News

AIFA. Dipendenti precari: 100 mancati rinnovi di contratto

E intanto l’Agenzia del farmaco lascia a casa 100 lavoratori in piena emergenza Covid-19

In piena emergenza, invece di ampliare il proprio organico, l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, non rinnoverà 100 contratti in scadenza. Proprio quando sarebbe stato più necessario, insomma.

fanpage – 14 luglio 2020

Mancano ancora circa 80 dipendenti, che sarebbero fondamentali in una fase di emergenza. Invece, al posto di integrare l’organico, stanno arrivando 100 licenziamenti di fatto. Anche se tecnicamente si tratta di mancati rinnovi. Una mannaia sui lavoratori interinali o con contratti a tempo determinato. Quello che sta accadendo all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), oltre a complicare il lavoro dell’ente, è l’esatto contrario di quanto dice di voler fare il governo: evitare la perdita di posti di lavoro. Una situazione paradossale. Ma che in realtà va avanti da tempo.

Uno degli ultimi tentativi di stabilizzazione è arrivato con il decreto Milleproroghe 2020. Ma la legge si è limitata a protrarre le procedure per il reclutamento di dirigenti amministrativi e ha attivato la pratica per il concorso destinato ai dirigenti biologi sanitari. Mentre ai precari, come denuncia un’interrogazione della deputata del Pd, Debora Serracchiani, è stata recapitata “una nota in cui il Ministero della Salute invita l’agenzia a non proseguire con l’utilizzo di tale tipologia di contratti e a non prorogare quelli in essere (di somministrazione), rimuovendo eventuali atti conseguenti compiuti a valere sullo stesso e invitando la società a portarne a conoscenza i lavoratori interessati”, si legge nell’atto parlamentare. La richiesta è quindi rivolta al ministro della Salute, Roberto Speranza, affinché si attivi per scongiurare i mancati di rinnovi. Innescando un cortocircuito, visto che il governo promette di non voler lasciare nessuno senza lavoro dopo l’emergenza Covid-19.

Dal punto di vista giuridico, l’Aifa è un ente pubblico, che opera in autonomia, ma sotto la direzione del Ministero della Salute e con la vigilanza del Ministero dell’Economia. La mansione principale è il controllo sull’immissione in commercio dei farmaci. La pianta organica autorizzata è di 630 unità, ma il personale di ruolo in servizio si ferma a 552 lavoratori. Tra questi ci sono circa 100 precari, di cui 45 interinali e gli altri con un contratto di collaborazione. Il problema più imminente riguarda gli interinali: la proroga, decisa visto lo stato di emergenza, si ferma al 31 luglio 2020. Gli altri precari invece hanno scadenze a scaglioni: alcuni già alla fine di luglio, quelli “più fortunati” arriveranno al 2022. “In Uffici quali la segreteria tecnica della direzione generale, l’ufficio stampa, l’ufficio registri di monitoraggio, l’area autorizzazione medicinali, l’area pre autorizzazione, il buon andamento, l’efficacia, l’efficienza sono garantiti prevalentemente dal lavoro del personale precario”, riferisce l’interrogazione di Serracchiani, sollecitando Speranza a intervenire. “Molti di questi lavoratori dell’Aifa – spiega Serracchiani a Fanpage – sono assolutamente indispensabili e insostituibili”.

E dire che l’Aifa, diretta oggi da Nicola Magrini, ha svolto un ruolo fondamentale nei giorni più neri dell’emergenza Coronavirus. Il decreto Cura Italia ha assegnato all’agenzia “il compito di valutare tutte le sperimentazioni cliniche sui medicinali per pazienti con Covid-19”. Altra funzione aggiuntiva è quella di fornire informazioni “continuamente aggiornate sui farmaci utilizzati al di fuori delle sperimentazioni cliniche, come quelli commercializzati per altre indicazioni che vengono resi disponibili ai pazienti, pur in assenza di indicazione terapeutica specifica per il Covid-19, sulla base di evidenze scientifiche spesso piuttosto limitate”, riferisce l’agenzia sul proprio sito. Il motivo è chiaro: l’incertezza delle terapie, di fronte a un virus sconosciuto, richiede un puntuale lavoro informativo.

Peraltro, già prima della pandemia, l’Aifa aveva subito un aumento della mole di lavoro. Dal 2016 è stato ampliato il compito di controllo sui farmaci innovativi. A maggio 2018 ha dovuto rafforzare la vigilanza sulle mancate o non corrette trasmissioni dei dati di spesa, relative alle forniture di medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale. Un passaggio necessario dopo la creazione di una banca dati centrale per il monitoraggio delle confezioni dei medicinali all’interno del sistema distributivo. E ancora: dal settembre 2018, con l’istituzione dell’anagrafe sui vaccini, l’organismo deve assicurare, con cadenza annuale, la trasmissione dei dati relativi agli effetti indesiderati dei vaccini. Informazioni che vengono immesse nella rete nazionale di farmacovigilanza.

Il tema del mancato rinnovo è legato all’ipotesi di un sovrannumero di contratti precari all’interno della struttura. Ma, stando a quanto viene riferito da fonti sindacali, il problema non sussisterebbe. Perché sono previste delle deroghe per “particolari necessità di amministrazioni di nuova istituzione” o anche per “l’introduzione di nuove tecnologie che comportino cambiamenti organizzativi o che abbiano effetti sui fabbisogni di personale e sulle professionalità”. Al di là dell’aspetto giuridico, c’è un tema politico: la necessità di salvaguardare il livello occupazionale. E al posto dei licenziamenti, sarebbe necessario un piano di assunzioni, è il mantra bipartisan. Bisogna “adottare iniziative per procedere alla stabilizzazione del personale a tempo determinato, anche con una selezione attraverso la valutazione dei titoli e una sessione speciale di esame”, sostiene la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini, che sta seguendo il caso: anche l’ex ministra ha depositato a Montecitorio un’interrogazione rivolta al ministro della Salute. “La questione dei precari, in alcuni casi da oltre 15 anni, non riesce a trovare soluzione nonostante un decreto del 2015 (Enti locali, ndr) abbia previsto l’ampliamento dell’organico dell’agenzia fino a 630 unità”, ribadisce l’esponente forzista. Emerge, poi, una questione pratica: il pericolo di incidere negativamente sul funzionamento stesso dell’Aifa, per di più in una fase delicata. “La mancata proroga del loro contratto di somministrazione – evidenzia Serracchiani – comprometterebbe seriamente il buon andamento dell’agenzia che, come noto, è, tra le altre cose, impegnata in prima linea nella gestione dell’emergenza da Covid-19”. “L’Aifa – conclude la deputata del Pd – attualmente non solo rispetta pienamente la normativa in materia di utilizzo del lavoro interinale, ma potrebbe assumerne anche un numero maggiore in virtù delle numerose funzioni alla stessa attribuite dalle recenti disposizioni legislative”.

 

Redazione Fedaisf

Promuovere la coesione e l’unione di tutti gli associati per consentire una visione univoca ed omogenea dei problemi professionali inerenti l’attività di informatori scientifici del farmaco.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio
Fedaiisf Federazione delle Associazioni Italiane degli Informatori Scientifici del Farmaco e del Parafarmaco