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Vercelli. Lo “strano” caso di una Informatrice

Licenziata perché si rifiuta di compiere una atto medico che non le compete

La Repubblica, edizione di Torino del 4 agosto, riporta la denuncia di una  ormai ex dipendente del laboratorio di Vercelli, Onilab, azienda che fino a qualche mese fa era amministrata da Andrea Adessi.

La ex dipendente ha presentato un esposto alla procura di Vercelli in cui denuncia come ad alcune lavoratrici fosse stato chiesto di svolgere in quel laboratorio attività mediche senza averne titolo come per esempio tamponi e i prelievi per i sierologici.

La ex dipendente ha dichiarato: “Sono un’informatrice farmaceutica e per questo sono stata assunta  nell’azienda (Onilab) che si occupa di vendere integratori e dispositivi medici e fa da tramite con un altro laboratorio per le analisi prenatali”, spiega. L’attività degli informatori farmaceutici era stata sospesa nel marzo 2020 con il primo lockdown, “per noi è iniziata la cassa integrazione”, racconta la dipendente. “Dopo tre settimane siamo tornate a lavorare, soltanto che il business  era cambiato. Abbiamo cominciato a fare lo screening per il covid sulla popolazione di interi comuni”.

“C’erano infermieri che si occupavano dei test sierologici, noi dovevamo stare all’accettazione, far compilare i moduli  – racconta la dipendente – In quelle settimane ho avuto paura di ammalarmi, o di infettare i miei cari. Mi cambiavo nel sottoscala del condominio per salire in casa con abiti puliti”. A giugno l’attività degli informatori è ripresa in tutt’Italia e anche l’azienda di Adessi ha ricominciato a frequentare studi medici e ambulatori. “Ho chiesto di poter tornare a fare il mio lavoro, quello per cui ho un contratto, ma i miei appuntamenti sono stati quasi azzerati”.

La svolta a settembre. “Eravamo a Milano in azienda e Adessi mi ha spiegato che voleva insegnarmi a fare i tamponi, i prelievi venosi e i sierologici perché, anche se l’attività degli informatori era ripresa, il lavoro del laboratorio di screening non si è mai interrotto. Io avevo consigliato all’amministratore di lasciar perdere, di non esagerare, ma non mi ha mai ascoltato. Alla sua proposta di farmi lavorare in prima linea per i tamponi e i sierologici mi sono tirata indietro. Lui diceva che lo facevano tutti e anche io avrei dovuto imparare. Ma un conto era fare il lavoro di segretaria, compilando qualche modulo, un altro fingermi un medico o un’infermiera. Mi ha accusato di avere paura e da allora sono stata penalizzata”. Il 23 Novembre dell’anno scorso la dipendente è stata messa di nuovo in cassa integrazione, poi le è stato proposto un contratto demansionato.

Alla fine il 5 luglio le è arrivata una lettera di licenziamento per giusta causa. Sul provvedimento di fine rapporto l’azienda spiega che il licenziamento è avvenuto per giusta causa perché la dipendente,  a maggio, aveva condiviso in un post su Facebook alcuni articoli che raccontavano i guai giudiziari di Adessi. L’azienda ha ritenuto quel post diffamatorio e sufficiente per “far venire meno il rapporto di fiducia tra l’azienda e la lavoratrice”. “Ma io non ho diffamato nessuno”, replica la dipendente.”Sono stata punita per non aver voluto esercitare abusivamente una professione che non è la mia”.

Dura la replica dell’ex amministratore delegato Onilab che definisce false tutte le accuse che gli vengono mosse dall’ex dipendente. “A nessuno dei dipendenti è mai stato chiesto di fare prelievi o tamponi o nessun altra pratica medica – spiega – sono accuse false  e possediamo molti documenti che smentiscono le sue dichiarazioni. Il suo stipendio è stato pagato in ritardo di un giorno per un problema tecnico. A dicembre l’azienda ha chiuso la linea di informazione e ai dipendenti è stato proposto un altro contratto con un’altra mansione. Chi non lo ha accettato è stato licenziato per motivi evidenti, mancava il lavoro”. Adessi non commenta le accuse che lo riguardano nell’ambito dell’inchiesta della procura di Vercelli: “Ho già riferito al gip – dice – ed è una questione di cui parlerò soltanto in tribunale”.

Il precedente

La stessa Repubblica del 14 maggio riferiva che la Procura della Repubblica di Vercelli ha indagato Adessi per esercizio abusivo della professione medica e per aver avviato un centro analisi per i tamponi non autorizzato. Lo hanno scoperto i carabinieri del Nas di Torino che hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti  di Adessi che lo ha costretto a dimettersi dal suo incarico di responsabile della Onilab, il centro diagnostico finito sotto la lente di ingrandimento degli investigatori.

La Stampa riferisce che Adessi è stato interdetto dal Tribunale per un anno dall’esercizio di qualsiasi attività imprenditoriale in ambito sanitario con il contestuale divieto di ricoprire ruoli direttivi.

Dagli accertamenti dei carabinieri del Nas, riporta il Corriere Torino, è emerso che la società Onilab, impegnata nel commercio di prodotti farmaceutici, oltre che eseguire i tamponi sul territorio del Vercellese appoggiandosi ad un istituto diagnostico di Napoli, aveva anche avviato fin dall’inizio della pandemia una propria attività di screening legata al Covid-19 facendo direttamente i tamponi rapidi e molecolari e i prelievi venosi anche per conto di numerosi enti pubblici. Si erano affidati a lui anche alcuni comuni e altre istituzioni.

La Provincia Pavese riferisce che Adessi è stato sottoposto a tre ore di interrogatorio dal GIP di Vercelli, Valeria Rey. Adessi ha ribadito di non essersi mai spacciato per medico – spiega uno dei due avvocati difensori di Adessi, Roberto Cota di Novara

Notizie correlate: Test sierologici, l’ad di Onilab non è un medico: ora la Lega chiede la testa del sindaco Francese

Redazione Fedaisf

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