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Calabria. False prescrizioni, come «il gruppo criminale» truffava il sistema sanitario nazionale sullo Ionio

Il dominus, il dottor S.C., comparirà davanti ai giudici per l’interrogatorio di garanzia martedì prossimo. Il ruolo dei «sodali»

Il dominus, il dottor S.C., comparirà davanti ai giudici per l’interrogatorio di garanzia martedì prossimo. Il ruolo dei «sodali»

Corriere della Calabria – 13 novembre 2022

CORIGLIANO ROSSANO Sarà ascoltato dai giudici per l’interrogatorio di garanzia martedì prossimo, S. C., medico 69enne considerato il dominus dell’inchiesta sulle ricette false messa a segno dai Nas, su richiesta della procura della Repubblica di Castrovillari.

Medico di medicina generale, residente a Corigliano Rossano, nato a Rosarno, dovrà rispondere di truffa ai danni dello stato, associazione a delinquere e falso ideologico.

C. è una delle tre persone finite in carcere nell’ambito dell’inchiesta riportata in un’ordinanza di oltre 1100 pagine in cui vengono descritti, anche con intercettazioni telefoniche ed ambientali, i modus operandi di un sistema truffaldino che ha coinvolto complessivamente diciannove persone in un arco temporale che si estende dal 2019 ai giorni scorsi.

Il sistema

Nell’inchiesta S. C. è considerato «promotore, organizzatore e partecipe».

Il medico, «in qualità di medico di base del Sistema sanitario nazionale promuoveva e coordinava l’attività del gruppo criminale nonché reperiva i mezzi necessari alla realizzazione del programma criminoso».

In particolare, d’intesa «con i sodali C. ed A. [n.d.r.: informatori e funzionario aziendale], stabiliva la tipologia e la quantità di farmaci da porre a fondamento delle false ricette mediche redatte da lui e dalla coniuge, B.». Con «C. ed A., decideva la tipologia e la quantità di farmaci da far ordinare allo farmacie associate» e «si adoperava nel reclutare nuove farmacie da introdurre nel gruppo criminale».

Il medico «riceveva dai farmacisti associati o da C. gli elenchi del farmaci, tra quelli commercializzati della D.P., da porre a fondamento delle false ricette mediche: anche con la fattiva collaborazione della coniuge, compilava le false ricette mediche, poi condivise presso le farmacie associate, intestandole ai suoi ignari pazienti». Ed ancora «consegnava le false ricette mediche ai farmacisti associati oppure ai loro dipendenti, in tal modo consentendo loro di spesarle presso il Ssn ed ottenere, così l’indebito pagamento dei farmaci; si attivava per garantire la tempestiva evasione degli ordini fatti dalle farmacie associate attraverso la D.P.; ritirava nelle farmacie associate oppure riceveva direttamente dai farmacisti associati o dai loro le scatole di
medicinali precedentemente acquistati con le false ricette».

Il dottor C. insieme a C. e A., «smaltiva illecitamente i medicinali oggetto delle false ricette gettandoli nella spazzatura» o in scarpate lungo la strada che conduce a Scala Coeli. E sarebbe stata proprio la denuncia di un movimento civico locale a far partire l’inchiesta.

Secondo gli inquirenti, quindi, lo schema era «consolidato».

«I farmacisti ordinavano esclusivamente le specialità medicinali commercializzate dalla D.P. di C. e A., redigevano una lista degli stessi (la famosa “posta” o “lettera d’amore”) che veniva consegnata in farmacia o nell’abitazione di C. o della moglie B., anche con l’ausilio dei dipendenti, così da permettere al medico (ma talora anche alla moglie o ai farmacisti e dipendenti in autonomia, che accedevano al portale informatico con le credenziali di C.) di effettuare la copertura, a carico del Sistema sanitario nazionale a discapito di ignari pazienti».

«I farmaci ormai defustellati, per non destare sospetti nel caso di eventuali controlli, venivano quindi smaltiti (soprattutto attraverso grandi sacchi neri della spazzatura, dopo che il rinvenimento di alcun farmaci abbandonati aveva destato preoccupazione tra i sodali), a cura di C., A. e C., e a volte in autonomia da parte degli stessi farmacisti. Sempre per non dare nell’occhio, gli associati avevano previsto che i farmaci oggetto delle false ricette venissero “spalmati” nel tempo da parte dei farmacisti, così da rendere meno evidenti le iper-prescrizioni».

Del meccanismo, gli indagati ne hanno «anche apertamente discusso nelle conversazioni intercettate».

Per gli inquirenti «tale era la dedizione alla truffa del medico che questi operava anche su un altro filone particolarmente redditizio, costituito dalla dispensazione per conto del Ssn di farmaci a base di ormone della crescita, rapportandosi con la sola farmacia di D., in primo luogo con i dipendenti T. e V., ma anche con la stessa titolare».

La struttura organizzativa dell’associazione risulta «evidente dalla precisa distribuzione dei compiti in capo ai sodali. Ogni soggetto, a partire dagli informatori scientifici, sino al medico e ai farmacisti, aveva un preciso ruolo, al fine di frodare in maniera stabile e continua il Ssn».

Gli indagati

In carcere sono finiti, come accennato, S. C. (medico di base, promuoveva e coordinava l’attività del gruppo «criminale»), V. C. e E. A. (informatori scientifici, amministratori della D.P.). Applicata inoltre la misura interdittiva del divieto di esercizio della professione di titolare, gestore, collaboratore di farmacia, magazziniere, o qualsiasi attività inerente al settore farmaceutico per un anno agli altri indagati.

N.d.R.: Abbiamo omesso i nominativi delle persone coinvolte nell’inchiesta. Il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e gli indagati devono essere considerati innocenti fino ad eventuale sentenza passata in giudicato.

Redazione Fedaisf

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