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Tavolo carenze, avanti tutta contro i grossisti di (e per) convenienza

Roma, 29 novembre – Restare fedeli alla linea. Che è quella del documento condiviso sottoscritto da istituzioni e sigle della filiera del farmaco nello scorso settembre, per ribadire i principi normativi fondamentali che regolamentano il settore, con particolare riguardo agli aspetti della distribuzione, sia all’ingrosso sia al dettaglio, con il fine ultimo di tutelare la salute pubblica e del singolo, garantendo ai cittadini la disponibilità e l’accessibilità al farmaco.

Risultati immagini per grossista farmaciQuesto, in sintesi, l’esito della seduta del tavolo istituito all’Aifa per contrastare le distorsioni distributive di quel bene esistenziale che si chiama farmaco, con tutti i partecipanti  – ministero della Salute, Aifa, Nas e regioni Lazio, Veneto e Lombardia per la parte istituzionale; Federfarma, Assofarm, Adf, Federfarma Servizi e Assoram per la filiera – sempre più decisi a impedire che il settore della distribuzione dei medicinali (attività individuata come “servizio pubblico”) possa essere il terreno di caccia per “grossisti di convenienza” (o per convenienza, se si preferisce), che con la loro attività rischiano di pregiudicare equilibri e funzionamento di un settore di diretto rilievo per la salute della collettività nazionale.

La fedeltà alla linea, ieri, si è anche concretizzata nella decisione di costituire un gruppo di lavoro interno al tavolo con il compito specifico di definire i requisiti e gli standard strutturali, organizzativi e operativi che costituiranno la griglia di valutazione di Nas e Regioni nella loro attività di valutazione degli operatori della distribuzione farmaceutica. L’obiettivo è chiaro: impedire che possano operare soggetti che stanno sotto la soglia degli standard individuati in materia di superficie del magazzino, numero delle referenze disponibili, dotazione di personale eccetera, e ciò a garanzia di una corretta “fisiologia” del settore distributivo che prevenga l’insorgenza di fenomeni come le carenze di farmaci.

Nella seduta di ieri, però, c’era anche il classico convitato di pietra, ovvero l’Associazione dei farmacisti grossisti.  Nonostante le pronunce negative già incassate a febbraio, quando il Tar Lazio respinse un loro ricorso e quindi a fine marzo, quando a pronunciarsi con due ordinanze (la n. 255/2016 e la n. 256/2016)  fu la sezione distaccata di Catania del Tar Sicilia, respingendo due distinti ricorsi con i quali veniva chiesto l’annullamento della diffida dell’Asl provinciale di Messina a “vendere medicinali acquistati con il codice della farmacia a distributori all’ingrosso o ad altre farmacie” e anche del parere espresso sulla materia dal ministero della Salute nell’ottobre 2015, in risposta a un quesito della Regione Lombardia, che di quella diffida era la scaturigine, l’Associazione nazionale dei farmacisti grossisti sembra non voler demordere.  Questa volta, però, cambia bersaglio: nel mirino finisce proprio il protocollo condiviso istituzioni-filiera firmato in sede Aifa all’inizio di settembre, impugnato davanti al Tar con un ricorso contro ministero della Salute, Aifa, Lazio e Lombardia.

Si tratterebbe, ad avviso dei farmacisti grossisti, di un documento basato su una  “incompleta e fuorviante interpretazione della normativa vigente”, che distorce il quadro normativo a danno dei soli “farmacisti autorizzati alla distribuzione all’ingrosso”,

La chiave della (presunta) lesività dell’accordo risiederebbe per i ricorrenti nell’asserita necessità di mantenere distinte le figure del farmacista dettagliante e del farmacista grossista, individuata facendo riferimento a fattispecie burocratiche che però, secondo i farmacisti grossisti, la legge di riferimento (il decreto legislativo 219/2006) non pone in nessun caso “come precondizione per ottenere l’autorizzazione alla distribuzione all’ingrosso”,  consentendo anzi  “a un unico soggetto giuridico, individuato tramite un’unica partita Iva, di svolgere due attività, farmacista dettagliante e grossista“, a condizione che sia provvisto della necessaria autorizzazione e in possesso dei requisiti organizzativi, gestionali e amministrativi.
Ministero e Aifa dovranno ora decidere se convenire in giudizio (lo faranno probabilmente nei prossimi giorni) e analoga scelta potrebbero compiere le sigle della filiera, intervenendo ad adiuvandum.

RIFday novembre 29, 2016

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Redazione Fedaisf

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