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Tassa sulle auto aziendali. Probabile il rinvio di un anno. Osservazioni

Grande allarme ha destato fra gli ISF l’ipotesi di raddoppio della tassazione dell’auto aziendale utilizzata anche per uso privato.

Tutto questo avviene a prescindere dal reddito del lavoratore, che anzi aumenta come imponibile ma in realtà resterà immutato o diminuirà, cioè il beneficio è ugualmente goduto dai massimi dirigenti delle aziende così come dai dipendenti di più basso livello tra quelli che accedono all’auto aziendale (nelle aziende che hanno forza commerciale molto numerosa la flotta aziendale è molto numerosa ed interessa anche dipendenti coinvolti nelle attività commerciali ma inquadrati a livello medio basso). Ma i venditori non sono l’unica categoria che tendenzialmente ha bisogno di spostarsi molto in auto: ci sono anche, per esempio, tecnici addetti all’assistenza e personale che si occupa di logistica o dà consulenze di varia natura o, appunto, gli ISF.

il governo, dopo le tante proteste, prova a metterci una pezza parametrando la tassa alle emissioni di anidride carbonica, valore che per le vetture già immatricolate è indicato al punto V.7 della carta di circolazione. l’imposizione raddoppierà dal 30 al 60% se l’auto ha emissioni di CO2 fino a 160 g/km (la stessa soglia che un anno fa fu presa a riferimento dall’allora governo M5S-Lega per far scattare l’ecotassa), e in questo gruppo rientra la maggioranza delle auto ai dipendenti; e salirà al 100%, cioè triplicherà, se le emissioni supereranno questa soglia.

Con la legge di bilancio quindi i benefici restano immutati per le auto elettriche ed ibride, ma tra queste ultime sono comprese anche quelle micro e mild, molto poco diverse da quelle a propulsione tradizionale, mentre per le auto “poco inquinanti” l’imponibile a carico del dipendente raddoppia dal 30% al 60% e per le auto più inquinanti arriva al 100% come detto.

Secondo la Relazione Tecnica per circa 43 mila auto la tassa passa dal 30% al 100% e per circa 754 mila passa al 60%. L’esclusione dal raddoppio della trattenuta in busta paga non si applicherà a poco più di 42mila veicoli tra elettrici e ibridi.

La relazione ricorda comunque, che circa il 25% delle auto individuate è escluso dall’aumento perché è in uso a rappresentanti e venditori.

La cosa inquietante è che la nuova disciplina fiscale, ammesso che venga approvata dal parlamento, sarà operativa dall’1 gennaio 2020 e varrà, dunque, anche per i contratti esistenti, e non solo per quelli di nuova sottoscrizione, ma anche questa cosa probabilmente verrà rivista facendola partire dal giugno 2020. Sembra però che al Tesoro si studi di rinviare la tassa di un anno.

Due le osservazioni che ci vengono in mente “a caldo”: 1) I lavoratori si troveranno dal 2020 un reddito superiore non perché avranno in busta paga più denaro, ma solo perché verrà considerata per intero o al 60% l’auto a loro concessa. Il che vuol dire che pagheranno ipso facto più imposta sul reddito. Ma a parità di reddito. Una doppia tassa! Una mossa che colpisce due milioni di lavoratori. A cui il governo dice che sta abbassando il cuneo fiscale: da una parte toglie dall’altra mette. 2) Le imprese che hanno concesso questo beneficio in natura passeranno dei guai. I dipendenti infatti avranno un netto in busta paga più basso e pretenderanno di restituire immediatamente l’auto loro affidata. Meglio avere contanti in busta paga, che un’utilitaria tassata come fosse lavoro. O tornare come era una volta con l’auto personale e il rimborso chilometrico con le tabelle ACI da parte delle aziende per l’uso per lavoro.

È da notare infine che l’uso dell’auto aziendale fa parte di un contratto fra datore di lavoro e dipendente e se i termini contrattuali cambiano il contratto stesso non ha più valore.

Secondo Aniasa “di fronte a tale inasprimento fiscale è preventivabile una riduzione per il primo semestre 2020 di almeno il 10% delle immatricolazioni uso noleggio lungo termine (circa 30 mila unità) con minori entrate per l’Erario e per gli enti Locali pari a 190 milioni di euro, minori entrate che aumenterebbero a 260 milioni considerando l’intero comparto dell’auto aziendale”, e continueranno esponenzialmente ad aumentare man mano che scadranno i contratti. Senza contare le complicazioni indotte dalla tassa ad altre categorie di lavoratori oltre agli addetti alle vendite.

Una genialata!

Comunque continua lo scontro all’interno della maggioranza sulle nuove tasse previste nella Manovra 2020. La situazione rischia di arrivare a un punto di non ritorno, tanto che il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha ipotizzato un rinvio al prossimo anno delle imposte incriminate, ovvero la tassa sulle auto aziendali e quella sulla plastica.

Redazionale 3 novembre 2019

Sotto il testo del DDL di bilancio:

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