci intorno ma è arrivato il momento di rispondere.

DIPENDE

Non offenderti, ma è vero: dipende dal tipo di attività, dalla situazione personale al momento dell’apertura della posizione fiscale, dai costi che si andranno ad affrontare e dal grado di autonomia del professionista.

Infatti è sempre bene ricordare che anche se la tassazione è applicata solo a una parte del fatturato (che va dal 78% al 40%), è altresì vero che non sempre la previsione dei costi rispecchia la realtà. Di un parrucchiere si prevede il costo della locazione ad esempio, di un designer no. Quindi queste due categorie avranno una percentuale imponibile diversa rispetto al fatturato. Ma se il designer avesse un ufficio? Il rischio è quello di avere delle spese in eccesso che non possono essere dedotte dalle tasse.

Quindi, prima di scegliere il comodissimo regime forfettario è buona pratica fare una stima delle spese che si avranno durante l’anno, considerando anche eventuali collaboratori.

In ultima analisi è bene ricordare che avendo una percentuale vicina allo zero rispetto al versamento IRPEF, i costi legati alla persona non saranno deducibili. Spese mediche e spese legate alla casa, quindi, saranno presenti solamente tra le voci in uscita del proprio bilancio finanziario. L’attenzione allora in questo caso va a coloro che hanno in previsione dei figli, o l’acquisto di un immobile.

Se invece, come sempre più spesso accade, la partita IVA è tra i primi lavori della propria vita professionale, allora il regime forfettario potrebbe essere un ottimo modo per vivere serenamente la propria partita IVA.

Ora speriamo davvero che quel “dipende” non sia visto come un modo di non rispondere, ma la risposta migliore possibile. La chiave per interpretarlo è quella di analizzare bene i vincoli e le possibilità del regime forfettario e capire se questi possono sposare le necessità del futuro professionista interessato.

 

Redazione Fedaisf

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