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Le liti in famiglia sfaldano il patto che controlla Roche

Il vero nemico del capitalismo europeo? Le liti tra i parenti. Dopo le baruffe in casa L’Oréal, un’altra storica e potente famiglia imprenditoriale del Vecchio Continente si sfalda: la dinastia svizzero-tedesca Oeri-Hoffmann, discendenti della grande casa farmaceutica Roche. Va in pezzi il patto di sindacato che da 60 anni blindava il controllo dell’azienda fondata nel 1896 in Svizzera da Fritz Hoffmann. Col rischio di destabilizzare il colosso industriale e scatenare il risiko su tutto il «big pharma», una delle più potenti industrie mondiali.
Colpa di Maja Oeri [foto a destra], discendente della famiglia Hoffmann-La Roche, titolare di un 5% di azioni della casa farmaceutica, oggi in mano ai numerosi rami in cui la dinastia si è sparpagliata. Amante d’arte, mecenate (l’anno scorso ha donato 50 milioni di franchi al Museo di Basilea tramite la Fondazione Laurenz creata nel 1933 da sua nonna anch’essa finanziatrice di cultura), finanziatrice del MoMa di New York, la signora Oeri ieri ha preso una drastica decisione: uscire dall’accordo che legava tutti i membri della famiglia. Con la non banale conseguenza che gli Oeri-Hoffmann non hanno più la presa sulla maggioranza di Roche (il patto parasociale è sceso al 45 per cento). In un laconico comunicato stampa, la famiglia ha fatto sapere che la miliardaria filantropa ha «deciso di lasciare il patto ed eserciterà i suoi diritti di azionista indipendentemente». Parole scarne e distaccate, ma che nascondono un terremoto per l’assetto della multinazionale che conta 65mila dipendenti e un giro d’affari di oltre 30 miliardi di franchi svizzeri distribuiti in 150 paesi.
Sebbene improbabile che la modifica abbia un impatto immediato sul futuro di Roche, e la famiglia ha rassicurato che la signora Oeri ha mantenuto il suo impegno a lungo termine a garantire gli interessi generali della famiglia, sono chiare le conseguenze della decisione: Roche è da oggi teoricamente scalabile. La complessa struttura del capitale di Roche (oggi il patto include oltre a Maja Oeri, Vera Michalski-Hoffmann, Maja e Andre Hoffmann, Andreas e Catherine Oeri, Sabine Duschmale-Oeri, Joerg e Lukas Duschmale e la fondazione benefica Wolf, che detiene il grosso dei diritti di voto perché la maggior parte del flottante sono azioni prive di diritti) è sempre stata considerata una fattore penalizzante dal mercato, ma quella stessa ragnatela ha messo al riparo la casa farmaceutica da scalate: quando la rivale dietro l’angolo Novartis comprò una quota in Roche nel 2001, la famiglia si oppose e bloccò un tentativo di fusione. Ora però, forte di un 33%, Novartis riapre i giochi per il controllo della casa farmaceutica, persa la granitica maggioranza della famiglia. Dove non arrivano i raid finanziari e le scalate, arrivano le liti familiari. Quando si dice parenti serpenti.

Simone Filippetti – 25 marzo 2011 – Il Sole 24 Ore – Finanza e Mercati 

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