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Farmaci innovativi, troppi segreti dietro i prezzi stellari

Le nuove cure costano decine di migliaia di euro. Ma i cittadini non possono sapere quanto le tasse vadano alla ricerca e quanto a marketing e manager.

16/06/2015 – I Diavoli – LINKIESTA

i diavoli, guido breraSiamo entrati in una nuova era nell’ambito delle cure. Sono queste le parole che il ministro alla salute Beatrice Lorenzin, ha usato per descrivere il fenomeno dell’ingresso in commercio dei cosiddetti farmaci innovativi. Si tratta di molecole da usarsi soprattutto in ambito oncologico e per l’eradicazione del virus dell’Epatite C nonché per la cura della Fibrosi cistica. Si tratta di medicinali che possono migliorare, allungare o addirittura salvare, la vita di molti pazienti.

Ovviamente come in tutte le cose, c’è il rovescio della medaglia. I costi delle cure che si avvalgono di questi farmaci raggiungo spesso cifre al limite della sostenibilità, anzi, dati alla mano, è possibile dire che se venissero utilizzati per tutti i potenziali pazienti si metterebbero a serio rischio i conti della sanità pubblica.

Questi alcuni prezzi per far comprendere il fenomeno:

– Kalydeco – Vertex  (Fibrosi cistica): 237.601,06* €

– Torisel – Pfizer (Oncologia): 52.000 €;

– Sovaldi – Gilead (eradicazione Epatite C): 37.000 €?

– Viekarix-Exviera – AbbVie (eradicazione Epatite C): 27.000 €?

– Daklinza – Bristol-Myers Squibb (eradicazione Epatite C)

– Olysio  – Janssen (eradicazione Epatite C): 30.000 €?

– Harvoni – Gilead (eradicazione Epatite C): 50.000 €?

* prezzo per la fornitura della specialità Kalydeco per 12 mesi. Deliberazione N. 168 Estar Toscana

Il fatto che nella lista siano indicati gran parte dei farmaci per combattere il virus dell’Epatite C non è un caso. Se si considera che i soggetti affetti dal virus HCV sono circa 435.000, ma che quasi certamente sono almeno altrettanti quelli che non sanno di averlo contratto, è facile intuire la portata del fenomeno. Parliamo di cifre a 10 zeri!

Ma perché questi farmaci sono così cari? Prendiamo ad esempio il Sovaldi. La Gilead nel 2012 ha acquisito per 11,2 miliardi di euro da Pharmasset, l’azienda che ha sviluppato la molecola, ma dai prospetti finanziari della stessa risultano che i costi di ricerca e sviluppo sostenuti negli anni in cui il Sovaldi è stato sviluppato ammontano a 176,7 milioni di dollari, di cui poco più di 62 inerenti il super-farmaco.


Silvio Garattini direttore dell’istituto Mario Negri: «Il costo della ricerca, anche se molto enfatizzato, rappresenta solo circa il 9% del fatturato industriale; mentre ciò che incide notevolmente sul prezzo dei farmaci sono la promozione e la pubblicità»

Una delle persone più autorevoli in Italia in ambito farmacologico, Silvio Garattini direttore dell’istituto di ricerche Mario Negri di Milano, ha recentemente dichiarato che «Il costo della ricerca, anche se molto enfatizzato, rappresenta solo circa il 9% del fatturato industriale; mentre ciò che incide notevolmente sul prezzo dei farmaci sono la promozione e la pubblicità».

Per completezza di informazione riportiamo anche la dichiarazione del presidente di Farmaindustria Massimo Scaccabarozzi che ha dichiarato che: «oggi per un nuovo farmaco servono oltre 2 miliardi di investimenti, 10 anni per svilupparlo e si sfrutta il brevetto solo per gli 8-9 anni successivi, mentre solo una molecola su 10 mila arriva al mercato». E a proposito di autorizzazione all’immissione in commercio, c’è da sottolineare che i contratti firmati dall’Aifa con le case farmaceutiche sono tutti soggetti a clausola di riservatezza. In sostanza non si conoscono alcuni “particolari” del contratto come ad esempio il prezzo e/o gli sconti che sono applicabili in base al volume di acquisto o di aderenza terapeutica da parte dei pazienti (questo spiega i punti interrogativi dopo i prezzi sopra riportati).

Perché le case farmaceutiche avanzano la pretesa di riservatezza su questo tipo di contratti? Non è più corretto che i cittadini sappiano dove andranno a finire i soldi delle loro tasse? 

Ma perché le case farmaceutiche avanzano la pretesa di riservatezza su questo tipo di contratti? Non è più corretto che i cittadini sappiano dove andranno a finire i soldi delle loro tasse? Che i cittadini sappiano che parte dei loro soldi vengono utilizzati per pagare gli stipendi milionari di alcuni amministratori delegati? È certamente il caso di Lamberto Andreotti (figlio di Giulio) che secondo i dati della S&P Capital, pubblicati dal Sole 24 Ore, è il manager italiano più pagato all’estero (22 milioni di euro) in quanto presidente esecutivo della Bristol-Meyer Squibb.

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Redazione Fedaisf

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