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Tagli, Scaccabarozzi: su farmaceutica Regioni pesino tutte le conseguenze delle loro ipotesi

«Ogni miliardo di finanziamento in meno» dice Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, «vale 150 milioni di pay back. Senza contare poi i tagli tecnici, quelli mascherati. Dietro per esempio a una revisione del prontuario fatta in chiave economica e non, come dovrebbe, su base scientifica». Si tratta «di andare a vedere dove ci sono gli sprechi reali, che probabilmente sono nell’85% della spesa sanitaria, e non nel 15% della farmaceutica».

Mentre dal Governo si cerca di mettere al sicuro i 2,35 miliardi di tagli al fondo sanitario «a decorrere dal 2015» inserendoli nella bozza di Dl sugli enti locali, che oggi dovrebbe essere in consiglio dei ministri, e mentre Stato e Regioni – alcune, da poco, andate alle elezioni – sono ancora alla ricerca di una intesa su come declinarli, dalle industrie del farmaco arriva un nuovo appello a non colpire la farmaceutica: «Ogni miliardo di finanziamento in meno» dice Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, a margine del 55esimo simposio Afi, chiuso ieri a Rimini, «vale 150 milioni di pay back. Senza contare poi i tagli tecnici, quelli mascherati. Dietro per esempio a una revisione del prontuario fatta in chiave economica e non, come dovrebbe, su base scientifica».

Il punto è semplice: «Neanche un anno fa abbiamo avuto un incontro con il Governo, in cui ci è stata promessa stabilità. Noi i risultati li abbiamo portati, anche prima della fine dell’anno: abbiamo investito, abbiamo assunto, anche prima del jobs act, tanto che siamo stati riconosciuti, dopo quello automobilistico, il settore che ha trainato la crescita del Paese, grazie alla produzione e all’export. Ma il problema come dicevo è sul mercato interno, laddove, per fare un esempio, il ripiano della spesa farmaceutica ospedaliera vale già oggi 500-600 milioni l’anno e può pesare sulla singola azienda dai 50 agli 80 milioni».

Per questo, «mi auguro che le regioni ritornino sui propri passi: il Governo ha chiesto di mettere a posto i bilanci, di creare dei risparmi, ma non si può fare sempre pagare alla farmaceutica una parte che alla farmaceutica non spetta. Anche perché questa voce rappresenta a mala pena il 15% della spesa sanitaria mentre subirà, se le ipotesi circolate verranno poi confermate, tagli ben superiori al 30%. È evidente che i conti non tornano. E non sono neanche tagli lineari» ironizza Scaccabarozzi «perché altrimenti sarebbero proporzionali.

E guardi che solo dal taglio del fondo, siamo già penalizzati di 300-350 milioni. Ma attenzione: negli altri mercati un definanziamento significa semplicemente opportunità in meno, nel nostro settore il taglio al fondo si traduce immediatamente in pay back, in cassa. Le regioni devono capire che le industrie non possono più fare il pay back, altrimenti ci possono essere dei danni e significherebbe aver dato delle indicazioni precise a un settore industriale».

Una minaccia? «Una conseguenza. Le Regioni devono scegliere per il bene del paese e dietro a ogni decisione ci sono delle conseguenze: mi auguro che non siano negative, visto che il nostro settore in questo momento di positività al Paese ne ha portata tanta». Si tratta quindi «di andare a vedere dove ci sono gli sprechi reali, che probabilmente sono nell’85% della spesa sanitaria, e non nel 15% della farmaceutica». Ma anche «pensare a sistema di governance diversi».

Francesca Giani – Venerdì, 12 Giugno 2015 – Doctor33

Assobiomedica, Luigi Boggio eletto presidente: norma payback disastrosa per Ssn

«Assobiomedica, Luigi Boggio eletto presidente: norma payback disastrosa per SsnIl sistema sanitario nazionale deve imparare a riconoscere l’innovazione tecnologica come elemento fondamentale per la tutela della salute dei cittadini. La qualità delle prestazioni sanitarie e l’alto valore economico e sociale contenuto nei dispositivi medici va fermamente difeso davanti a chi vuole introdurre norme, come quella del payback, che sarebbero disastrose per il nostro Servizio sanitario nazionale, abbassandone drasticamente il livello di efficienza».

Sono queste le linee guida tracciate dal neoeletto Presidente di Assobiomedica, Luigi Boggio, che sarà per i prossimi due anni alla guida dell’Associazione di Confindustria che rappresenta le imprese produttrici e distributrici di dispositivi medici. «Contrasteremo, dunque, tutte le politiche che vanno verso lo smantellamento della nostra Sanità a discapito della qualità e dell’appropriatezza della prevenzione e delle cure destinate ai cittadini» ha aggiunto Boggio. «È necessario un cambiamento di rotta» continua il presidente di Assobiomedica «che porti a una vera e propria ristrutturazione del sistema sanitario e che ponga fine all’accanimento verso la spesa del 5,1% in dispositivi medici.

Le società scientifiche così come le associazioni dei pazienti hanno imparato a riconoscere e apprezzare il valore e la qualità delle tecnologie mediche, ora è importante che anche le istituzioni centrali e regionali raggiungano questa consapevolezza attraverso la messa a punto di politiche che guardino al futuro, concependo il servizio sanitario e la filiera della salute come asset strategici su cui puntare per rendere la nostra Sanità competitiva e attrattiva. Assobiomedica è pronta a dare il suo contributo come partner tecnologico del sistema salute per trovare con Governo e regioni soluzioni sostenibili e al tempo stesso innovative e all’avanguardia» ha concluso.

Marco Malagutti – Venerdì, 12 Giugno 2015 – Doctor33

Redazione Fedaisf

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