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Ammortizzatori e crisi, accordo tra sindacati e Confindustria

Il contributo di mobilità (lo 0,30%) cesserà definitivamente a decorrere dal 2017. Confindustria e sindacati propongono di coinvolgere i fondi interprofessionali, per consentirgli di poter ricevere e accantonare comunque questo contributo e destinarlo, tra l’altro, alla formazione o all’integrazione dell’assegno di ricollocazione o della Naspi.

Il 1 settembre, dopo un incontro di oltre quattro ore nella sede di Confindustria, i sindacati e l’associazione degli imprenditori, hanno raggiunto un importante accordo per un modello innovativo di gestione delle crisi e delle ristrutturazioni aziendali, che mette al centro la ricollocazione dei lavoratori assegnando alle parti sociali, attraverso la contrattazione, un ruolo attivo e di grande responsabilità.

Il documento è stato siglato dai leader sindacali Camusso Cgil, Furlan Cisl e Barbagallo Uil e dal leader di Confindustria Boccia. Il documento sarà inviato al Governo e le parti sociali confidano che tali proposte siano condivise, auspicandone  la piena attuazione, in quanto nell’attuale contesto economico e produttivo, sembrano le più utili a dare risposte adeguate ad imprese e lavoratori.

L’accordo tra le parti sociali sugli ammortizzatori sociali era necessario in quanto le attuali decine di migliaia di lavoratori colpiti da crisi o ristrutturazioni aziendali rischiavano da gennaio 2017 di trovarsi senza una rete di protezione, infatti da tale data saranno abolite la Cassa Integrazione in Deroga e l’indennità di mobilità.

Tale accordo introduce innovazioni non di poco conto per il nostro paese, in termini di ammortizzatori sociali, individuando specifiche soluzioni in contesti differenti, un primo contesto riguarda le imprese interessate dalla Cassa Integrazione Straordinaria, laddove siano previsti esuberi, si propone la condivisione di un piano operativo per favorire la formazione e la ricollocazione dei lavoratori, già durante il periodo di cassa integrazione, le risorse risulterebbero dai fondi interprofessionali già finanziati tramite la contrattazione dalle imprese, è questo outplacement (termine coniato negli Usa per ricollocare il personale Nasa in esubero alla fine degli anni ’60 al termine delle missioni Apollo), un secondo contesto riguarda le imprese che operano in aree di crisi industriale complessa e non complessa, laddove ci siano possibilità di rilancio, si propongono anche dei correttivi alla disciplina degli ammortizzatori sociali.

Dal punto di vista politico sindacale tale accordo segna anche la ripartenza del confronto tra sindacati e Confindustria, dopo l’incontro senza esito di fine luglio sulla riforma della contrattazione, così che sullo sfondo resta la delicata partita dei contratti, che però non hanno la stessa urgenza degli ammortizzatori sociali che scadono.

Ma sui contratti c’è il pressing del Governo affinché sindacati e Confindustria definiscano in fretta anche questa partita, pena l’intervento diretto dell’esecutivo nelle discussioni, e sembra che l’esecutivo sia propenso a dare maggiore spazio alla contrattazione aziendale a scapito della contrattazione nazionale. Riusciranno Cgil, Cisl e Uil e Confindustria a stabilire nuove regole contrattuali con il contratto nazionale dei metalmeccanici magari ancora aperto e senza l’intervento del Governo? Però se ci riuscissero chiuderebbero rapidamente anche i metalmeccanici.

In questo contesto vanno segnalati gli accordi che Cgil, Cisl e Uil hanno raggiunto a metà luglio con la Confindustria sulla detassazione dei salari aziendali legati alla produttività e a fine luglio per delle nuove regole su un nuovo modello contrattuale con la Confapi nelle piccole e medie imprese industriali.

(Edgardo Farolfi – Pubblicata il 5 settembre 2016 – leggilanotizia)

Accordo tra Cgil Cisl Uil e Confindustria: “Proposte per le Politiche del Lavoro”

( 1 settembre 2016 – Conquiste del lavoro)

Notizie correlate: L’ennesimo accordo CGIL CISL UIL e Confindustria contro i lavoratori

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