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Primi ricorsi al Tar contro il nuovo Codice: «Rende medico succube di leggi e manager»

Altri due ordini seguiranno entro pochi giorni. L’intero documento ha contenuti farraginosi, con molteplici punti oscuri.

Gli ordini dei medici di Milano e Bologna fanno ricorso al Tar contro il nuovo codice deontologico, approvato dalla Federazione nazionale degli ordini a fine maggio a Torino con una decina di voti contrari. Altri due ordini seguiranno entro pochi giorni. Il ricorso era stato ipotizzato dal presidente dell’Ordine di Milano Roberto Carlo Rossi, «e a Milano mi risulta sia stato depositato nei giorni scorsi, mentre a Bologna vedremo di depositarlo oggi, 23 luglio», spiega il Presidente Omceo Bologna Giancarlo Pizza. «Altri due ordini, Potenza e Ferrara, hanno annunciato una misura analoga in tempi rapidi», continua Pizza. «Il ricorso ai giudici amministrativi si è reso necessario, anche se in origine avevamo ipotizzato di disapplicare semplicemente il nuovo codice a livello locale. Il Comitato centrale Fnomceo, dopo l’approvazione in Consiglio nazionale a Torino, ha diramato una nota di indirizzo e coordinamento: un termine tecnico che sottende impositività, affinché i 106 ordini provinciali lo facciano proprio. Disapplicare una “nota di indirizzo” sarebbe problematico, e si è reso necessario impugnare l’atto al Tar». L’impugnazione «è stata chiesta su tutto il codice nuovo e non su specifici articoli: da una parte il testo contiene una disposizione finale che fa obbligo agli Omceo di adottare il codice in blocco, dall’altra l’intero documento ha contenuti farraginosi, con molteplici punti oscuri. Gravi dal nostro punto di vista soprattutto l’articolo 3, che rende il medico succube delle modifiche organizzative disposte dalle aziende sanitarie, e l’imposizione al medico dell’obbligo di legge di assicurarsi, con il risultato – sottolinea Pizza – che se un medico è disdettato da un’assicurazione può essere deferito e sospeso dal proprio ordine».

Mauro Miserendino

Mercoledì, 23 Luglio 2014 – Doctor33

 

 

 

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Redazione Fedaisf

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